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 2009  dicembre 13 Domenica calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 13 DICEMBRE 2009

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 13 DICEMBRE 2009 - La crisi internazionale sta entrando in una nuova fase. ”Dopo la crisi dei mutui facili americani (i subprime), la caduta del mercato immobiliare, soprattutto in America, e il tonfo delle Borse mondiali, ora gli investitori temono di scoprire un nuovo lato oscuro della crisi: la bolla di bond e titoli di Stato. Cioè quei prodotti finanziari che finora venivano considerati un porto sicuro per i risparmiatori che vogliono dormire sonni tranquilli” [1]. La nuova crisi viene dai conti pubblici. ”Secondo le stime dell’Fmi, il debito pubblico nei Paesi del G20 salirà nel 2009 al 76,1% del Pil per poi passare all’82,1% nel 2010, fino a toccare l’86,6% nel 2014. Nel 2007, prima della crisi, il debito dei Paesi del G20 risultava pari al 62,4%” [2]. Uno dei primi ad accorgersene è stato il governatore di Banca d’Italia, Mario Draghi che ha lanciato l’allarme: «Nei prossimi 5 anni verranno a scadenza una quantità immensa di titoli, cominciando da 4mila miliardi di obbligazioni non-investment grade, di bassa qualità. E poi c’è tutto il rischio sovrano, il debito degli Stati, cresciuto con le misure anti-crisi»” [1]. Prima c’è stato il caso Dubai. A fine novembre l’emirato ha chiesto alle banche di congelare per sei mesi il debito delle sue controllate, 57 miliardi di dollari. Adesso sta rinegoziando con le banche i 26 miliardi di dollari di debito di Dubai World. ”Le trattative marciano al rallentatore. Anzi. Secondo molti osservatori, altre controllate dell’ emirato potrebbero a breve chiedere una moratoria sul pagamento degli interessi, aggravando la situazione finanziaria del paese” [3]. Quindi è toccato alla Grecia. ”L’allarme Grecia era scattato lunedì, con la decisione di S&P e Moody’s di mettere sotto osservazione con implicazione negative il rating del Paese. Poi è deflagrato con il declassamento da parte di Fitch, che ha portato il rating sovrano da «A-» a «BBB+», con un outlook negativo” [4]. ”Fitch ha spiegato che il downgrade è stato deciso a causa delle preoccupazioni sulle prospettive a medio termine delle finanze pubbliche, considerata la scarsa credibilità delle istituzioni finanziarie e della classe politica. Per l’anno prossimo il rapporto deficit/pil è previsto al 12,7%, mentre il debito pubblico ammonterebbe al 125% del pil” [5]. ’ la prima volta da dieci anni che il debito sovrano greco scende sotto il grado A e ora è al livello più basso di tutti i Paesi di Eurolandia” [5]. Non solo: ”Non era mai successo che il giudizio sul debito di una nazione dell’area dell’euro scivolasse sotto il livello A, quello che garantisce una buona affidabilità [6]. ”Secondo Peter Vanden Houte, capo economista per Eurolandia di Ing, il downgrade di Fitch ha risvegliato i timori che «un eventuale default all’interno dell’Unione monetaria è possibile»” [5]. Atene ha un problema di credibilità. ”Se c’è un vizio che l’ Europa e i mercati fanno fatica a perdonare è quello di truccare i numeri, e la Grecia, purtroppo, questo vizio ce l’ha. Lo si scopre dopo ogni elezione, è accaduto nel 2004 ed è accaduto di nuovo, clamorosamente, l’ ottobre scorso.” [7]. Quando si è insediato il nuovo governo, guidato dal socialista George Papandreou, ”è affiorata una sostanziale bugia: il rapporto tra deficit e Pil non era del 3,9%, come era stato comunicato a Bruxelles. Le stime reali sono invece devastanti e moltiplicano l’indice per oltre tre volte: 12,9%” [8]. La crisi greca ha un peso relativo. ”Il debito pubblico di cui si parla è comunque di circa 240 miliardi di euro, una cifra vicina a quanto l’Italia dovrà raccogliere (tra debito vecchio da rifinanziare e debito nuovo) nel solo 2010” [7]. I mercati, però, hanno sofferto. ”Tutte negative le Borse (-1,43% Parigi, -1,62% Londra, -1,69% Piazza Affari, -1,66% Francoforte)” [9]. ”La Borsa di Atene ha perso il 6% martedì, e quasi il 4% mercoledì. ”Sotto pressione anche i «credit default swaps», col quinquennale salito da 208 a 226,8 punti base, mentre il differenziale tra i rendimenti sui titoli decennali e il Bund tedesco ha toccato i massimi degli ultimi nove mesi, 225 punti base, per assestarsi su 250. Contro i 138 punti di un mese fa” [4]. L’Europa rassicura, ma è preoccupata. ”Atene «non rischia la bancarotta» ha assicurato ieri il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ribadendo il concetto che il giorno prima aveva espresso il collega della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet. Se l’economia pubblica greca fosse davvero sul punto di esplodere, l’Unione europea «non ha una clausola di salvataggio» ha chiarito Anders Borg, lo svedese che presiede il consiglio dei ministri delle Finanze dell’Ue. Eppure, nell’area dell’euro, «le difficoltà di uno Stato membro è una questione che riguarda tutti» ha detto Joaquìn Almunia”.[10]. Il governo Papandreou ha promesso che la Grecia si rimetterà in piedi. Il premier ha assicurato che ”«il governo è pronto a fare tutto il necessario per riacquistare credibilità». E cioè, «porre sotto controllo l’enorme deficit, consolidare le finanze pubbliche e promuovere lo sviluppo»” [4]. ”Papandreu è un pragmatico, gode di una solida maggioranza parlamentare, e quindi può correre rischi di impopolarità per far uscire la Grecia dal reparto di «cure intensive». Vuole intervenire su quattro settori: lotta all’evasione, risparmi nell’ amministrazione, sistema pensionistico, e incentivi per il lavoro dei giovani” [8]. ’Ma al popolo degli obbligazionisti fanno paura sia le parole del premier Papandreu («la crisi finanziaria minaccia la sovranità nazionale) sia quelle dell’agenzia di rating Fitch: «per la Grecia rimane il rischio di un default del debito pubblico, anche se agisce la Banca centrale europea»” [1]. Il fatto è che la Grecia appare particolarmente fragile. ”Da un lato non sembra ci sia nel paese la consapevolezza della gravità della situazione, dall’altro, vi è la paura che Atene non riesca ad attirare capitali stranieri nelle aste di obbligazioni”. [11] Entro un anno i greci dovranno riuscire a a riavere il giudizio A sui loro conti. ”A un certo punto le obbligazioni greche potrebbero essere escluse dalla operazioni di rifinanziamento, tenuto conto che prima della crisi il limite per partecipare ai pronti contro termine era appunto A- e che l’accettazione in via eccezionale dei titoli BBB è prevista solo fino a fine 2010” [11]. Per le banche greche, ricorrere ai prestiti della Bce diventerebbe difficilissimo.. Comunque Atene non è sola, perché, ancora sui conti, martedì è stata colpita Madrid. ”Standard & Poor’s, pur confermando il rating sovrano di «AA+», ha rivisto l’outlook del Paese iberico da stabile a negativo, alla luce del «pronunciato e persistente deterioramento» delle finanze pubbliche e di un «più lungo periodo di crisi economica rispetto a quello previsto»” [4]. La Borsa di Madrid ha perso il 2,3%.”I Cds sul debito del Paese hanno toccato i massimi da giugno salendo di 5 punti base a 94 punti e il rendimento sui titoli di Stato a dieci anni è aumentato di 8 punti al 3,81%” [4]. La Spagna però si sente tranquilla. ”Il premier Josè Luis Zapatero si è detto sorpreso del declassamento, che non condivide, e fonti governative si sono affrettate a gettare acqua sul fuoco: «Per la Spagna non c’è motivo di preoccupazione»” [4]. ”La Spagna tra l’ altro non è in cima alle preoccupazioni dei mercati. Madrid non godrà ottima salute – ammettono gli analisti – ma ha già messo a punto un piano d’ austerity molto serio che ha ottenuto l’ ok di Bruxelles” [3]. Ci sono anche altri potenziali focolai di crisi in Europa. ”Sui conti pubblici si dovranno dare da fare in molti, a cominciare dall’Italia che quanto a debito è meno sola ma sempre ai primi posti” [7]. Il mercato dei bond di Irlanda, Spagna e Portogallo è finito sotto pressione, questa settimana, perché queste economie sono considerate particolarmente vulnerabili dagli investitori. Quello italiano, che in passato è stato il punto debole della zona euro, è rimasto stabile, perché gli indicatori economici del paese stanno migliorando [12]. L’ Irlanda è sotto osservazione e dal 2011 al 2014 dovrà correggere i conti del 2 per cento l’ anno. ”Ritenuta un anno fa il tallone d’ Achille d’ Europa, l’Irlanda ha approvato un budget pesantissimo che prevede tagli per 4 miliardi di euro. Come richiesto dalla Ue. l’ ultimo tassello che mancava al risanamento delle finanze nazionali e, se non ci saranno sorprese politiche, Dublino, sussurrano incrociando le dita gli operatori, può considerarsi quasi fuori pericolo [14]. Fuori dalla zona euro i problemi non si contano. C’è l’ Ucraina, ”le cui riserve valutarie coprono il debito estero a breve ma non il fabbisogno, e alla quale il Fondo Monetario ha bloccato la seconda tranche del suo prestito perché il governo invece di mantenere gli impegni ha aumentato la spesa pubblica in vista delle elezioni. […] Meritano attenzione la Bulgaria che ha un forte deficit delle partite correnti e la Romania (che pure è assistita dall’ Fmi) a causa dell’ incertezza politica. Preoccupano il Kazakistan, che ha seri problemi con il suo sistema bancario, e, volando di là dall’Atlantico, l’ Argentina, un classico verrebbe da dire tra i paesi esposti ai venti delle crisi” [15]. ’I paesi baltici sono sotto osservazione, tutti e tre con outlook negativo da parte di Moody´s, e quello che preoccupa di più è la Lettonia” [13]. – La Lettonia è l’unico stato baltico ad avere chiesto aiuto al Fmi, ma la Lituania ha ammesso che potrebbe avere bisogno di aiuto anche lei [14]. In Italia c’è la questione San Marino, che sta crollando a colpi di scudo fiscale. ”Secondo Gabriele Gatti, segretario di Stato alle Finanze, i capitali rientrati in Italia grazie allo scudo sono già 2 miliardi e 50 milioni di euro. Tanti, considerato che le dodici banche del Titano hanno in tutto una raccolta di 13 miliardi di euro”. E così ”tra il buco potenziale della Cassa di Risparmio e soprattutto l’ emorragia di capitali causata dallo scudo fiscale italiano, c’ è stato un momento, proprio in quei giorni, in cui la piccola Repubblica del Titano è stata davvero vicinissima al default” [15]. Negli Usa, 10 Stati rischiano la bancarotta, ha scritto il think tank Pew Center on the States. Oltre la California ci sono ”Stati, da una costa all’altra, che rappresentano un terzo dell’intera economia americana e dove vive un terzo della popolazione: dalla Florida all’Illinois patria di Obama, dal Rhode Island all’Arizona, dal Michigan al Nevada, dall’Oregon al Wisconsin fino al New Jersey” [27]. Per tutti, ovunque, il rischio è che il costo del denaro, oggi bassissimo, si impenni, facendo impazzire il debito. ”Il maggior rischio per la ripresa globale è la probabile prospettiva che i tassi di interesse tornino a salire prima che i bilanci delle banche siano stati messi a posto, ha avvertito martedì Mario Draghi, presidente del Financial Stability Board, che ha aggiunto: «Stiamo vedendo materializzarsi i rischi per i conti pubblici» [22]. [1] Luca Fornovo, La stampa 10/12/2009 [2] Marco Girardo, Avvenire, 26/11/2009 [3] Ettore Livini, la Repubblica 10/12/ 2009 [4] Fabio Pozzo, La stampa 10/12/2009 [5] Marcello Bussi, Milano Finanza 09/12/2009 [6] Pietro Saccò, Avvenire, 9/12/ 2009 [7] Marco Panara, Repubblica-Affari e Finanza, 07/12/2009 [8] Antonio Ferrari, Corriere della Sera 10/12/ 2009 [9] Vittoria Puledda, La Repubblica, 9/12/2009 [10] Pietro Saccò, Avvenire, 10/12/ 20090 [11] Vittorio Da Rold, Il Sole-24 Ore 8/12/20091 [12] David Oakley, Financial Times, 10/12/2009 [13] Marco Panara, La Repubblica, stampa 10/12/2009 [14] Riccardo Sorrentino, Il sole 24 ore 17/06/2009 [15] Maximilian Cellino, Plus 24 - Il Sole 24 Ore 28/11/2009 [16 ] Marco Valsania, Il Sole-24 Ore 20/11/2009 [17] Natasha Brereton, Wall Street Journal, 9/12/ 2009