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 2009  dicembre 16 Mercoledì calendario

TOMMASO CERNO PER L’ESPRESSO 16 DICEMBRE 2009

Non fate arrabbiare le pornostar Film girati con 15 mila euro, attrici pagate meno di escort. Le tv fanno i soldi, tagliando i loro guadagni. Ma ora l’industria hard core si ribella

Il progetto è ancora top secret. Ma potrebbe aprire un nuovo filone nel porno italiano. Sarà il primo film su sesso e politica, dedicato alle escort di Silvio Berlusconi e ai trans di Piero Marrazzo, girato con tanto di controfigure e fondali ispirati a Palazzo Grazioli e via Gradoli. Se ne discute già da un po’ a Budapest, capitale del cinema a luci rosse europeo. Vogliono partire prima di Natale, perché qualcuno scommette che Patrizia D’Addario e Natalie siano la ricetta giusta per battere il fenomeno che ha messo in ginocchio il settore: il porno low cost.
 stato come un ciclone nel villaggio dei nottambuli, ha decimato i set di professionisti e abbattuto le paghe degli attori. Ecco come funziona ora: una bettola affittata per pochi euro sul Pesti Aslo, un letto che scricchiola un po’, una telecamera digitale puntata su due ragazze nude, che fanno sesso fra loro. Sono le 8 del mattino quando ’L’espresso’ sale al quarto piano. "Ciao, mi chiamo Tera, sono una escort". Ha 18 anni, o così dice. Niente test Hiv, niente preservativo. E se anche quello non è un set pornografico e chi filma non è un professionista, i suoi gemiti finiranno su Sky, o su un’altra pay tv. Acquistati qui in Ungheria per poche migliaia di euro, e poi rivenduti agli abbonati dei canali hard con incassi milionari.
E così il porno tradizionale, con trama e costumi di scena, per quel che duravano addosso, rischia l’estinzione. Animale raro, da quando l’amatoriale è diventato un business a sei zeri. Spinto dal satellite, dal digitale terrestre e dai siti a pagamento. In pochi anni, si sono moltiplicati i registi fai-da-te, gente a cui è bastato comprarsi la videocam digitale per diventare un produttore di hardcore. Internet ha fatto il resto, ha imposto i cosiddetti ’all sex’, sesso dal primo all’ultimo minuto, ha ristretto cast e budget. Niente più storia, figuriamoci il doppiaggio. Si arriva subito al dunque, che poi è quello che tutti sanno. Roba girata con 3 mila euro, pagati cash, e un gusto casereccio che, di questi tempi, piace. Basterebbe un dato per capire l’effetto tsunami che c’è stato: gli italiani producevano 500 pellicole ’vietate ai minori’ ogni anno, per una media di 100 mila euro ciascuna. Oggi non si arriva a cento film, e se spendi 15 mila euro, già fai fatica a rientrare. il trend peggiore dal 1970.
Come un domino, chi paga più salato il tracollo sono gli ex ’divi’, gente che, smontato il set, si riveste in fretta e scende in strada a protestare, come gli operai rimasti senza salario. "Basta! Siamo stanchi di condizioni di lavoro pericolose e a volte inumane, stufi di essere pagati una manciata di euro per film che producono utili giganteschi alle tv", denunciano. Vogliono veder riconosciuti i diritti d’immagine, come nel calcio. In fondo che differenza ci sarà mai fra Bruno ’Sx’ Bussotti, che ha girato centinaia di amplessi, e Maradona, Cristiano Ronaldo o Messi, che hanno scaldato invece i cuori segnando gol-spettacolo? Se lo domanda anche lui, il primo che ha ingaggiato una battaglia legale contro il predominio delle tv via cavo. "Io devo raccogliere olive per vivere, loro sono milionari", dice. Lui che di Ferrari e ville al mare non sentirà mai parlare, come primattore prendeva 400 euro a scena. "E ho smesso quando me ne hanno offerti cinquanta per un film". Vale anche per le donne. Un’attricetta senza pretese firmava per un migliaio di euro, che voleva dire casa, auto e qualche borsetta griffata. Adesso sta sotto i 200, che a Budapest è quasi fare la fame. "Poi a casa accendiamo Sky e ci siamo noi che facciamo sesso. Ma in banca nessuno versa un centesimo".
Loro la chiamano la nuova rivoluzione ungherese, a luci rosse. Qui dove si produce il 90 per cento dei film per cuori solitari, la scintilla è stata il successo di Mario Crispino, patron di SuperPippa Channel. Non glielo perdonano proprio, gli attori hard. "Grazie ai soldi che incassa con noi, va in tribunale a sfidare Murdoch nella corsa per i diritti miliardari del calcio. scandaloso che guadagni così tanto e a noi restino le briciole", lamentano in coro. Sono tanti, e arrabbiati. Dal regista Jean Pierre Charmontel ai divi delusi, come Alban Ceray, Richard Langin, Laura Sainclair, Raffaella Anderson. "Sciocchezze", ribatte Crispino dal quartier generale della porno tv più famosa d’Italia, "anche a Hollywood piangono sempre tutti. la legge del cinema. Hard o no, cambia poco".
La beffa è che mentre il porno professionale crolla, il mercato artigianale è più florido che mai. L’ultimo rapporto dell’Eurispes, fatto in collaborazione col Vaticano, parlava di 1,1 miliardi legati all’industria del sesso nel 2005, con un trend di crescita del 10 per cento annuo, e almeno un altro 20 per cento di nero. Va come l’economia globale, guadagnano tutti fuorché chi ci lavora. Se fai i conti in tasca alle tv, poi, piovono le smentite. un balletto di cifre senza senso. Chi spara 900 milioni per il porno ogni anno, chi il doppio, chi la metà. Un dato è certo, però. Almeno 3 milioni di italiani hanno acquistato un film hard su Sky durante l’anno. Conti alla mano fanno almeno 45 milioni: equivale a quanto incassano calcio e pellicole d’autore, messi insieme.
Con cifre del genere, e la vita che si fa su quel tipo di set, pochissimi restano in piedi. Gianfranco Romagnoli, patron della Ikoms, è uno di quelli. Nell’ambiente lo chiamano ’l’Imperatore’. Lui organizza set, produce film, fa il regista. Ha cominciato con Riccardo Schicchi, e ha lavorato con tutti, da Moana a Rocco Siffredi. La sa lunga, conosce il giro, ha fatto parecchi soldi in quegli anni, da quando è sbarcato in Ungheria, nel 1989, e ha fondato gli studi più grandi d’Europa. "Venite a vedere come si lavora nel porno vero...", dice spalancando il portone sulla Sokorsary utca.
Dentro, tira un’aria diversa dal low cost dell’altra mattina: set, luci, sale trucco, sartorie. Ci sono i mobili veneziani, una collezione di dildi e vari aggeggi per le scene più infuocate. Sotto ha ricostruito una strada buia del Bronx, più in là una prigione federale, la sala operatoria e un cimitero sempre avvolto dalla nebbia. Sesso fra galeotti e vampiri, roba che una volta tirava parecchio. Poi tutto è cambiato, dice allargando le braccia: "L’imperatore è in crisi". Produceva cento film all’anno, adesso non arriva a uno al mese. Sono lontani i tempi del kolossal girato sulla falsariga del ’Gladiatore’. Ne va ancora fiero: più di 50 attori, mille comparse, arredi romani degni di Cinecittà, leoni e tigri. "Abbiamo speso 600 mila dollari". Poi hanno girato la versione proibita di ’Mission Impossible’ e, se avessero soldi, oggi si butterebbero su Harry Potter e il Titanic, con sesso di gruppo in pieno oceano, mentre l’orchestra suona e il transatlantico viene inghiottito dalle acque polari. "Però! Un sogno, di questi tempi", dicono sul set. Adesso vanno cose diverse, il ’gonzo’ è l’ultimo grido, anche il cameraman fa l’attore. "Non si butta niente, come col maiale, girano nudi con la telecamera e filmano qualsiasi cosa succeda. Non importa come. Dicono che quella è la realtà che vogliono i ragazzi di oggi, e accusano noi di essere la finzione. Sarà...". Vanno ancora benino le vignette, che poi sono il derivato hard del cinema italiano di serie B. "Ambientazione semplice e, prima del sesso, un minimo di recitazione. Se così si può chiamare". Eccole Amanda e Amabella che si preparano. Le hanno vestite da segretarie, peccato che girino in reggiseno per l’ufficio. Una battuta, poi dovranno vedersela col ’capo’. Se non fosse che qui mostrano proprio tutto, sarebbe come il set di Pierino con Alvaro Vitali, quando per essere felici bastava guardare la supplente dal buco della serratura. Ti sposti un po’, dove c’è la cantina diroccata, e lo scenario diventa quello del Munnezza, che rincorre i ladri e finisce fra le braccia di una pupa con la sesta. Le conigliette girano in bikini rosa perfino nelle cripte delle chiese, ma ai maschietti va anche peggio. Coi tempi che corrono, sbagliare la scena (e c’è solo un modo) vuol dire smettere per sempre. "Ma se mi fanno recitare alle 5 del mattino al freddo, come faccio? Ormai prendo il Viagra a 20 anni", fa David. Morale, molti set low cost si popolano di escort e dilettanti dopati: "Dopo una ventina di film i registi ci cacciano e cercano nuove protagoniste. Molte di noi finiscono nel giro della prostituzione", racconta la francese Shannya Tweeks: "Una come me, è già fuori a 29 anni". La colpa del tracollo non è tutta di Internet. l’ambiente del porno, abituato a notti folli fra champagne e belle ragazze, che non ha fatto caso al mondo che cambiava. "Per anni i produttori hanno venduto schifezze, con etichette che promettevano scene che non c’erano. La gente se n’è accorta e adesso risparmia", dice Denis Marti, attore e regista fra i più in voga. Ha un sito specializzato in sesso fra fumatori. Le ragazze fanno quel che devono fare, senza mai spegnere la sigaretta. "Oggi il pubblico cerca nicchie, come il Milf, le donne mature. Devi dargli tutto e subito". Il regista Giancarlo Bini, invece, ha un’altra ricetta per salvare la baracca: "Torniamo alla trama, alla storia, come ai tempi di Moana. Quando è arrivato il dvd, sembrava la volta buona. E invece hanno buttato fuori roba vecchia, ed è saltato tutto". A dare il colpo di grazia ci pensa il governo, con la porno tax della Santanché. "L’idea è frenare il Web, ma l’effetto è contrario: aiuta chi già lavora sottocosto". Ed è per questo che molti scommettono sulla politica. Non chiedendo leggi che tanto non arriverebbero, ma portando sullo schermo i vizietti del Palazzo. "Il film su Berlusconi e Marrazzo? Ssss... non dite ancora niente. Ma ci stiamo lavorando".