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 2009  dicembre 07 Lunedì calendario

Avvertenza: le righe che seguono sono materiale molto pericoloso e rischiano di comportare anche pesantissime accuse - per altro secondo me immeritate - di antisportività, bieca parzialità, menefreghismo e soprattutto deprimente gretteria mentale

Avvertenza: le righe che seguono sono materiale molto pericoloso e rischiano di comportare anche pesantissime accuse - per altro secondo me immeritate - di antisportività, bieca parzialità, menefreghismo e soprattutto deprimente gretteria mentale. Offerto già il petto quindi al plotone d’esecuzione - cui chiedo solo la facoltà dell’ultima parola prima di giustiziarmi - passo ad esporre la tesi: io non sono d’accordo con quanto ha fatto Pillon e non avrei restituito alla Reggina quel gol. Questo non è secondo me Fair Play, termine di cui si fa molto uso, senza però conoscerne a fondo il significato. Posto che porto molto rispetto all’allenatore dell’Ascoli; che non lo condanno affatto; che qualcuno, in situazioni del genere, si trova sempre a prendere decisioni molto scomode, che poi vanno comunque accettate, e che ovviamente trovo allucinante e incivile, come tutti, che la squadra sia stata assediata per un paio di ore alla fine della partita, io non credo che nel calcio si possa rimediare a una scorrettezza (il gol dell’Ascoli segnato per errore ad avversario fermo perché c’era un giocatore a terra) praticamente con un’altra scorrettezza, e cioè fare deliberatamente andare in gol l’avversario senza opporre alcuna resistenza. Così come non mi è piaciuta la prima scena, sono rimasto abbastanza choccato dalla seconda. La trovo una forzatura di comodo del concetto di Fair Play, un accomodamento ipocrita e fuori delle regole di ciò che avviene in campo, un qualcosa di cui non andare poi molto orgogliosi. Io non posso, e ripeto non posso - perché è vietato dalle regole e a sua volta fortemente antisportivo - non fare il mio dovere in partita. E’ indubbiamente una posizione integralista, e quindi per definizione pericolosa, ma è una legge fondamentale dello sport. Un atleta non può andare un po’ meno veloce, saltare un po’ più basso di quanto potrebbe, tirare deliberamente fuori, sbagliare un rigore apposta se per caso è ingiusto: è come una bestemmia per chi crede in dio. E un gol nel calcio non è assolutamente paragonabile a qualsiasi altro evento, un fallo restituito o altri eventi simili: un gol decide spessissimo una partita. E’ lo scopo stesso del calcio. L’episodio si verifica poco tempo dopo il mani di Henry in Francia-Irlanda, dove il Fair Play è stato violentato. L’unica possibilità di metterci rimedio erano l’ammissione di Henry del fallo o un’eventuale ripetizione della partita eccezionalmente acconsentita dalla federazione francese e dalla Fifa. Pure e semplici ipotesi di scuola, per altro, ma le uniche permesse. L’Irlanda ha dovuto accettare un verdetto atroce e soprattutto ingiusto. Al di fuori di quelle ipotesi - non verificatesi - lo sport non consentiva una "riparazione" del danno. Il vero Fair Play, l’essenza stessa dello sport, è accettare quanto avviene in campo o su una pista, accettare anche l’errore, l’imponderabile e talvolta persino l’ingiustizia. Se per tutti Fair Play è stato quello dell’Ascoli di fare andare in gol la Reggina in quella maniera, è stato altrettanto Fair Play, per la Reggina, accettare di segnare a sua volta ad avversari fermi? Se dignitoso ed encomiabile è stato il gesto dell’Ascoli, altrettanto dignitoso ed encomiabile è stato quello della Reggina? Secondo me no. E se la Reggina a sua volta avesse tirato deliberamente fuori, per far vedere che si accontentava semplicemente dell’ammissione dell’errore? Saremmo stati sempre dentro le regole sportive? Secondo me la Reggina era semplicemente nella difficile posizione di doversi arrendere all’errore e se anche il gol subìto fosse stato chiaramente intenzionale, e i giocatori dell’Ascoli avevano deliberatamente sfruttato il fraintendimento in campo, i calabresi avevano il dovere di accettarlo come tale. E’ la legge. Secondo me quel gol segnato ad avversari fermi sono stati dieci secondi di non-sport, di una commedia che mette a posto forse la nostra coscienza ma viola a sua volta lo sport, religione laica con i suoi comandamenti inviolabili. Quanto avviene in un campo di gioco non è - per definizione - rimediabile e aggiustabile al di fuori della legge. Non è una giustizia, è un’altra violazione della giustizia: l’equità nello sport non si può ristabilire a proprio comodo e le regole non possono essere temporaneamente sospese. Detto questo anche io, ovviamente, stringo la mano a Pillon: non sono d’accordo per una questione di principio e di rispetto assoluto dello sport, ma qualcuno, in questi casi, deve pur decidere. Lui si è preso la responsabilità e ha scelto in perfetta buona fede: nessuno può fargliene una colpa grave, va rispettato per questo e i meschini calcoli sulla classifica, fatti dai tifosi, si commentano da soli. f.bocca@repubblica.it