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 2009  dicembre 09 Mercoledì calendario

La Grecia sull’orlo della bancarotta - La Grecia ieri è stata declassata da Fitch. Le borse europee hanno accusato il colpo, chiudendo in ribasso, preoccupate anche per l’inatteso calo della produzione industriale in Germania (-1,8% a ottobre su base mensile) e la situazione in Dubai (vedere articolo a pagina 4)

La Grecia sull’orlo della bancarotta - La Grecia ieri è stata declassata da Fitch. Le borse europee hanno accusato il colpo, chiudendo in ribasso, preoccupate anche per l’inatteso calo della produzione industriale in Germania (-1,8% a ottobre su base mensile) e la situazione in Dubai (vedere articolo a pagina 4). Milano ha ceduto l’1,7% come Francoforte, Parigi l’1,4%. La piazza peggiore d’Europa è stata ovviamente Atene (-6%), zavorrata in particolare dalle banche, che hanno indebolito i titoli del settore in tutto il Vecchio Continente. Anche l’euro ha perso terreno nei confronti del dollaro, fino a 1,4683 e di conseguenza il petrolio è sceso a 72,62 $. Fitch ha dunque tagliato il rating sul debito pubblico della Grecia portandolo a BBB+ da A- con outlook negativo. la prima volta da dieci anni che il debito sovrano greco scende sotto il grado A e ora è al livello più basso di tutti i Paesi di Eurolandia. Fitch ha spiegato che il downgrade è stato deciso a causa delle preoccupazioni sulle prospettive a medio termine delle finanze pubbliche, considerata la scarsa credibilità delle istituzioni finanziarie e della classe politica. Per l’anno prossimo il rapporto deficit/pil è previsto al 12,7%, mentre il debito pubblico ammonterebbe al 125% del pil. Il ministro delle finanze, George Papacostantinou, ha reagito affermando che il downgrade è colpa del governo precedente, mentre l’esecutivo attuale ha già «chiaramente affermato», assicurando che «se sarà necessario, nel corso del 2010 verranno adottate misure addizionali per ridurre il deficit in linea con le nostre aspettative e se possibile andare oltre». Il governatore della Banca centrale, George Provopoulos, ha sottolineato che i titoli di Stato continueranno a essere accettati dalla Bce come collaterale (ma Royal Bank of Scotland sostiene invece che nel 2011 rischiano seriamente di non essere più accettati e ha calcolato che la Grecia ha 47 miliardi di euro di attività fornite alla Bce come collaterale a garanzia dei prestiti) e ha definito «esagerate» le preoccupazioni sulle condizioni delle banche greche. Anche il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, getta acqua sul fuoco, ribadendo che la Grecia non corre nessun rischio di bancarotta. Ma in serata il commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, ha implicitamente ammesso la gravità della situazione, dichiarando che la Commissione europea «sta monitorando la situazione della Grecia da molto vicino, in stretto contatto con il presidente dell’Eurogruppo, ed è pronta ad assistere il governo greco nel mettere a punto un programma di risanamento e di riforme complessivo, nel quadro delle misure previste dal trattato per gli Stati membri della Zona euro», aggiungendo che «la situazione difficile in uno Stato membro dell’Eurozona è questione che riguarda tutta Eurolandia». Ieri, intanto, il costo per assicurarsi dal default di 10 milioni di dollari in titoli di Stato greci è salito a 210 mila dollari l’anno dai 190 mila del giorno precedente e dai 149 mila di un mese fa, superando paradossalmente quello della Turchia, Paese che da decenni attende invano di essere ammesso nell’Unione europea. Il differenziale fra i rendimenti dei decennali greco e tedesco è balzato al massimo da sette mesi e mezzo, a 230 punti base. Era 195 alla chiusura di lunedì, giorno in cui Standard & Poor’s aveva deciso di mettere la Grecia sotto osservazione per un possibile declassamento. I rendimenti dei titoli di Stato decennali della Grecia sono schizzati al 5,34%, mentre quelli dell’Irlanda, altro Paese considerato a rischio, al 4,84% livello decisamente superiore a quello dell’Italia, cioè il 3,97%. Secondo Peter Vanden Houte, capo economista per Eurolandia di Ing, il downgrade di Fitch del debito sovrano greco a BBB+ ha risvegliato i timori che «un eventuale default all’interno dell’Unione monetaria è possibile». Se la situazione dovesse precipitare, secondo l’economista di Ing, i Paesi di Eurolandia non avrebbero alternative se non quella di intervenire in aiuto del governo ellenico perché «la crisi di fiducia per gli altri Paesi di Eurolandia sarebbe un prezzo troppo alto». Gli altri 15 governi di Eurolandia potrebbero quindi effettuare un salvataggio «simile a quelli del Fondo monetario internazionale», cosa già ventilata per l’Irlanda all’inizio del 2009, con la Germania che per prima si era fatta avanti per un possibile prestito (ma alla fine non ce n’era stato bisogno). Michael Sneyd, economista di Barclays Wealth, ha gettato acqua sul fuoco evidenziando che «i debiti della Grecia sono pari al 2% del pil di Eurolandia, pertanto, in caso di bancarotta, un salvataggio sarebbe fattibile e probabile».