Guglielmo Buccheri, La stampa 11/12/2009, 11 dicembre 2009
La fabbrica dei nuovi Balotelli- La forza dei giovani. E’ quella che Mario Balotelli ha scaricato alle spalle dei guantoni di Ryzhikov, portiere russo del Rubin Kazan, spettatore incolpevole sulla saetta di SuperMario
La fabbrica dei nuovi Balotelli- La forza dei giovani. E’ quella che Mario Balotelli ha scaricato alle spalle dei guantoni di Ryzhikov, portiere russo del Rubin Kazan, spettatore incolpevole sulla saetta di SuperMario. Balotelli salta di gioia, l’Inter sbarca agli ottavi di Champions League, l’Italia comincia un nuovo pressing su Lippi: perché non portare il nerazzurro ai Mondiali è l’interrogativo del giorno. Se al rompicapo Nazionale non c’è risposta, i colpi vincenti di Balotelli hanno l’immediato effetto di accendere i riflettori sull’incubatrice dei campioni. Come si costruiscono i giocatori di domani senza ricorrere al calciomercato? La forza dei giovani è quella dei vivai. L’equazione appare tanto banale quanto efficace perché se fra prima squadra e mondo giovanile non c’è contatto, i conti tornano sballati. Così, alle cronache ecco spuntare il modello-Sampdoria (campione d’Italia 2008) o quello Palermo (tricolore la scorsa primavera), realtà che a livello giovanile vanno in fuga dal gruppo delle sempre nobili (Juve, Inter e Roma) o delle grandi decadute (Toro). Investimenti più strategie: la ricetta vincente. Soldi, ma non da capogiro perché la Sampdoria e il Palermo hanno brindato al primo loro scudetto spendendo rispettivamente 2 milioni di euro e 1,5 (dal bilancio granata emerge il dato di 3,6 mln spesi nel 2008 senza niente in bacheca). A Genova, i ragazzi doriani hanno sparigliato i giochi centrando per due stagioni la finale Primavera, un ko e un trionfo. «Nel 2002 siamo partiti praticamente da zero, ma con le idee chiare. Chi pensa - così Marotta, ad blucerchiato - che per far giocare gli Allievi, i Giovanissimi o la Primavera non occorrano le giuste risorse umane, è fuori strada: la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di affidarci ad un professore dell’esperienza del dottor Sassi che aveva lavorato al Valencia e al Chelsea. Poi, occorrono le strutture, le conoscenze e la voglia di credere nei più giovani». Foresteria, scuola, studi, mezzi di trasporto, campi: alla Sampdoria ogni virgola è al suo posto. «Ma può non bastare. Per questo bisogna giocare d’anticipo e capire a chi e quando proporre un accordo che tuteli la società. Altrimenti, una volta compiuti i 16 anni, se un ragazzo cede alle lusinghe straniere non puoi farci niente». I regolamenti sono impietosi: se un club bussa alla porta, con un leggero indennizzo ti porta via il piccolo fuoriserie offrendogli soldi e futuro. «La nostra politica - spiega Marotta - è semplice. Quando lo riteniamo opportuno facciamo firmare al ragazzo di 16 o 17 anni un contratto da professionista. Le cifre? Circa 300 o 400 mila euro lordi per i più bravi, un milione e mezzo complessivi. E’ l’unico modo per evitare il trasferimento in attesa che Platini trovi le misure per fermare il fenomeno. Da noi si sono formati giovani come Fiorillo, Marilungo, Mustacchio. Abbiamo preso Poli per 700 mila euro dal Treviso tre anni fa: Andrea ha giocato con la Primavera, è andato in prestito al Sassuolo ed ora è nell’Under 21 e titolare in prima squadra. Quanto vale? Almeno 10 milioni di euro». La Sampdoria guarda al vivaio e si luccica gli occhi. Il Palermo guarda alla «sua» Primavera e applaude ai ragazzi più bravi d’Italia. «Il timore che ce li portino via? Esiste, ma - spiega Lorenzo Farris, segretario del settore giovanile - esiste anche il forte senso di appartenenza di un gruppo di giovani calciatori attaccati alle proprie radici e protetti dalla società: per resistere agli assalti che arrivano dall’estero devi farli sentire importanti, offrirgli protezione, coccolarli. Noi abbiamo due tutor che li seguono 24 ore su 24, una foresteria, le scuole, i pulmini che li accompagnano dove serve. Sono quasi tutti ragazzi palermitani, nessuno ha mai mostrato segni di insofferenza...». L’Italia dei nuovi, possibili, Balotelli nasce dai maestri di calcio che insegnano pallone e vita. Qualcuno ha fatto le valigie. Fabio Borini dal Bologna è al Chelsea di Ancelotti e, mercoledì, ha debuttato in Champions League. «Qua, se va male, avrò almeno imparato le lingue», sorride. Kiko Macheda è il cocco di sir Alex Ferguson e la Lazio è un ricordo, Vito Mannone difende i pali dell’Arsenal. Ma l’organizzazione dei vivai e l’umanità di chi ci lavora spesso fermano l’emorragia.