Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  dicembre 07 Lunedì calendario

FRANCO BATTAGLIA PER IL GIORNALE DEL 7/12/2009


«I NEGAZIONISTI DEL CLIMA? VENDUTI». AL GORE VINCE IL NOBEL DELL’IPOCRISIA -

Al Gore ha dichiarato che chi nega la responsabilità umana del riscaldamento globale è pagato dagli inquinatori. Lo stile delle dichiarazioni ricorda quelle del mafioso pluriomicida Spatuzza, che parla tanto per emettere aria - alquanto fetida, in verità - ma con tanti allocchi intorno disposti a respirarla a pieni polmoni. Mentre Al Gore non può offrire dimostrazione alcuna della malafede che, a suo dire, animerebbe quelli che egli chiama negazionisti, noi possiamo offrire ampi indizi della sua malafede. La stessa parola - negazionisti - è deliberatamente usata per evocare un automatico accostamento ai negazionisti dell’Olocausto nazista; il che, se spinto fino alle logiche conseguenze, vorrebbe suggerire la messa sotto processo dei dissidenti in tema di clima per crimini contro l’umanità. Privo di argomenti, insomma, Al Gore ci liquida accusandoci di essere criminali e pagati.
Dico «ci» perché io sarei un negazionista: sono membro dell’N-Ipcc, una istituzione internazionale che ha fornito ampie e documentate prove della totale assenza di responsabilità umana sul clima del pianeta. Ma sto ancora cercando nel mio conto in banca, non avendoli ancora trovati, i proventi di quei pagamenti.
Al contrario, invece, in questi giorni è emersa la colossale frode che proprio ad Al Gore ha fruttato il Nobel per la pace. Dovremmo però dire ri-emersa, visto che è da almeno 10 anni che è noto l’imbroglio. Il suo premio Al Gore lo ha diviso con l’Ipcc, il noto comitato dell’Onu investito del problema climatico. Orbene, l’Ipcc era gravato dal pregiudizio già sul nascere, visto che il suo statuto recitava che compito del comitato era «stabilire, in modo completo, oggettivo, aperto e trasparente, le informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche rilevanti per comprendere le basi scientifiche dei rischi dei cambiamenti climatici indotti dalle attività umane». Insomma, l’Ipcc aveva già deciso che le attività umane influenzano il clima prima ancora di cominciare a operare. Nel suo Primo Rapporto (1990), lacunoso nell’ignorare gli effetti del vapore acqueo, delle nuvole e del sole sul clima della Terra, e ignorando gli scienziati che sottolineavano la lacuna, l’Ipcc «prediceva» ciò che i politici dell’Onu volevano predicesse: il disastro planetario come conseguenza dell’immissione in atmosfera della CO2. Il Secondo Rapporto (1996) si macchiò addirittura dell’infamia di gravi alterazioni nella stesura del Riassunto che fu poi dato in pasto all’opinione pubblica, tant’è che diversi scienziati dello stesso Ipcc protestarono (memorabile è la lettera di denuncia, pubblicata sul Wall Street Journal, di Frederick Seitz, presidente della Società di fisica e dell’Accademia nazionale delle scienze americane). Il Terzo Rapporto dell’Ipcc è invece memorabile per aver fatto proprio e diffuso il famoso grafico «a mazza da hockey» delle temperature medie globali, prodotto della «ricerca» di un inesperto studente, tale Michael Mann (poi subito gratificato con incarichi spropositati al proprio curriculum), il quale aveva cancellato con un tratto di penna sia il periodo caldo medioevale che la successiva piccola era glaciale, facendo apparire le temperature attuali le più elevate del millennio (sappiamo invece che per un paio di secoli attorno all’anno Mille il pianeta fu più caldo di adesso). Quel grafico indusse l’approvazione operativa del Protocollo di Kyoto, ma fu subito dopo dimostrato essere un falso scientifico, tant’è che il Quarto Rapporto dell’ Ipcc (2007) neanche lo cita più.
Il terrore diffuso dai Rapporti dell’Ipcc ha attirato l’attenzione dei media, che ha incrementato il flusso di risorse, che a sua volta ha vieppiù foraggiato la propaganda politica, in un vortice senza fine. Si sono creati nuovi «posti di lavoro», occupati da una pletora di persone prive di alcuna competenza scientifica, ma che traggono così di che vivere. Il vortice è oggi ingigantito dagli interessi per la diffusione delle tecnologie eolica e fotovoltaica che sono costosissime e prive di alcun valore nella produzione d’energia elettrica, e possono essere mantenute in vita, quegli interessi, solo grazie a questo clima di terrore.
*********
MATTEO BUFFOLO PER IL GIORNALE DEL 7/12/2009

CON L’ECOLOGIA HA MOLTIPLICATO IL REDDITO CINQUANTA VOLTE -

Quando nel 2000, nel momento più buio della sua vita pubblica, Al Gore uscì dalla Casa Bianca, speranzoso di rientrarvi dall’ingresso principale prima della batosta subita da George W. Bush, la fortuna personale, sua e della moglie Tipper, era stimata in 2 milioni di dollari. Un anno fa il suo patrimonio familiare era aumentato di 50 volte. Ovvero, circa il 5.000%.
Una cifra, a dire tutta la verità, non così eccezionale nella politica americana, ma tuttavia un aumento più che considerevole. E siccome, come spiega un noto detto, dietro a ogni grande uomo c’è sempre una grande donna, sembra che il merito vada in gran parte alla consorte. Fu proprio Tipper Gore, infatti, a suggerirgli, dopo la sconfitta nelle elezioni presidenziali, di ripartire dai «rischi» del cambiamento climatico e dai problemi dell’ambiente, vecchio pallino nato già negli anni ”80.
 da qui che per Al Gore sono arrivati un premio Nobel per la Pace, un docu-film, Una scomoda verità, che gli è valso anche un Oscar e che ha incassato oltre 50 milioni di dollari e venduto 1,6 milioni di copie in dvd. da qui che è nata Current Tv, un canale alternativo che manda in onda soprattutto servizi, filmati e documentari realizzati dal pubblico, autori dilettanti quasi tutti giovanissimi, che il sito web dell’emittente aiuta a superare tutti gli scogli di una produzione in proprio. Ma, nonostante le accuse dei repubblicani di lucrare sul clima per la partecipazione in una compagnia di venture capital che ha finanziato una ditta californiana specializzata in reti elettriche che riceverà circa 560 milioni di incentivi statali dall’amministrazione democratica, non è solo sul clima che Gore ha costruito il suo patrimonio.
Se parte degli incassi «climatici», infatti, viene coerentemente dirottata a organizzazioni che si occupano dello studio e della salvaguardia dell’ambiente e del clima, rimangono le altre attività: quella di conferenziere, che gli vale 175mila dollari a intervento e quella collegata alle attività delle aziende innovative della Silicon Valley, ancora grate a Gore per quanto si dedicò loro da vicepresidente degli Usa. Per questo aziende come Google, Metropolitan West Financial o Kleiner, Perkins, Caufield & Byers lo hanno coinvolto nelle loro attività, con ricchi emolumenti e ancora più ricche stock options. Che, una volta incassate in Borsa, gli hanno consentito di dedicarsi con la dovuta tranquillità alle sue attività di guru mondiale sul clima.