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 2009  dicembre 16 Mercoledì calendario

CARLO PUCA PER PANORAMA 16 DICEMBRE 2009

«Nonni» che odiano le donne Non maschilismo ma difesa della tradizione goliardica: gli ex allievi del collegio militare napoletano protestano su Facebook e in piazza. Perché l’arrivo delle commilitone in divisa manda in soffitta scherzi centenari.

La faida della Nunziatella contrappone i puristi ai modernisti. Mette l’un contro l’altro (solo verbalmente, per carità) gli integralisti della tradizione e i relativisti contemporanei. E ha provocato la seconda storica diaspora tra ex allievi, dopo quella seguita alla rivoluzione napoletana del 1799, quando finirono gli uni contro gli altri, quella volta armati per davvero, i fedelissimi del re (la minoranza) e i repubblicani. Altri tempi. Oggi, più modestamente, gli uni sono raccolti intorno all’associazione «istituzionale», riconosciuta dallo stato maggiore dell’Esercito; gli altri restano per ora dissimulati su Facebook, 150 duri e puri compattati da una sigla paraultrà: Gli irriducibili. Oggetto del contendere: la fine della goliardia.
Non sono le ragazze, dunque, la pietra dello scandalo. O meglio, non loro direttamente, come pure è parso dopo i fischi dell’inaugurazione del 222esimo corso, celebrato il 21 novembre, in piazza del Plebiscito, a Napoli. accaduto, infatti, che obbligate dal Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, le scuole militari abbiano aperto alle studentesse in divisa, la Teuliè di Milano (Esercito) come la Francesco Morosini di Venezia (marina) e il Giulio Dohuet di Firenze (Aeronautica). Le proteste più forti, però, si sono udite a Napoli. Perché? Per il blasone della Nunziatella, fondato nel 1787 da Ferdinando IV di Borbone, il collegio militare più antico d’Italia, forte di ben 36 medaglie d’oro al valor militare? Per via del tratto meridionale (ma non sempre) dei suoi allievi ed ex allievi, più tradizionalisti che altrove? Per un insano maschilismo?
Nessuna delle tre. Almeno a parere di Alberto Fontanella Solimena, allievo nel triennio 1966-1969. Lui giura: «Non c’è alcun maschilismo. Anche se c’è chi, ma sono pochissimi, non è d’accordo sull’ingresso delle donne, il problema non sono le donne in sé, ma le novità seguite al loro ingresso nel ”Rosso Maniero”, il nome informale della scuola». Per esempio, protesta, «trovo ingiusto che le donne possano andare a mensa prima degli altri: il rispetto per chi è anziano è il primo insegnamento che ti impartivano alla Nunziatella». E durava una vita intera. Ininterrottamente.
Altro giro, altra generazione. Mario Mincione, classe ”83, spiega: «Perché negare la goliardia, agli uomini come alle donne? una modernizzazione che una scuola di 200 anni non meritava». Ed ecco il suo resoconto degli scherzi: «Nascondere le chiavi dell’armadietto; fare finta di imporre il voi al cappellone (sopra, il dizionario dei termini, ndr) e poi dirgli: sta’ tranquillo, dammi del tu; cantare insieme la Canzone del pompa. Il testo? Diceva che la matricola doveva prepararsi a sudare, alzarsi presto, vivere la vita da militare. Niente di più».
Sono racconti in cui la rabbia lascia spazio ai ricordi: «C’erano i gavettoni, il cameratismo tipico del militare, mai il nonnismo» rimarca Solimena «E c’era una canzone rivolta ai cappelloni, gli studenti del primo anno: ”Della scuola noi siamo i padroni, della scuola noi siamo i re”». Olé!
Tanto calore si spiega con l’immedesimazione nel tempo più bello della vita, gli ultimi tre anni di liceo. Alla Nunziatella, quest’anno, su 1.050 domande, 250 sono state presentate da donne. Ma soltanto alcune hanno superato le prove sportive e il test d’ingresso. Le fortunate si chiamano Sabrina, Greta, Roberta, Italia, Michela, Ermelinda, Francesca, Marta, Ludovica, Federica, Irma e Rosaria. Tutte con la consegna del silenzio dopo le polemiche. Tacciono pure gli allievi celebri viventi, «eredi» di Carlo Pisacane, Vittorio Emanuele III, Amedeo di Savoia, Ettore Gallo: l’ex ministro Arturo Parisi e il Capitano Ultimo, Sergio De Caprio, l’uomo che catturò Totò Riina. Tace persino il comandante della scuola, Filippo Troise, che rimanda alle parole, pesate, di piazza Plebiscito: «Nel rispetto della tradizione, le scuole militari si pongono all’avanguardia non solo nell’attività formativa, ma anche nei processi evolutivi della società moderna».
All’ingresso del Rosso Maniero soltanto Sabrina, capelli raccolti, moschetto e spadino d’epoca, cappello su misura, si è lasciata sfuggire un commento: «Io non mollo, ho sempre sognato questo momento e resto qui fino alla fine».
A fare cosa? Sveglia alle 6.30, colazione alle 7, dalle 7.30 alle 8 ripasso o lettura dei quotidiani, dalle 8 alle 13.30 attività scolastiche, 13.30 pranzo, dalle 14.15 fino alle 17.45 attività sportive e militari, dalle 17.45 studio fino all’ora di cena. Alle 20.30 chi vuole può continuare a studiare; altrimenti un’ora e mezzo di rilassamento in uno spazio comune. Alle 22 in camerata, silenzio entro le 22.30. La libera uscita cade tre volte alla settimana, dalle 17 alle 22. Una vita d’inferno.
Tutto questo per ottenere una corsia preferenziale per l’ingresso nelle accademie militari. Ma è un percorso futuribile. Per il presente va detto che Sabrina e le altre, comunque vada, sono entrate nella storia. Dalla porta principale. Devono tutte ringraziare Rosanna Mele, figlia prediletta di un medico napoletano, che nel 1969 per prima presentò la domanda di iscrizione, bocciata di primo acchito. Ma lei minacciò ricorso alla Corte costituzionale. E qualche ragione ce l’aveva: nel bando di concorso, l’ammissione non era riservata ai soli maschi. Sandro Castronuovo, autore di una Storia della Nunziatella, racconta che l’Esercito «dovette riconoscere che la ragazza aveva ragione, le chiesero scusa, ma non cambiarono il no in sì».
L’unica vittoria di Rosanna fu che nei bandi successivi, fino al penultimo, «è stato specificato che l’iscrizione era riservata ai maschi». Ma Rosanna finirà comunque nei testi candidati a ottenere le borse di studio sul tema: «L’accesso delle donne al Rosso Maniero». Le ha istituite il decano degli ex allievi, Vittorio Di Pace, 102 anni. La dimostrazione vivente che la goliardia fa bene alla salute.