Mario Ajello, il Messaggero 4/12/2009, 4 dicembre 2009
1993, quell’annus horribilis che ha segnato la politica italiana- ROMA - Indimenticabile quell’anno
1993, quell’annus horribilis che ha segnato la politica italiana- ROMA - Indimenticabile quell’anno. L’annus horribilis. Il 1993. E’ come se quei dodici mesi di 16 anni fa siano di nuovo oggi e di nuovo qui. Non si parla che di loro. Erano anni di piombo e ripiombano con tutto il loro peso terribile nell’Italia che sta appesa alle clamorose rivelazioni di Spatuzza che stanno per andare in scena nell’aula di Torino e provano a scarnificare il Paese di allora e a gettarlo addosso a questa agonizzante Seconda Repubblica che proprio nel ”93 nacque. Non facciamo che rivedere quel film - un kolossal a base di stragi, bombe, processi televisivi, suicidi eccellenti di Tangentopoli come quelli di Raul Gardini e di Gabriele Cagliari, crisi finanziarie, inquisizioni dipietresche e bave alla bocca come nel triste caso di Arnaldo Forlani - nelle deposizioni processuali di queste ore, nelle contese politiche di questi giorni contro Forza Italia che allora cominciò a vedere la luce, nella fine delle speranze per il sistema maggioritario che appunto nel ”93 con il referendum Segni si materializzò nella patria del proporzionalismo ormai sempre più rimpianto rispetto al bipolarismo armato e paralizzante. Fu abolita l’immunità parlamentare, in quella stagione del giustizialismo trionfante, e sedici anni dopo si propone invece di ripristinarlo. Fu l’anno, il ”93, dello sdoganamento di Fini ad opera di Berlusconi - «Se votassi a Roma voterei per lui come sindaco» - e chissà se oggi il Cavaliere non si stia pentendo di aver procurato al quadro politico un protagonista ormai diventato, da ex sodale, rivale. Il ”93 chiama il 2009 ma è diverso in tutto, e per fortuna, se si pensa proprio alle bombe mafiose dei cui mandanti promette di parlare il pentito Spatuzza: quelle romane del Velabro e di via Fauro contro Maurizio Costanzo, quella fiorentina di via dei Georgofili, quella milanese a via Palestro. Dalle stragi al grande patto (presunto e tutto da dimostrare) fra mafia e Stato, il ”93 è un buco nero ancora bisognosissimo di luce. Ma la lotta poliziesca alla grande criminalità, che in questo 2009 sta portando alla cattura quasi quotidiana di boss e colonnelli, ha come antenati l’arresto di Totò Riina il 15 gennaio ”93 e a giugno quello di Raffaele Gangi (uno dei capi di Cosa Nostra che decise di uccidere Salvo Lima). E ancora, fu nel ”93 la prima volta che un Papa, Giovanni Paolo II, ha pronunciato la parola «mafia». La dice ad Agrigento, rivolgendosi apertamente ai boss: «Qui ci vuole civiltà della vita. Lo dico ai responsabili di tanto e troppo male che viene fatto. Convertitevi! Una volta verrà il Giudizio di Dio. E ai giovani dico: scegliete fra Cristo e la mafia». Non c’era bisogno dei metereologi, per capire che i tempi stavano cambiando. Esempio: il 28 aprile del ”93 diventa per la prima volta premier in Italia un non parlamentare. Chi? Carlo Azeglio Ciampi. Alcuni mesi più tardi, siamo ad ottobre, l’Italia intera vede in televisione le dirette del processo Cusani con tanto di autodifesa di Bettino Craxi. Mentre i leghisti sventolavano il cappio nell’Aula di Montecitorio, fra gli applausi del partito di Fini e fa impressione vedere quanto s’erano tanto amati allora gli ex missini e i neo-padanisti e come si disprezzano adesso. Paradossi e rovesciamenti? Eccone un altro. Oscar Luigi Scalfaro, poi diventato girotondino e oggi gran paladino della magistratura senza se e senza ma, è quello che - da Capo dello Stato - il 3 novembre del ”93 fece interrompere i programmi televisivi della Rai e di Mediaset e pronunicò il suo famoso «non ci sto! non ci sto! non ci sto!» a proposito dell’inchiesta sui fondi neri del Sisde che lo vedeva coinvolto. Quanto a Forza Italia che i pentiti di mafia, ora, accusano di essere stata alleata con Cosa Nostra quando ancora non aveva visto ufficialmente la luce, in quell’anno terribile era stata immaginata addirittura da Bettino Craxi. Se è vero che il 4 aprile ”93, il segretario socialista finito nella polvere incitò Berlusconi a creare un nuovo contenitore politico, in grado d’attirare gli ex elettori del pentapartito. Insomma non scoraggiò la nascita di Forza Italia, anche se non era convinto che avrebbe avuto successo. L’anno si chiuse con la sensazione, di tutti ma proprio di tutti, che di lì a poco alle elezioni del marzo ”94 la «gioiosa macchina da guerra» guidata dal Pds avrebbe trionfato e invece è andata come è andata e Achille Occhetto, l’annunciato nuovo padrone d’Italia, s’è ritirato con un grande futuro dietro alle spalle. E comunque il ”93 era finito e insieme a lui aveva chiuso i battenti la Prima Repubblica. Al netto delle stragi, e di tanto altro, viene quasi da rimpiangerla.