lཿUnità 09/12/09 [http://www.unita.it/news/italia/92413/pompei_albergo_a_luci_rosse_vicino_santuario_mariano], 9 dicembre 2009
PROFANO
Vicino al santuario mariano di Pompei (Napoli) ci sono tre alberghi a luci rosse coinvolti in un giro di prostituzione: ora sono stati sequestrati. Si tratta dell’Astoria, il più vicino al santuario, il Mec e Le Anfore. Le loro camere erano nel portafogli di un’organizzazione criminale guidata da Maria Rosaria Rispoli, 47 anni, di Varcaturo (Napoli): la donna gestiva circa 25 prostitute alla volta che costavano 130 euro a prestazione: 30 euro andavano al proprietario dell’albergo, 50 all’organizzazione e 50 alla prostituta che a suo carico aveva le spese per l’autista e per l’annuncio, circa 85 euro, pubblicato attraverso un numero di cellulare sulla stampa locale e nazionale. Il giro d’affari superava il milione di euro di incasso al mese, in nero. Le prostitute, quasi tutte trentenni italiane, erano consenzienti e spesso parte attiva dell’organizzazione. Rispoli aveva tre luogotenenti: il marito Francesco Danzante e i figli di prime nozze Vincenzo e Rosa Velleca, entrambi ventenni, che qualche volta si prostituivano.
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Articolo originale:
Pompei, albergo a luci rosse vicino santuario mariano -
Un albergo a luci rosse a un centinaio di metri dal santuario mariano di Pompei e altri due a circa cinquecento metri in linea d’aria con una clientela variegata legata quasi esclusivamente alla prostituzione. Le tre strutture ricettive, insieme ad altre quattro nel Casertano e nell’Avellinese e a un appartamento di Napoli, sono ora sotto sequestro. L’hotel Astoria, in particolare, quello più vicino al santuario, sul proprio sito Internet pubblicizza in modo chiaro la sua vicinanza al tempio dedicato alla Vergine Maria.
Gli altri due alberghi di Pompei posti sotto sequestro sono il Mec e Le Anfore. Da ambienti della curia arcivescovile della cittadina vesuviana, si esprime «amarezza» per il degrado morale dal quale è emerso il giro di prostituzione. Attraverso la sua segreteria, l’arcivescovo di Pompei, monsignor Carlo Liberati, ha fatto sapere di non voler rilasciare dichiarazioni in merito. Da ambienti investigativi, tuttavia, si è appreso della soddisfazione che avrebbe espresso l’alto prelato per l’operazione messa a segno dalle forze dell’ordine.
Dal suo arrivo da vescovo a Pompei nel marzo 2004, monsignor Liberati ha spesso lanciato appelli contro il degrado, la prostituzione, lo spaccio di droga e la criminalità.
Secondo quanto emerso dalle indagini, le camere di tutte le strutture ricettive sequestrate erano nel portafogli di un’organizzazione guidata da una donna, Maria Rosaria Rispoli, 47 anni, di Varcaturo (Napoli) che gestiva circa 25 prostitute alla volta a prezzo fisso, 130 euro a prestazione: 30 euro andavano al proprietario dell’albergo, 50 all’organizzazione e 50 alla prostituta che a suo carico aveva le spese per l’autista e per l’annuncio, circa 85 euro, che veniva pubblicato attraverso un numero di cellulare sulla stampa locale e nazionale. Il giro d’affari superava il milione di euro di incasso al mese tutto a nero. Le lucciole, quasi tutte trentenni italiane, erano tutte consenzienti. Alcune erano parte attiva dell’organizzazione. Sotto di lei, la Rispoli, aveva tre luogotenenti: il marito Francesco Danzante, quarantenne, e i figli di prime nozze Vincenzo e Rosa Velleca entrambi ventenni.
Quest’ultima, in particolare, di tanto in tanto si prostituiva a sua volta insieme alla compagna del fratello, una polacca a sua volta ventenne. L’operazione, condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri di Torre Annunziata (Napoli) e coordinata dalla locale procura della Repubblica, è stata denominata ’Lupà, parola che in latino vuol dire prostituta e che, nell’antica Pompei, indicava con il termine ’lupanarè e case dove veniva esercitata la professione più antica del mondo. Non sono emersi legami con la camorra ma gli investigatori non escludono che, considerato il giro d’affari, l’organizzazione versasse quota-parte degli incassi a qualche clan locale. Complessivamente sono 17 le misure cautelari eseguite questa mattina: nove persone, tra cui La Rispoli, il marito e il figlio, sono stati condotte in carcere; alla figlia Rosa sono stati concessi gli arresti domiciliari perchè ha avuto un figlio da un mese, per gli altri sette è stato disposto l’obbligo di firma. Ai 17 vanno aggiunti sette tra albergatori e proprietari di appartamenti denunciati. Le accuse, a vario titolo, vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento della prostituzione, favoreggiamento della prostituzione in concorso e concessione di locali per l’esercizio della prostituzione. L’operazione "Lupa" è scattata dopo un servizio di Exit trasmesso da La7 il 15 ottobre 2007 la cui registrazione venne acquisita. L’inchiesta giornalistica denunciava, in particolare, la prostituzione in strada che avveniva anche di giorno nei pressi di Villa dei Misteri, uno dei siti più visitati dell’area archeologica degli scavi. «Un problema che ancora resta» come ha spiegato oggi il sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio, esprimendo «entusiasmo» per gli arresti e i sequestri: «Aspettiamo di leggere gli atti dalla magistratura - ha detto il sindaco -. Se ne avremo la possibilità ritireremo le licenze ai titolari degli hotel».