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 2009  dicembre 09 Mercoledì calendario

Dal dio Po a ultrà del presepe la conversione lampo dei lumbàrd- Con un Pinocchio al guinzaglio e ben due Soli delle Alpi scolpiti sopra la testa, il Gesù bambino della Padania benedice idealmente il White Christmas o bianco Natale di Coccaglio, Bs, dove previo incoraggiamento del ministro dell´Interno, il mistero della Natività coincide con la cacciata dei clandestini

Dal dio Po a ultrà del presepe la conversione lampo dei lumbàrd- Con un Pinocchio al guinzaglio e ben due Soli delle Alpi scolpiti sopra la testa, il Gesù bambino della Padania benedice idealmente il White Christmas o bianco Natale di Coccaglio, Bs, dove previo incoraggiamento del ministro dell´Interno, il mistero della Natività coincide con la cacciata dei clandestini. Opera del pittore iper-surrealista della Padania Luigi Regianini, già autore di fondali rupestri con scene e divinità celtiche, nel gennaio scorso il bambinello leghista toccò in premio al primo classificato dell´ormai tradizionale concorso lanciato dalla Padania per il miglior «presepe della tradizione». Nel 2005 il quotidiano di via Bellerio scoprì che i pupazzetti e le decorazioni in commercio provenivano dalla Cina: «Natale giallo» tuonò sdegnato notificando ai suoi lettori che quella tradizione era «sempre più» a rischio di scomparsa. L´allarme poteva anche suonare un po´ incongruo, e non solo o non tanto perché proprio allora il presepio entrava in grande spolvero nelle sedi istituzionali, nell´atrio di Montecitorio con tanto di visita del cardinal Ruini, come pure a Palazzo Madama, dove l´allora presidente Pera notificò alla pubblica opinione che l´aveva allestito lui stesso, con le sue manine e la degna collaborazione della figlia del Segretario generale, di anni otto, o nove, l´età era comunque specificata nell´indimenticabile nota presidenziale. No. La stranezza dell´intemerata leghista era semmai da mettersi in relazione con le accese polemiche scatenate da Bossi, prima del coccolone, contro il Vaticano, il Papa, i «vescovoni», la Chiesa centralista di Roma; e ancora di più con la sbandata neo-pagana, ancora fresca di Dio Po e di altre baracconate celtiche e idolatrie pseudo-druidiche culminate in certi fantastici rituali su cui i giornali avevano inzuppato il pane con risultati sconcertanti. Un anno, nel raccogliere l´acqua santa sul Monviso, Bossi era inciampato e stava per infilare il piede in una pozza; quindi l´ampolloforo, corsi i primi chilometri con il prezioso liquido, s´era fermato a far bisboccia; poi forse, a Venezia, l´ampolla s´era rotta, ma ce n´era un´altra. L´allarme padano sul del presepe - peraltro a quei tempi effettivamente minacciato da provocatorie immissione di statuine di Moana o di Barbie gay - si combinava con il ricordo delle bizzarre cerimonie nuziali, anch´esse di natura «celtica», con tanto d´invitati in kilt, cui s´erano sottoposti il ministro Castelli e l´ineffabile Calderoli. In quest´ultimo caso si è poi risaputo (grazie ad Adalberto Signore e Alessandro Trocino, Razza Padana, Rizzoli, 2008) che le fantastiche formule rituali se l´era inventate la sposa di Calderoli, Sabina Negri, di lì a poco bionda mattatrice televisiva di Markette. Ma ecco che nel lasso di un paio d´anni Castelli se ne andava scalzo in pellegrinaggio a Medjogorije e Calderoli, mutato anche negli affetti, si mette a rubare il mestiere ai cardinali. Lo stesso Bossi, totus politicus, ogni tanto esterna le sue nuove convinzioni religiose. Di recente così ha esortato un giornalista: «Lo scriva che fuori da casa mia ho fatto mettere un crocifisso di legno. E´ un portafortuna. Ogni volta che vado via lo tocco». Vero è che la Lega ha un elettorato molto cattolico, per quel che vale oggi la parola: ma il suo gruppo dirigente ondeggia tra il moderatismo filo-establishment vaticano del senatore Leoni e il tradizionalismo infuocato e vandean-lefebvriano di Borghezio, che giusto ieri ha inaugurato un presepio al pianoterra del Parlamento Europeo, con processione finale per Bruxelles. Le due linee convivono, un po´ come succede per i fedeli dei celti e per quell´altra tradizione, ancora più ermetica e per pochi intimi, che trova nutrimento nei cerchi magici, le simbologie esoteriche, i draghi verdi e quant´altro appare in certi murales nei bar della campagna mantovana (cfr Giovani Granucci, Il marchio della Bestia è tra noi, Arterigere, 2009). E insomma, per farla breve: l´impressione è che l´assai variabile religiosità della Lega prescinde dalla fede in senso stretto, ma la utilizza piuttosto come un dispositivo che corrisponde all´identità. Così il presepio da combattimento non è solo instrumentum di potere, ma prefigura, insieme all´intemerata contro Tettamanzi, una forma di cristianesimo popolare di rito padano. Questo ha da essere visibile sotto Natale in ogni comune: «Per riaffermare con forza i valori cristiani» eccetera; «per lanciare un forte, preciso segnale agli ambienti "laicisti"» e così via. O è ingenua o è furbissima la Moratti allorché, passando in rassegna con Bossi quei cento metri quadri di presepe nel cortile d´onore di Palazzo Marino, l´ha definito «simbolo d´amore». Secondo la Padania è invece «un argine sicuro all´inondazione musulmana», «uno sbarramento all´invasione» e via di seguito. Di certo Fini, che ieri ha richiamato gli immigrati fuori e dentro la grotta di Beetlemme, ha capito il gioco. Così come le gerarchie ecclesiastiche, che su queste faccende potenzialmente scismatiche hanno l´occhio lungo e allenato. In mezzo resta il bambinello padano, poverino. Dal paganesimo all´eresia prima ancora di scendere dalle stelle sulle miserie dell´umanità.