Francesco Battistini, Corriere della sera 11/12/2009, 11 dicembre 2009
L’Egitto costruisce un muro d’acciaio per isolare Gaza- GERUSALEMME – Più duro d’un muro
L’Egitto costruisce un muro d’acciaio per isolare Gaza- GERUSALEMME – Più duro d’un muro. Più profondo d’un tunnel. Più invisibile d’un contrabbandiere. Gli egiziani lo starebbero costruendo da diciassette giorni. In segreto. «Di giorno scavano, di notte piazzano le putrelle». Un gigantesco scudo d’acciaio rinforzato, a prova di bombe e di fiamma. Impenetrabile. Che chiuderà il confine di Rafah per 9-10 km. E arriverà fino a 30 metri sottoterra. E servirà a bloccare le armi che passano per centinaia di tunnel. E chiuderà Gaza per sempre, e dappertutto. Il governo del Cairo avrebbe dato l’ok nei mesi scorsi, gli americani non avrebbero detto no, gl’ israeliani avrebbero detto che era ora. Chi abita sull’orlo della Striscia, chiede l’anonimato e conferma: «Sono venuti operai, camion, ruspe. Quattro chilometri li hanno già completati. Tengono tutto nascosto, per paura di reazioni. Ma scavano molto. E coprono dove lavorano». Muro contro muro. Se scatenò l’indignazione internazionale quello che Sharon costruì in pochi mesi, per bloccare i kamikaze dalla West Bank, provoca solo un imbarazzato silenzio questo che Mubarak starebbe montando di notte, per sigillare Gaza. A rivelare il progetto è stato mercoledì un quotidiano israeliano, Haaretz . A riprendere la notizia è stata ieri la Bbc. Obbligando il governo egiziano a una smentita breve, attraverso il sito del giornale Al-Shorouk: «Per fermare il contrabbando, l’Egitto sta conducendo un’azione seria ed efficace, senza ricorrere ad alcun muro». E poiché quest’ azione viene svolta da mesi assieme agli americani – dopo che alla Conferenza di Sharm el Sheikh fu Hillary Clinton a garantire l’invio di tecnici e sensori radar – ecco diventare più di un’ipotesi il consenso Usa allo scudo: «Ogni domanda su progetti specifici a Rafah – non nega l’ambasciata americana al Cairo – va rivolta direttamente al governo egiziano». Inutile dire che cosa pensino della faccenda a Gerusalemme: da anni qui si rimprovera a Mubarak di non fare abbastanza per fermare i Qassam iraniani che arrivano via tunnel. E forse non è casuale che, martedì, Netanyahu abbia parlato d’una barriera da tirar su, lui pure, lungo la frontiera tra Israele ed Egitto: in pratica, un prolungamento del muro d’acciaio. Sbarrare i tunnel, strangolare Gaza. «Non posso credere che i nostri fratelli mettano una barriera fra noi», dice un portavoce di Hamas, Yehiye Moussa. Eppure la Striscia sta diventando un problema soprattutto degli egiziani. La guerra d’un anno fa ha ridotto del 90% il lancio dei razzi su Israele e gli altri valichi sono insuperabili: col contagocce, l’esercito israeliano ha concesso in questi giorni di portare dentro 10mila dosi di vaccino per l’influenza A e d’esportare un po’ di fiori dalle serre. Anche le trattative per la liberazione di Gilad Shalit, tornate in altomare, si fanno al Cairo (a proposito: resterà aperto il tunnel Vip, usato per le delegazioni di Hamas?). L’anno scorso, quando a migliaia sfondarono il valico di Rafah e si riversarono in Egitto, non passarono inosservati i modi spicci con cui la polizia di Mubarak li ricacciò indietro: molti Paesi arabi contestarono «il faraone», che non fa nulla per alleviare l’isolamento d’un milione e mezzo di «fratelli» palestinesi. Per i tunnel, ricostruiti dopo la guerra, oggi passano cibo, auto, moto, droga, medicinali, benzina. Perfino vacche e Viagra. Senza i tunnel, Gaza non evade più nemmeno dall’ incubo.