Angela Zoppo, Milano Finanza 09/12/2009, 9 dicembre 2009
Subito bagarre sul nuovo nucleare - Verdi, PD e Prc sul piede di guerra dopo le anticipazioni di mf sulla mappa delle centrali - A Montalto i primi due reattori Epr Le imprese Federacciai pronte a entrare nelle joint venture controllate da Enel - Scoppia la grana nucleare
Subito bagarre sul nuovo nucleare - Verdi, PD e Prc sul piede di guerra dopo le anticipazioni di mf sulla mappa delle centrali - A Montalto i primi due reattori Epr Le imprese Federacciai pronte a entrare nelle joint venture controllate da Enel - Scoppia la grana nucleare. Dopo che ieri MF-Milano Finanza ha anticipato la lista dei siti dove potrebbero sorgere i primi quattro reattori italiani, rivelando che in pole position ci sono proprio quelli dismessi dopo il referendum del 1987, sul fronte politico l’atmosfera si è improvvisamente surriscaldata. I Verdi sono di nuovo sul piede di guerra e minacciano sit-in e manifestazioni di protesta davanti alle aree destinate ai cantieri dei reattori. Il presidente, Angelo Bonelli, ha diffuso una nota riprendendo la mappa pubblicata da MF-Milano Finanza, ma attribuendola all’Enel, scatenando così la reazione del gruppo che ha seccamente smentito di aver inviato al governo alcuna lista. L’amministratore delegato Fulvio Conti del resto ha sempre dichiarato di attendere l’istituzione dell’agenzia per la sicurezza nucleare prima di fare passi ufficiali. Bonelli ha replicato («L’Enel mente sapendo di mentire, la scelta del nucleare è sciagurata»), preconizzando la militarizzazione delle aree dove sorgeranno le centrali e chiamando alla «mobilitazione democratica». Insomma, la miccia è accesa. Sul fronte politico, dopo una tregua apparentemente dovuta al fatto che il governo non ha ancora fatto grandi passi avanti sull’atomo, c’è di nuovo una grande agitazione. Il Partito democratico, a sua volta, è tornato a chiedere che il governo faccia dietrofront e si converta alle fonti rinnovabili, mentre Rifondazione comunista ha fatto sapere che manderà all’aria le coalizioni allo studio per le regionali 2010 se non saranno unite nel no al nucleare. Sul fronte industriale si va avanti. Secondo indiscrezioni, i tecnici inviati da Edf avrebbero già effettuato sopralluoghi su almeno tre dei nove siti selezionati insieme ai colleghi dell’Enel: Trino Vercellese (Vercelli), Montalto di Castro (Viterbo) e Borgo Sabotino (Latina). Dei tre, uno in particolare avrebbe suscitato l’interesse dei francesi, che lo riterrebbero così idoneo da pensare di installarci non uno, ma ben due reattori Epr, la coppia testa di serie da avviare alla produzione entro il 2020: si tratta di Montalto di Castro. Oltre ad aver superato i test geologici (non è a rischio alluvioni, frane e terremoti), l’area nel viterbese avrebbe passato a pieni voti anche l’esame dei requisiti richiesti dai nuovi reattori di produzione Areva-Siemens, ossia vicinanza al mare, scarsa densità di popolazione e lontananza da altri insediamenti industriali. C’è poi un altro aspetto che va a favore della candidatura viterbese, perché semplificherebbe i passaggi procedurali per ottenere le autorizzazioni. Rispetto alle altre ex centrali nucleari in decommissioning che sono ormai di proprietà Sogin (Trino Vercellese, Caorso, Garigliano di Sessa Aurunca e Latina), a Montalto c’è ancora in attività la centrale termica Alessandro Volta, in quota Enel. Nel progetto italo-francese l’impianto verrebbe chiuso e rimpiazzato con i primi due Epr da 1.600 megawatt ciascuno. A quel punto resterebbero da individuare solo un paio di siti per gli altri due reattori, che verrebbero invece installati singolarmente, per completare il programma congiunto da 6.400 megawatt e 18 miliardi di investimenti sottoscritto nel febbraio scorso con Edf. La scelta è vasta: oltre alle centrali dismesse prima e dopo il referendum del 1987, si pensa ad altre quattro aree che rispondono ai requisiti geologici: Monfalcone (Gorizia), Termoli (Campobasso), Palma (Agrigento), e Oristano. A riprova che il ritorno dell’Italia al nucleare è ormai avviato, c’è anche l’interesse espresso dalle imprese di Federacciai a diventare partner delle previste joint venture a maggioranza Enel che verranno costituite (una per ogni Epr) con l’obiettivo di gestire l’esercizio dei reattori. L’invito ai grandi energivori è partito direttamente dall’ex monopolista, ed è stato subito accolto dal presidente della federazione, Giuseppe Pasini. «Siamo molto favorevoli a entrare nelle joint venture che gestiranno i reattori», ha detto Pasini a nome delle circa 150 imprese siderurgiche associate. Per le aziende del settore, che lamentano gli alti costi della bolletta, sarebbe anche un modo per assicurarsi energia a prezzi d’ingrosso. Una soluzione del genere, per esempio, calzerebbe a pennello ad Alcoa, che da tempo minaccia di chiudere gli stabilimenti italiani a meno di non aver garantita una fornitura a 30 euro per megawattora. La fase di sviluppo dei progetti, con gli studi di fattibilità, verrà invece gestita da Enel ed Edf, attraverso la newco paritetica Sviluppo Nucleare Italia costituita lo scorso luglio. I due gruppi agiranno come ingegneri di progetto, senza ricorrere ai general contractor. L’ex monopolista energetico italiano, attraverso il responsabile del dossier nucleare, Livio Vido, ha già avviato contatti anche con Federprogetti. Le imprese dell’ingegneria e dell’impiantistica, secondo il presidente Fabrizio Di Amato, sono pronte ad affiancare il gruppo di Conti «nella prequalifica di tutta la filiera che lavorerà negli appalti del nucleare». L’esperienza non manca, visto che una trentina di fornitori italiani sono già all’opera nel cantiere francese di Flamanville, dove sorgerà il primo dei cinque Epr transalpini programmati da Edf. Altre 20 aziende made in Italy sono impegnate anche nel cantiere finlandese di Olkiluoto. Il giro d’affari che si prospetta per la categoria è allettante: le forniture meccaniche, infatti, rappresentano la categoria merceologica che incide maggiormente, fino al 30%, sul costo complessivo del reattore, che oscilla tra 4 e 4,5 miliardi.