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 2009  dicembre 09 Mercoledì calendario

Copenhagen e le iniziative pratiche che si possono fare - Il riscaldamento terrestre è diventato un mantra

Copenhagen e le iniziative pratiche che si possono fare - Il riscaldamento terrestre è diventato un mantra. Certo, certissimo, imminente. Chi osa opporsi a questo dictat, sia pure solo con qualche domanda, viene subito giudicato un revisionista impenitente che nega l’evidenza e sàbota il progresso. Uno da isolare, prima che diffonda il contagio del dubbio, a danno delle necessaria e imperativa certezza, sia sulla diagnosi del male che sulle terapie da applicare. E questo lo si dice in nome di una scienza che più scienza di cosi non c’è. Dimenticando però che la scienza (al contrario delle religioni) non è l’àmbito della certezza, ma del dubbio. Un dubbio costante, che è il motore che sta alla base del progresso. La scienza non può e non deve silenziare chi dissente ma deve solo dimostrare che egli ha torto. Galileo Galilei, in tempi più oscuri di quelli che stiamo vivendo, ebbe ragione ma dovette andare contro le unanimi certezze del suo tempo. E, in modo ineccepibilmente metodologico, il filosofo austriaco Karl Popper, ribadì il tema quando ricordò che qualsiasi acquisizione scientifica è, per definizione, provvisoria. cioè in attesa del suo superamento da parte di altre verità (anche queste provvisorie) che però sono più vere di quelle che erano state ritenute tali in precedenza. Il cammino della scienza, per Popper e per i fatti, è quindi un cammino, non di certezze inossidabili e indiscutibili, ma di falsificazioni delle verità parziali acquisite in precedenza. Che quest’anno gli uragani non siano mai stati così poco numerosi, che la temperatura del globo non sia cresciuta dal 1998, che il ghiaccio dell’Antartide aumenti, sono fatti irrilevanti per i talibani del riscaldamento globale, da non discutere. C’è fretta di decidere. Les jeux son fait_ rien ne va plus, i giochi sono fatti_ niente va più , come si dice al casinò quando non si può più puntare. I mari si alzano, i Poli si sciolgono, Londra verrà sommersa, i bambini moriranno di fame. Che altro volete? Scucite subito una prima tranche 150 miliardi di euro. Alimentate, subito, la ricerca. Cioè noi. Non conta che ieri il New York Times abbia aperto la sua prima pagina rivelando le e-mail che si sono scambiati gli scienziati del Centro di ricerca sul clima dell’università di East Anglia per truccare i dati che davano fastidio alle loro tesi. Intanto, in attesa di abbrustolirci (forse) stiamo sicuramente soffocando di inquinamento. I soldi servirebbero per fare metropolitane, treni per pendolari, jumbo tram, corsie riservate, mega parcheggi di interconnessione al fine di inibire il traffico privato nelle grandi città, nuovi boschi urbani. Oh, pardon. Dimenticavo che questi ultimi producono un sacco di anidride carbonica.