Renato Caprile, la Repubblica 6/12/2009, 6 dicembre 2009
RENATO CAPRILE
DAL NOSTRO INVIATO
BUCAREST - Se il socialista Mircea Geoana, uscirà sconfitto nel ballottaggio presidenziale di oggi - si vota dalle 7 alle 21 - dovrà prendersela solo con se stesso. Appena una settimana fa aveva un vantaggio che appariva incolmabile: otto punti percentuali (54 a 46) sul suo avversario, il presidente uscente e leader del partito conservatore, Traian Basescu. Come dire un rotondo 3 a 0 a un quarto d´ora dal termine. Per paura di vincere, inesperienza o che altro, sta di fatto che proprio in vista del traguardo finale Geoana, 51 anni, ha inanellato errori e gaffe a ripetizione. Imperdonabili per un diplomatico di carriera, ex ambasciatore a Washington, ex ministro degli Esteri, ex presidente del Senato.
Prima se ne è andato a Timisoara, la città che fece capitolare Ceausescu, con le odiate stesse insegne del partito che fu del feroce ditattore, poi ha provato senza riuscirci a coinvolgere nella sua campagna elettorale il sindaco di quella città, Ciuhandu. Risultato: è dovuto praticamente scappare per evitare che la folla lo linciasse. E non è finita qui. Alla vigilia dello scontro in tv con il suo avversario - l´ultimo campione della lotta alla corruzione, male endemico di tutte le stagioni della politica romena - l´ha fatta grossa: è andato nottetempo a far visita, senza nemmeno accorgersi che c´erano decine di fotografi e cameramen, a quello che lui stesso aveva bollato come «genio del male», Sorin Ovidio Vintu, uno che ha fregato mezzo miliardo di euro a poveri risparmiatori romeni, sponsor occulto della sua corsa a palazzo Cotroceni. Una specie di suicidio politico in diretta. E così Basescu non ha dovuto faticare per fare praticamente a pezzi nel faccia a faccia televisivo di mercoledì scorso un avversario in palese difficoltà.
Colpito, dunque, e forse affondato Non a caso da un ex capitano di Marina, personaggio discutibile quanto si vuole, ma capace - già nel 2004 sembrava spacciato contro Adrian Nastase - di rimonte incredibili.
«Non me ne starò nel palazzo a guardare chi rovina il paese. Nell´interesse della Romania intendo giocare anche io e, se sarà necessario, non risparmierò entrate a gamba tesa». Di Basescu si possono dire molte cose, e non tutte encomiabili, tranne che non sia stato di parola. Voleva giocare e lo ha fatto. Da solo, però, e contro tutti: Parlamento, magistratura alte cariche istituzionali. Ha traghettato i romeni in Europa, è vero, ma i suoi meriti finiscono qui.
Il resto è nepotismo, scandali in serie e quel video - uno schiaffo a un ragazzino durante un comizio nel 2004 - che certo non giovano alla sua immagine. Lui smentisce, il video sarebbe taroccato, e gli scandali colpi bassi dell´opposizione.
Buone credenziali per perdere, eppure la gaffe di Timisoara, la visita a Vintu, il cartello di corruttori che lo sostiene e qualche viaggetto a Mosca in gran segreto per ingraziarsi Putin di Geoana, potrebbero consentirgli - gli ultimissimi sondaggi li danno praticamente alla pari - una riconferma a capo dello Stato. «Che vinca l´uno o l´altro - dice Mircea Toma, presidente di un´agenzia di monitoraggio dei media - chi sicuramente perderà saranno i romeni. La verità è che in atto un violentissimo scontro tra due gruppi di potere». Meno datato, ma non meno agguerrito quello che fa capo a Basescu. Collaudatissimo quello che sponsorizza Geoana, la faccia pulita dietro la quale si nascondono vecchi politici, Iliescu e Nastase, e gli oligarchi di sempre che hanno fatta piazza pulita di tutte le ricchezze del paese.
Il mistero è semmai come si possa con "squadre" del genere varare quelle riforme istituzionali di cui la Romania ha bisogno come il pane. O come, in altre parole, si possa uscire da una crisi economica che qui è stata più dura che altrove. Dopo nove anni di crescita costante, nei primi nove mesi del 2009 il Pil è sceso dell´8 per cento. Lo stallo politico ha poi di fatto bloccato il prestito dei 20 miliardi di dollari accordato da Fondo monetario, Banca mondiale e Unione europea. E senza quei soldi il futuro è più buio della notte, al di là delle promesse di entrambi di prosperità, rilancio economico e sviluppo.