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 2009  dicembre 11 Venerdì calendario

FINIREMO PER RIMPIANGERE LA COCA?


Non l’ha visto neppure arrivare. Lei guidava dritta, le pareva di stare sulle rotaie. Nella testa le onde calde della droga e il fischio della mu- sica alta, eco della notte in discoteca. Le sem- brava di filare liscia e lenta e invece andava spedita, senza fermarsi ai semafori. Un colpo. Rumore di stracci e ossa. Preso forte, ma per fortuna di striscio. Il pedone si salverà. Per lei invece polizia, dritta in pronto soccorso a fare i test tossicologici accompagnata dagli agenti del- la stradale. Venticinque anni, molto carina, stu- dentessa di Scienze dell’educazione alla Biccoc- ca di Milano, fidanzato musicista e tre lavori per pagarsi l’appartamento. Positiva a tutto. All’alcol. Alla cocaina. E agli oppiacei. Tradotto: eroina. Dopo un anno di cura al Ser.T di Conca del Naviglio, Milano centro, Claudia à tornata all’uni- versità e prende 3 milligrammi di metadone al giorno per disintossicarsi. Immaginare una storia più emblematica per rac- contare cosa accade in Italia e in Europa è impos- sibile. Il parossismo dell’uso di coca, quel milione di persone che secondo gli studi più recenti si sono avvicinati alla neve e l’hanno utilizzata alme- no una volta nella vita, sta portando al ritorno in grande stile dell’eroina, la grande mamma, la pa- nacea di ogni dolore. Claudia la sniffava e la fu- mava, come fanno tutti, con la ”roba” a scaldare sulla carta stagnola per inalarne i fumi. «Si face- va per autocurarsi», interviene l’operatrice del Ser.T, «perché quando le crisi d’ansia e di panico si fa- cevano insopportabili era l’unico modo per lenirne i sintomi». Guarda caso, la soluzione tentata da Franco, 35 anni, in cura nella medesima struttura, che dopo anni a pippare come un forsennato si è ritrovato vittima delle allucinazioni uditive tipiche degli impizzati: «sentivo le tapparelle della casa che mi chiamavano, stavo impazzendo», ricorda. una strana giostra. La ”neve” attiva le psicosi latenti, «scava nell’inconscio e fa uscire i mostri», spiega Roberto Bertolli, direttore del reparto di Psichiatria della casa di cura Le Bettulle di Ap- piano Gentile, uno dei più esclusivi centri per la lotta all’abuso di sostanze stupefacenti. «Quando la gente si spaventa, e non riesce più a calmarsi con l’alcol, allora passa alla roba. Ne stanno arrivando anche da me, dove curarsi costa 800 euro al giorno. Non ne vedevo da vent’anni». L’offerta di eroina su piazza cresce ed è già segmentata, come accade ai mercati maturi. C’è l’intramontabile brownsugar, venduta a 35 euro al grammo. C’è la bianca, detta ”cinese” anche se arriva dal Myanmar e dalla Thailandia, che costa di più e viene introdotta da corrieri insospettabili (spesso gli stessi consumatori che tentano il colpo di ritorno dai loro viaggi) oppure dagli ”swallowers” nigeriani, gli ingoiatori, che se la ficcano in pancia chiusa in ovuli e poi la distribuiscono in un giro ristretto di salotti. «C’è una fetta di consumatori, molto istruiti, che sta intellettualizzando l’eroina, come fosse una versione più ”mamma” della cannabis. un ritorno subdolo e pericoloso», dice Riccardo Gatti, animatore del sito Droga.net e studioso del fenomeno. E infine, per allargare il mercato, c’è l’eroina di tipo cobret, di qualià e principio attivo bassi ma dal prezzo conveniente (circa 10 euro alla dose), perfetta da fumare e sniffare. Perché anche la malavita fa i suoi calcoli: i consumatori di coca infatti possono essere inaffidabili, gente che prova per un po’ e poi smette. In tempo di crisi invece c’è bisogno di tossici veri, fedeli come cani, e possibilmente giovani, per tenerli al guinzaglio il più a lungo possibile. «L’età media è intorno ai 19 anni», conferma Sara Meroni, operatrice di un centro diurno gestito da Comunità Nuova: «non si sentono tossici. Dicono che i tossici sono quelli che si bucano. Ma quando cominciano le crisi d’astinenza, i crampi, gli attacchi di diarrea, i brividi di freddo, capiscono. Vanno su Internet, s’informano, e vengono a chiedere aiuto». Sono di buona famiglia, colti, determinati a provare ogni sostanza, su larga scala. Sperimentatori. Come Federico Aldrovandi, il giovane assassinato dalla polizia nel 2005 durante un controllo. Un ragazzo normale, studioso, intelligente, come chiarito dal processo. Uno che voleva ”provare”, trovato positivo all’eroina e alla ketamina nei test tossicologici fatti dal medico legale. Una droga come un’altra insomma. Una tappa qualsiasi nell’apertura delle porte della percezione, come scriveva Jim Morrison. «L’ho provata perché il pusher aveva finito la coca», racconta Carlo, 21 anni, studente alla Bocconi. «Mi ha detto che era più o meno uguale, la potevo pippare e fumare, e mi avrebbe rilassato». «Se becchi un gruppetto di ragazzi con la coca, stai sicuro che hanno anche l’eroina», confermano due agenti di polizia municipale di un grosso comune in provincia di Milano che chiedono l’anonimato, «abbiamo davanti una gioventù di poliassuntori». Solo voci di strada? No. Proprio lo scorso novembre è arrivata la conferma dell’Agenzia europea delle droghe di Lisbona: un milione e mezzo di consumatori in Europa. Più 6 per cento di richieste di terapia, e aumento sia dei decessi (ormai circa 9 mila all’anno) sia dei sequestri, cresciuti dal 2002 a oggi del 4 per cento l’anno. Solo in Turchia, la
porta dell’eroina verso l’Europa, nel 2007 ne sono state sequestrate 13 tonnellate. Mentre è del settembre di quest’anno una delle operazioni più importanti, un carico di 473 chili nascosto in un autocarro e preso alla frontiera con la Grecia. Droga diretta in Italia. Paese segnato: Prevo.Lab, istituto di previsione sui fenomeni legati al consumo di droga, stima un aumento degli eroinomani pari al 40 per cento entro il 2011. Un balzo che farebbe schizzare i consumatori a quota 150 mila. Gran parte dei quali tra i 15 e i 24 anni. Eroina dall’Afghanistan, dove i talebani non sono mai stati così ricchi: 125 milioni di dollari ricavati quest’anno, contro i 75 della fine degli anni Novanta. Merce che sbarca sulle nostre città tramite i paesi dell’est, vero colabrodo d’Europa: «In Bulgaria, Grecia e Romania si sequestra poco più del 2 per cento dell’eroina in arrivo. Praticamente nulla», spiega Antonio Maria Costa, direttore dell’agenzia delle Nazioni Unite Unodc. Arriva come una pioggia di meteoriti, portata da corrieri albanesi che hanno imparato a usare ogni rotta: via terra su auto e tir a doppiofondo passando per la Macedonia. O via nave, con sbarchi nei porti di Bari e Brindisi. Andrea Martinengo, comandante del Gico della Guardia di Finanza a Milano, conferma: «Quest’anno abbiamo sequestrato più eroina che cocaina: 131 chili contro 121. Anche il sequesto più importante in assoluto è stato di ero: un corriere albanese fermato sull’autostrada Milano-Bergamo che trasportava 75 chili in una Ford Fiesta». Un traffico che, scondo la Direzione investigativa antimafia, sta cominciando a solleticare anche le cosche della ”Ndrangheta, che finora, soprattutto al nord, hanno preferito il business della coca: «Abbiamo intercettato alcune trattative condotte per mezzo di cabine telefoniche: i clan albanesi stanno proponendo roba, anche di bassa qualità, alle famiglie calabresi radicate in città», confermano due investi- gatori milanesi esperti in narcotici. Un fenomeno che riguarda l’Italia intera. Bologna ad esempio, dove il dirigente della squadra mobile Fabio Bernardi ha intercettato le prima partite di eroina bianca, con livelli di purezza altissimi, fino all’86 per cento. Pescara e Teramo, dove il traffico sembra essere in mano a famiglie italiane di etnia rom. E poi Roma, dove l’allarme è stato lanciato dal Ser.T Villa Maraini: «da qualche tempo a questa parte, per i nostri operatori trovare per strada tossicodipendenti adolescenti e ventenni è normale». E infine Napoli, vero hub del cobret: «stanno impiantando una piazza di spaccio a Forcella, in pieno centro», racconta G., infiltrato da anni nelle cosche camorristiche. «Solo alle Vele ci sono 10 piazze di spaccio, con trecento dosi distribuite ogni giorno», racconta Rino, poliziotto impegnato a Scampia, «fanno dosi anche da 10 euro, e per comprarle arriva gente da tutto il sud: Campobasso, Lecce, persino dall’Abruzzo». E come si fa a coltivare tossici incalliti tenendo il principio attivo così basso? «Semplice, hanno imparato a tagliarla», spiega Emilio Fiora, comandante del Gruppo Malpensa della Guardia di Finanza. «La mischiano con paracetamolo e caffeina, un antidolorifico e un eccitante, due sostanze che replicano i due effetti dell’eroina: il flash e il down». Un composto che viaggia via Rotterdam e Anversa e poi viene mischiato con l’eroina pura nei laboratori clandestini. E la marea monta. Quest’estate, a Torino, sono morte per overdose 16 persone. A novembre, a Milano, un ragazzo di trent’anni è crepato nel cesso di un Macdonald’s. Mentre a Roma, a novembre, sono morti in due per colpa di dosi tagliate con la calce. E se dopo averli sbattuti in prima pagina ci trovassimo a rimpiangerli, i cocainomani?