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 2009  dicembre 09 Mercoledì calendario

«RISCHIO DEBITO SUI MERCATI»

«La situazione è meno brutta di qualche mese fa. Però uno dei rischi che rendono urgenti le riforme in campo finanziario, è che, anche se non a breve, i tassi d’interesse nel mondo potrebbero risalire quando i bilanci delle banche non sono ancora risanati».
Il presidente del Financial stabilty board, Mario Draghi, risponde così alla domanda clou rivoltagli dal Wall street journal al termine dei due giorni di dibattito sul futuro della finanza svoltisi a Horsham.
Da banchiere centrale, Draghi non tace sul fatto che i tassi d’interesse possono risalire per molte ragioni connesse a motivi di politica monetaria e connesse, soprattutto al fatto che esiste un’enorme quantità di debito pubblico e privato destinato a venire a maturazione nei prossimi anni: «Per esempio’ spiega Draghi’ci sono i 4 trilioni di dollari di debito privato di bassa qualità garantito da proprietà edilizia, che è un assett soggetto a perdite di valore, destinati a venire a maturazione nei prossimi 5 anni.E poi c’è l’enorme quantità di debito pubblico: c’è quello degli Stati Uniti del Regno Unito dell’Italia della Grecia della Germania - «La maggior preoccupazione » per il futuro quindi, «é l’enorme volume di debito pubblico e corporate in scadenza nei prossimi anni. Se per varie ragioni i tassi di interesse dovessero salire con i bilanci delle banche non ancora risanati allora sarebbe una cosa preoccupante, se si considera che i debiti bancari sono dell’ordine di trilioni, ai quali bisogna aggiungere il debito pubblico, allora potrebbe materializzarsi un rischio per i debiti sovrani».
Ma Draghi risponde anche a chi teme che un eventuale sovraccarcio di norme finanziarie conduca a buttar via il bambino con l’acqua sporca: finisca cioè con il sopprimere del tutto l’innovazione finanziaria in quanto tale. «Chiedersi se un eccesso di regolamentazione potrebbe danneggiare l’innovazione finanziaria non é una domanda da porsi oggi». Perchè – spiega il Governatore della Banca d’Italia – «il livello di indebitamento insito nel sistema é cresciuto così tanto ed é così alla base della crisi che la domanda da porsi é come evitare che insorga in futuro un altro processo sul quale non abbiamo alcuna informazione e capacità di sorveglianza. Solo quando avremo di nuovo raggiunto uno stato di normalità, allora potremo chiederci se abbiamo fatto troppo sul terreno della regolamentazione. In generale, comunque, in futuro ci dovrà essere molto meno entusiamo per le novità».
Nella conversazione con il Wsj, il Governatore della Banca d’Italia e presidente del Fsb ha risposto a tutte le sollecitazioni provenienti dai quattro gruppi di lavoro (uno dedicato alla questione dei too big
to fail , il secondo alla normativa internazionale, il terzo sui nuovi confini della normativa e il quarto sull’innovazione fnanziaria). In relazione alla questione dei colossi creditizi ritenuti in passato troppo grandi per fallire Draghi ha, tra l’altro, osservato: «Dobbiamo chiederci dove vogliamo andare.
Vogliamo forse costruire un sistema in cui lasciamo fallire tutti, perchè non vogliamo più pagare l’enorme prezzo che stiamo già pagando?».E’ vero infatti, secondo Draghi ”che i problemi generati dalle banche troppo grandi stanno peggiorando e ciò comporta delle ripercussioni sull’industria finanziaria che sta diventando sempre più concentrata.
Ma, intanto, proprio ai fini di come ottenre il risanamento dei troppo grandi, ha rimarcato il numero uno di Palazzo Koch, il sistema italiano può essere visto come un modello per evitare il fallimento di istituzioni finanziarie con rischio sistemico, sulle quali si stanno interrogando le autorità in tutto il mondo. «Occorre infatti puntare a trovare un meccanimso e delle risorse che permettano alla banca di continuare le sue attività core. Questa é la cosa più importante e si può fare. Molti Paesi hanno questo tipo di meccanismi, in Italia lo abbiamo e lo abbiamo usato diverse volte, e non è mai falito nessuno negli ultimi 25 anni. Non sto dicendo che il nostro meccanismo é il migliore - ha concluso Draghi - ma può essere una soluzione » .
Il Governatore ha in ogni caso ricordato ieri quali sono i prossimi, essenziali passaggi di quel Financial stability board per il quale tutti gli studiosi e i banchieri qui convenuti hanno sottolineato (nella hit parade delle priorità finanziarie è stata votata al secondo posto) l’esigenza di un rafforzamento dei poteri. Il primo è quello che sarà compiuto entro il gennaio del 2010 quando il Comitato di Basilea proporrà le nuove regole sui requisiti di capitale e prociclicità, nonchè i nuovi standard ai quali le istituzioni finanziarie dovranno attenrsi in materia di liquidità.