Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  dicembre 07 Lunedì calendario

Hillary studia il caso Amanda: valuterò i dubbi sul processo- WASHINGTON – Tre gior­ni fa una zia di Amanda aveva affermato: il Dipartimento di stato si interesserà del caso

Hillary studia il caso Amanda: valuterò i dubbi sul processo- WASHINGTON – Tre gior­ni fa una zia di Amanda aveva affermato: il Dipartimento di stato si interesserà del caso. Sembrava più un auspicio che una notizia. E invece, la famiglia Knox nell’incessante campagna di mobilitazione ha raggiunto il cuore della Washington politica. E al mas­simo livello. In un’intervista alla rete Abc, il segretario di Stato Hillary Clinton ha soste­nuto che «ascolterà chiunque abbia qualche preoccupazio­ne » sulla gestione della vicen­da di Amanda. Ma ha aggiun­to che per il momento non ha espresso «alcun timore» al go­verno italiano. Una sortita provocata dalle domande del giornalista George Stephano­poulos che ha ricordato i duri commenti della senatrice de­mocratica Maria Cantwell ver­so il sistema giudiziario del nostro Paese. Unendosi al coro di prote­ste per il verdetto, l’esponen­te politica aveva sostenuto che la condanna è avvenuta «nonostante un’evidente mancanza di prove» e per un evidente anti americanismo da parte dell’opinione pubbli­ca italiana. Concetti ribaditi sempre ieri dalla Cantwell in­sieme alla delusione: «Erava­mo sicuri di una sentenza di innocenza». Hillary, quasi scusandosi (e non si capisce di cosa), ha affermato che non aveva avu­to il tempo di occuparsi della questione Amanda perché «completamente immersa in ciò che stiamo facendo in Af­ghanistan ». Ma la Clinton vuole recuperare il tempo per­duto: «Mi incontrerò con la senatrice Cantwell e con chiunque abbia qualche pre­occupazione, ma al riguardo non sono in grado di farmi un’opinione». Una promessa che sarebbe stata comunicata dalla famiglia ad Amanda nel carcere di Capanne. I genitori della ragazza spe­rano che sposi la tesi innocen­tista e vogliono soprattutto che faccia sentire il peso della superpotenza sull’alleato. «Ora pretendo che il governo statunitense intervenga nel caso, in caso contrario sarei molto contrariato», sono sta­te le parole del padre, Curt Knox. Una richiesta in sinto­nia con certi appelli lanciati in alcune trasmissioni televi­sive in questi ultimi mesi. Uno su tutti: «Cosa aspetta l’America a mandare un ploto­ne di marines a liberare quel­la povera ragazza?». Come se Amanda fosse finita nelle ma­ni di un regime dispotico. Toni accesi ben lontani dal­la prudenza diplomatica di Hillary Clinton. Il «partito di Amanda», in questi mesi, ha sempre giocato duro pur di ri­baltare l’immagine negativa della giovane e contrastare le accuse. I familiari, gli pseudo investigatori privati in cerca di notorietà, gli avvocati han­no trovato una sponda acco­gliente nei mass media. Le tv hanno quasi sempre fornito una versione a senso unico. Dando la parola a ospiti per i quali la ragazza di Seattle è «vittima» di una giustizia biz­zarra. Trasformando la storia giudiziaria in una «partita» Italia contro Stati Uniti. Sorvo­lando sugli strani comporta­menti di Amanda dopo il de­litto e dimenticandosi che in­sieme a lei è stato condanna­to l’italianissimo Raffaele Sol­lecito. Presentando Perugia come una piccola cittadina di provincia dalla mentalità chiusa. L’offensiva mediatica, pre­vedono gli esperti, non è de­stinata a fermarsi. E continue­rà fino al processo di appello: il partito di Amanda è convin­to questa volta di strappare l’assoluzione.