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 2009  dicembre 04 Venerdì calendario

Il 25% degli italiani senza prestiti bancari, un vuoto che vale 50 mld- Il numero è a dir poco allarmante

Il 25% degli italiani senza prestiti bancari, un vuoto che vale 50 mld- Il numero è a dir poco allarmante. In Italia, secondo una stima della Banca mondiale, il 25% della popolazione non ha accesso ai canali ordinari del credito. uno dei livelli più alti dell’Unione europea. Per dirla in termini un po’ più crudi, un italiano su quattro non è considerato dagli istituti bancari in possesso dei requisiti minimi per potere usufruire di un prestito. Una vera beffa, soprattutto se si pensa che questo 25% chiede al sistema bancario, evidentemente invano, la movimentazione di risorse per la bellezza di 50 miliardi di euro. Cifra enorme, solo in piccolissima parte coperta dall’intervento del microcredito che riesce ad attivare non più di 50 milioni di euro. Parliamo dello 0,1% di quello che sarebbe necessario, anche se gli operatori del settore si sono dati un obiettivo importante: coprire almeno il 10% del fabbisogno, ovvero garantire erogazioni per 5 miliardi di euro, rispetto ai quali i 50 milioni messi oggi a disposizione rappresentano solo l’1%. I numeri sono stati illustrati in tutta la loro crudezza ieri a Roma, durante una conferenza stampa organizzata da Ritmi, la rete italiana della microfinanza, presieduta da Daniele Ciravegna, a cui aderiscono alcune delle più avviate realtà del settore, come l’associazione Micro Progress onlus. Certo, si tratta di un segmento che in Italia stenta ancora a svilupparsi nella maniera dovuta. Nel mondo l’attività è assurta agli onori della cronaca soprattutto grazie alla Grameen Bank (che in bengalese significa banca del villaggio), l’istituto fondato dal premio Nobel Muhammad Yunus. L’idea di base è quella di concedere prestiti di importi limitati senza chiedere le garanzie normalmente pretese dalle banche ordinarie. Il principio, debitamente attenuato, è che si concede un prestito sulla fiducia. Questa, però, è la teoria. Nella pratica in Italia il microcredito è ancora poco diffuso, nonostante Ritmi e le 21 organizzazioni che in essa si raccolgono. Tra i motivi di questa lenta diffusione c’è innanzitutto uno scarso interesse da un punto di vista politico. Per non parlare delle difficoltà che le realtà italiane incontrano nel reperimento delle risorse necessarie a sostenersi e nel dotarsi di un’organizzazione adeguata. Quasi tutti gli interlocutori oggi esistenti, infatti, hanno la forma giuridica dell’associazione o della fondazione, di sicuro non il massimo per operare con più efficienza. Ma il dibattito sulle forme giuridiche più adatte, soprattutto in alcune realtà, è ben avviato e presto potrebbe dare i suoi frutti. Da questo punto di vista sarebbe importante che l’Italia si dotasse di una legislazione più adeguata per tutto il settore del microcredito e della microfinanza. La Francia, da questo punto di vista, è molto più avanti di noi. Non per niente la realtà transalpina può vantare la presenza di autentiche finanziarie che si occupano di erogare prestiti al di fuori del normale circuito bancario. Il risultato è che in Francia solo il 2% della popolazione non riesce a ottenere risorse. E la politica nostrana, ieri, era rappresentata dal presidente del Comitato nazionale italiano per il microcredito, Mario Baccini. Per l’ex ministro della funzione pubblica oggi è indispensabile una sorta di cabina di regia che coordini i tanti organismi presenti sul territorio nazionale.