Filippo Facci, Libero, 10/12/20009, 10 dicembre 2000
FINE PENA MAI CIOE’ SEMPRE
«Ho letto l’articolo sul 41bis... Lei ha ragione, è una vera tortura... e siccome le torture a me non piacciono, propongo al posto del 41 bis un bel cappio al collo, con notevole risparmio di costi sociali... Altrimenti vorrei capire: come dobbiamo trattare una persona che ha ammazzato 40 suoi simili e sciolto un bambino nell’acido? O vogliamo credere alla bufala del carcere che deve riformare e non punire? Con immutata stima, E.L.M.». Spettabile signora, il 41 bis è applicato anche ai detenuti in attesa di giudizio: basterebbe questo. Ma il punto forse è un altro. Se Lei e altri milioni di italiani pensate che il carcere debba essere una punizione o un impedimento fisico a delinquere (funzione retributiva) allora andrebbero eliminati non solo le semilibertà e condizionali e permessi premio eccetera - roba che tanta classe politica derpreca a parole - ma anche quell’articolo 27 della Costituzione secondo il quale il carcere serve a rieducare e a scoraggiare le recidive, a convincere cioè che di delinquere non ne valga la pena. E sarà anche una favola, ma è nella Costituzione. E io ci credo, ma valgo uno. Si blatera sempre di cambiare la Carta, ma nessuno osa nominare l’articolo 27. Si protesta, ci si scontra, ci si indigna: ma in Italia quasi nessun politico o giornalista spiega mai che cosa debba essere, in definitiva, un carcere. Sarebbe un dibattito da fare.