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 2009  dicembre 07 Lunedì calendario

Gianfranco Ravasi, 500 curiosità della fede, Mondadori 2009. Adamo. In ebraico non è un nome proprio, ma indica in generale l’umanità

Gianfranco Ravasi, 500 curiosità della fede, Mondadori 2009. Adamo. In ebraico non è un nome proprio, ma indica in generale l’umanità. Il termine è connesso a una radice che evoca il color ocra dell’argilla, ”edom, e il terreno, ”adamah, con cui l’uomo è stato plasmato, secondo il racconto della Genesi. La donna è hawwah, Eva, cioè la «vivente», la madre della vita. Arcobaleno. In ebraico è qeshet, come l’arco da guerra: appare dopo il diluvio ed è segno dell’alleanza tra Dio e l’umanità. l’arma che il Signore depone dopo il giudizio sul peccato degli uomini. Beelzebul. Indicava in origine un dio venerato dai filistei e significava «signore principe». In ebraico venne deformato in Beelzebub (forse «signore delle mosche») per disprezzo, e passò a designare il principe dei demoni. Benedizione. La radice ebraica che indica il «benedire» (brk) rimanda al «ginocchio», ma non tanto per indicare la genuflessione del benedetto. ”Ginocchio” è infatti un eufemismo per esprimere la sessualità: la benedizione divina nelle società di tipo rurale e nomadico si manifestava soprattutto nella fecondità della famiglia e degli allevamenti e nella fertilità della campagna. Canto del gallo. Una delle scansioni della notte, divisa in quattro parti da tre ore ciascuna, secondo l’uso romano: tramonto, mezzanotte, canto del gallo (dalle ventiquattro alle tre) e alba. Cherubini. Il termine ebraico kerûb viene dalla Mesopotamia, dove indicava esseri alati per metà animali che custodivano le aree sacre. Israele li trasforma in messaggeri del Signore, ma sono comunque molto diversi dalla tradizionale iconografia cristiana che li ha dipinti come graziosi bambini paffuti. Inferi. Nel Nuovo Testamento, per indicare il luogo in cui finiranno i malvagi dopo la morte, si fa ricorso alla Geenna, valle malfamata a occidente di Gerusalemme dove si incenerivano i rifiuti della città e si celebravano culti infami. Ira. La collera rabbiosa è uno dei sette vizi capitali, ma lo sdegno nei confronti del male e dell’ingiustizia è una virtù. Perciò nella Bibbia Dio è spesso segnato dall’ira, espressa con il vocabolo ebraico ”af, che rimanda allo sbuffare dalle narici. Lebbra. Secondo la «teoria della retribuzione», a ogni malattia corrisponde una colpa. La lebbra, considerata particolarmente infettiva e contagiosa, era ritenuta frutto di un delitto grave. Perciò il lebbroso era trattato come uno scomunicato e giudicato immondo. Lievito. Ha due significati simbolici: da una parte è segno di efficacia, perché fa crescere la pasta, d’altro canto però può diventare emblema di corruzione (tanto che il pane pasquale doveva essere azzimo, non lievitato). Manna. Sostanza resinosa che cola da una particolare pianta di tamerice che cresce nel Sinai. Per la Bibbia – che ne spiega il nome con l’ebraico man-hû?, «che cos’è?» - è il segno dell’amore paterno di Dio che nutre il suo popolo nel deserto. Numero. Nella Bibbia il 7 è simbolo della pienezza, in ebraico ha la stessa radice di «giuramento», «promessa» divina. per eccellenza la cifra di Cristo e di Dio: Cristo invia 7 lettere ad altrettante Chiese, apre 7 sigilli; Dio ordina a 7 angeli di far squillare 7 trombe e ad altri 7 angeli di versare 7 coppe, ecc. Il 6, invece, è segno dell’imperfezione e infatti il numero della Bestia satanica nell’Apocalisse è 666 (600+60+6), multiplo di 6 e somma di multipli di 6. Paradiso. Parola di origine persiana che indicava un giardino recintato. Primogenito. Era sacro a Dio: ritenuto proprietà divina doveva essere riscattato dalla famiglia attraverso il versamento di un’offerta sacrificale. Così fanno Maria e Giuseppe per il neonato Gesù recandosi al tempio. Satana. La parola di origine ebraica ”Satana” ricorre 36 volte nel Nuovo testamento, l’equivalente di origine greca ”diábolos” 37 volte. Satana significa «avversario, accusatore» e indica una specie di pubblico ministero che nel libro di Giobbe siede alla corte celeste e denuncia i peccati degli uomini. Diavolo invece significa in greco «colui che divide»: è il tentatore che cerca di allontanare Dio dall’uomo. Serpente. In Oriente è simbolo sessuale di fertilità. Nella Genesi incarna l’idolatria, ma nel Vangelo di Giovanni è emblema di Cristo crocifisso che salva dal male. Talento. Inizialmente era un’unità di peso, poi divenne anche una moneta molto preziosa. Tanto per capirne il valore: nel Vangelo di Matteo si parla di un uomo debitore di 10.000 talenti (Mt 18,24), ma è una cifra paradossale, perché il bilancio del regno di Erode era di 900 talenti annui. Violenza. Secondo lo studioso Raymund Schwager, nella Bibbia si trovano 600 passi in cui «popoli, re e singoli individui hanno attaccato altri, li hanno annientati o uccisi»; in più di 1.000 passi è l’ira di Dio a scatenarsi «punendo con la morte, la rovina, col fuoco divorante, giudicando, vendicando e minacciando l’annientamento» e in oltre 100 passi è il Signore stesso a «ordinare espressamente di uccidere uomini». Zizzania. All’origine della parola c’è un vocabolo greco che indica una graminacea, detta loglio in italiano, che si diffonde in modo devastante e impedisce la crescita del grano.