Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  dicembre 08 Martedì calendario

GIANNI BRERA IL CLAUSEWITZ DEL CALCIO


 incredibilmente meno difficile - diceva George M. Trevelyan - scrivere la biografia di un personaggio storico che di un amico. Le implicazioni umane riguarderanno la storia universale, e non quella personale.
 anche questa la ragione per cui, sollecitato da non meno di tre editori, mai ho trovato il coraggio di addentrarmi in una "Vita di Gianni Brera", che ho conosciuto come pochi altri. Mio primo direttore alla Gazzetta, capace di strapparmi a un destino di businessman figlio di papà per un futuro incerto. In seguito, testimone di nozze, vicino di casa, compagno di lavoro al Giorno, e insomma intimo amico.
Un passo non facile ha invece compiuto, certo dopo molte riserve, Giulio Signori, che ci fu sodale e amico, e addirittura capo-servizio al Giorno, da noi due imposto al direttore Italo Pietra per liberarci di uno chef sgradito, scambiandolo con uno squisito compagno. Già fin dal titolo si capisce che Signori conosce il tema, e il libro si chiama infatti M Brera, W Brera. Una vita controcorrente (Ibis editore, pagg. 140, euro 14).
Gianni fu infatti uno dei giornalisti più amati-odiati dell´intero dopoguerra, anche perché, spinto da necessità alimentari ad allontanarsi dalle lettere - non dabant panem - e addirittura dal primo amore, l´atletica leggera, finì a padroneggiare i terreni auriferi del football, che certo amava meno di altri habitat. Quelle lande sin lì desolate, percorse da analfabeti, retori, postdannunziani d´accatto, Gianni fertilizzò non solo con la grande cultura storica - collegio Ghisleri più Scienze Politiche - ma con gli studi su uno sconosciutissimo - da noi - De Gobineau scrittore, su Flaubert e Maupassant e Jean Giono. Fu il primo a chiedersi perché si potesse amare Manzoni - che detestava - e ignorare Carlo Porta - che adorava - fu il primo a trasformare una cronaca di calcio in uno studio alla Clausewitz, uno stratega che si esprimesse al contempo con gli accenti di Girolamo Cardano.
Tutto ciò non poteva sfuggire a chi, come Giulio Signori gli fu amico, e allievo, tanto umile da cancellarsi da segrete trame che conosce quasi quanto me. In questo incantevole e onestissimo libretto sfilano, insieme al Maestro, gli allievi della storica redazione del Giorno, da Fossati a Del Buono, mescolati agli amici più grandi e più cari, lo scultore Carlo Mo, il Maestro di enologia culturale Luisin Veronelli, mentre non trovo, un po´ a sorpresa, traccia di Mario Soldati, e, forse per evitare polemiche, una presenza dapprima amica, più tardi rivale, quale il Giovanni Arpino sbarcato in un mondo a lui sconosciuto, quello del calcio. Davvero un bel libro, sia per l´intelligenza dei ricordi, sia per la discrezione delle volute dimenticanze.