Il Messaggero 9/12/2009, 9 dicembre 2009
VANESSA, STRANGOLATA A 20 ANNI. L’ASSASSINO: MI AVEVA RESPINTO
Respinto per un amore mai corrisposto, nemmeno esistito, ha ucciso strangolandola l’amica, Vanessa Simonini, 20 anni, trovata morta ieri vicino al fiume Serchio a Gallicano (Lucca) dopo una notte di ricerche. Per cercarla si è mossa anche la protezione civile, i familiari pensavano a un incidente stradale dopo l’allarme dato da un’amica che l’aspettava e non riusciva a rintracciarla. Invece era stata ammazzata. A mani nude. I carabinieri hanno fermato e poi arrestato il suo accompagnatore, Simone Baroncini, 35 anni di Pisa, muratore, che dopo quattro ore di interrogatorio ha ceduto, confessando l’assassinio. L’hanno arrestato per omicidio volontario.
«Mi ero invaghito di lei», ha raccontato agli investigatori: ha tentato un approccio mentre la accompagnava a una festa. Vanessa ha reagito e lui non si è controllato, ha perso la testa: le ha messo le mani al collo e ha stretto fino a ucciderla. Tutto per un’infatuazione non ricambiata. «Pensavo che fosse svenuta», ha detto durante la confessione dopo aver negato, inizialmente, di essere l’assassino. Ma troppi elementi non tornavano come il dover spiegare perché aveva steso il corpo di Vanessa Simonini sul terreno accanto alla sua auto vicino al Serchio o la falsa aggressione detta al 112. «Ci hanno aggredito degli uomini incappucciati», aveva telefonato alle 1.20 alla centrale operativa. Era una simulazione malriuscita, ripetuta alla prima pattuglia andata sul posto. Altro falso, il tentativo di suicidarsi mettendo il naso vicino al tubo di scappamento della sua auto. Lo hanno tradito troppi particolari, come un vistoso graffio alla guancia sinistra procuratogli dalla ragazza nel tentativo estremo di difendersi. Vanessa, infatti, ha lottato e l’autopsia dirà come. Lo strangolamento è avvenuto in un luogo diverso da dove è stato ritrovato il cadavere. Accompagnatore e vittima anziché recarsi a casa di Tania, l’amica che ha dato l’allarme, per andare tutti ad una festa, hanno deviato dal percorso. Baroncini ha appartato l’auto in una stradina e ha tentato di palpeggiare Vanessa. Avances subito respinte. Lei, indispettita, lo ha graffiato ma non è riuscita a divincolarsi dalla presa. Baroncini si è poi spostato col cadavere alcuni chilometri e vicino al fiume ha inventato l’aggressione. I carabinieri lo hanno trovato scalzo. Anche Vanessa aveva perso le scarpe.
«Erano visti spesso assieme, erano tutti amici da molto tempo - ha detto la sorella Simona - ma tra i due non c’era alcuna relazione». Poi si sfoga: «Neanche le bestie uccidono così. Conoscevamo quel ragazzo di vista. Ma non avremmo mai immaginato che potesse agire così contro mia sorella». Per i genitori, lui muratore, la madre assistente domiciliare, «è impensabile che la nostra Vanessa possa essere stata uccisa. stata una follia».