Massimo Gramellini, La Stampa, 12/12/2009, 12 dicembre 2009
Va bene che il Risorgimento è ridotto a una sputacchiera e manca poco che i padri della Patria vengano incriminati per attività terroristiche, avendo osato unire un Paese che nei suoi sbriciolamenti da curva e da cortile continua a sguazzarci benissimo
Va bene che il Risorgimento è ridotto a una sputacchiera e manca poco che i padri della Patria vengano incriminati per attività terroristiche, avendo osato unire un Paese che nei suoi sbriciolamenti da curva e da cortile continua a sguazzarci benissimo. Ma la rimozione di Cavour è un gesto allucinante: come se gli Usa si dimenticassero di George Washington. Dell’unico statista di livello mondiale che l’Italia abbia mai avuto ricorrerà a breve (10 agosto 2010) il bicentenario della nascita. Ebbene, nessuno - né al ministero dei Beni Culturali né altrove - lo ha ritenuto un evento degno di commemorazione. Queste ricorrenze sono pure convenzioni, si sa. Ma servono da pretesto per allenare la memoria dei contemporanei e renderli un po’ meno simili a delle zucche vuote e manipolabili a piacere. Uno impara a conoscere il liberalismo di Cavour e magari fa dei confronti, assumendo un vaccino di intelligenza che lo renderà immune dal virus populista d’oggidì. Invece niente. Fra i 114 comitati nazionali che il ministero ha istituito negli ultimi anni, come denuncia su «Libero» lo storico Francesco Perfetti, ha trovato spazio (e soldi) la Beata Angela da Foligno, evviva, ma non il fondatore dello Stato italiano. Siamo appesi alla buona volontà del liceo Cavour di Torino, che in primavera organizzerà un convegno. Giorgio Dell’Arti, biografo del Conte, auspica che l’iniziativa si estenda a tutte le scuole italiane che ne portano il nome. Se poi aderissero anche gli allievi dei licei Mazzini e Garibaldi, avremmo finalmente unito l’Italia con 150 anni di ritardo.