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 2009  dicembre 09 Mercoledì calendario

Prigioni all’ancora in otto città - Pazienza se qualcuno continuerà a evocare il fantasma di Alcatraz

Prigioni all’ancora in otto città - Pazienza se qualcuno continuerà a evocare il fantasma di Alcatraz. Il piano sull’emergenza carceraria è maturo per essere esaminato da uno dei prossimi consigli dei ministri e porterà avanti la discussa proposta delle carceri galleggianti. Sono già stati individuati persino i siti dove ancorare le chiatte. Si tratta di otto città portuali, nelle quali sono presenti aree dismesse, banchine inutilizzate ed ex arsenali militari: Bari, Civitavecchia, Genova, Gioia Tauro, Livorno, Napoli, Palermo e Ravenna. Ormai, infatti, non è più questione di se, ma solo di quando. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, incalzato dal commissario straordinario per l’edilizia carceraria, Franco Ionta, ha chiesto la corsia preferenziale e ha buone chance di ottenerla sull’onda dell’emergenza e dell’allarme lanciato dall’Istat, che conferma quanto le cronache raccontano con cadenza quasi quotidiana: le carceri italiane stanno scoppiando e il numero di suicidi sta esplodendo. Anzi, in molti casi sono già scoppiate: stando al rapporto Giustizia pubblicato a fine novembre dell’istituto di statistica, la capienza regolamentare «risulta ampiamente superata», ovunque, dalla Sicilia al Trentino, con il caso estremo dell’Emilia Romagna, dove ci sono 100 posti letto ogni 179 detenuti, e le sole eccezioni di Umbria e Valle d’Aosta. Ce n’è a sufficienza, insomma, per non liquidare con una battuta il ricorso alle floating jail, una novità assoluta per l’Italia ma una realtà collaudata in altri Paesi industrializzati, come Usa e Olanda. Non si pensa a ferry boat riconvertiti, come quello ancorato nel 1987 a New York, nell’east River davanti a Rikers Island. Né, tantomeno a fortini irraggiungibili e sinistri stile la celebre prigione nella baia di San Francisco, come teme il sindaco di Genova, Marta Vincenzi. Stando almeno all’unico progetto presentato finora al governo, firmato Fincantieri, le prigioni galleggianti ricorderanno semmai le placide chiatte ancorate nei canali di Amsterdam. Il dossier che il gruppo cantieristico guidato da Giuseppe Bono ha approntato in tempo record è tuttora l’unico in mano al guardasigilli Alfano e a Ionta, che è anche a capo del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Nel frattempo, ci sono stati ritocchi e aggiustamenti per prevenire i problemi riscontrati dalle strutture utilizzate negli altri Paesi, tanto che alla fine le previsioni di costo sono state viste al rialzo rispetto all’affrettata stima iniziale di 50 milioni per ogni floating jail. Adesso, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, si parla di una cifra tra 90 e 100 milioni, che moltiplicata per le otto strutture pensate dal piano Alfano porterebbe il conto finale intorno a 800 milioni. Ben oltre, perciò, i 500 milioni stanziati per ora dalla manovra alla voce edilizia carceraria. Ma già qualcosa. In attesa del riscontro di Palazzo Chigi, Fincantieri tiene duro. Le commesse latitano e dopo il boom del 2007 quest’anno il settore della cantieristica deve misurarsi con un calo dell’81% nella domanda di nuove navi. Ovvio che la prospettiva di un ordine così importante sarebbe una boccata d’ossigeno per il gruppo, come hanno ben compreso i lavoratori dei cantieri liguri e la Cisl, ormai apertamente schierati a favore del progetto. La proposta più aggiornata è quella cosiddetta a torre, con una capienza di 640 detenuti, divisi in 320 celle doppie di circa 14 metri quadri (vedere rendering in pagina). La chiatta, o per dirla con i tecnici Fincantieri «la piattaforma perennemente ormeggiata a una banchina in un’area protetta dai flutti», avrà aule didattiche, laboratori, mense, sala d’aspetto con area giochi per i bambini, e spazi all’aperto, oltre al consueto corredo di uffici, sala colloqui, area accettazione e immatricolazione dei detenuti, e infermeria. E potrà essere riconvertita facilmente ad altri usi per la protezione civile. «In analogia con la progettazione delle navi da crociera, sulle basi delle peculiari esigenze della reclusione e della gestione dei detenuti», si legge nel dossier presentato al governo. «Fincantieri ritiene possibile la realizzazione di strutture penitenziarie galleggianti in grado di rispondere in brevissimo tempo all’emergenza del sovraffollamento». Gli ingegneri del gruppo contano di poter ulteriormente accorciare i tempi di realizzazione, riducendoli da 24 a 20 mesi.