Armando Torno, Corriere della Sera 6/12/2009, 6 dicembre 2009
Venerdì scorso, da Christie’s a New York, il manoscritto del romanzo incompiuto di Vladimir Nabokov, The Original of Laura , è rimasto invenduto
Venerdì scorso, da Christie’s a New York, il manoscritto del romanzo incompiuto di Vladimir Nabokov, The Original of Laura , è rimasto invenduto. Le 138 schede autografe risalenti agli anni 1975-77, nelle quali è racchiusa la frammentaria trama, che l’autore in punto di morte avrebbe voluto bruciare, sono state pubblicate lo scorso novembre’ in Italia da Adelphi – con un battage pubblicitario mondiale senza precedenti. Il figlio Dimitri ha messo all’incanto le preziose carte con una stima che oscillava tra i 400 e i 600 mila dollari, ma i collezionisti presenti al Rockefeller Center non si sono spinti oltre i 280 mila dollari. Diversa sorte, invece, ha avuto alla medesima asta la macchina da scrivere di Cormac McCarthy: una «Olivetti lettera 32» con la quale ha dato vita ai suoi romanzi. Ha raggiunto la cifra record di 254.500 dollari, partendo da una stima di 20 mila (il settantaseienne autore l’aveva pagata 50 dollari nel 1963 a un banco di pegni; con essa ha scritto circa 5 milioni di parole in cinquant’anni). Il prezzo da capogiro in questa asta l’ha invece raggiunto una lettera di quattro pagine di George Washington, indirizzata a suo nipote Bushrod. Datata 9 novembre 1787, la missiva contiene un appello alla ratifica della costituzione americana da poco preparata: ha raggiunto la rispettabile cifra di 3,2 milioni di dollari, battendo il precedente record per un autografo del primo presidente degli Stati Uniti che era di 834.500 dollari (correva il 2002). E va detto che nemmeno Edgard Allan Poe se l’è cavata male da Christie’s: la prima edizione di Tamerlano e altri poemi , pubblicata nel 1827, è stata acquistata per 662.500 dollari (si tratta di una delle 12 ancora in circolazione). In margine a tali cifre vale la pena tentare alcune considerazioni. Innanzitutto: anche nell’antiquariato i gusti cambiano, anzi in questo ambito si osserva meglio che altrove l’oscillazione di mode, tendenze, capricci. Un esempio per chiarirci: sono aumentate nel mondo le persone che cercano la rarissima prima edizione del Don Chisciotte di Cervantes, tanto che un sudamericano di larghe possibilità giunto a Milano si è recato alla Libreria antiquaria Malavasi e ha ricordato che se fosse disponibile un esemplare in buone condizioni sarebbe stato disposto a sborsare 5 milioni di euro. I pezzi russi, grazie al collezionismo degli oligarchi, stanno aumentando a gran velocità: una prima di Guerra e pace del sommo Tolstoj si poteva acquistare una decina di anni fa con circa 20 milioni di lire, oggi è necessaria una cifra intorno ai 50 mila euro. E poi occorre tener conto del capriccio del momento. Per rimanere in Italia, sino agli anni ”80 si potevano trovare libri futuristi sulle bancarelle, oggi sono diventati costosissimi; alcuni autori del ”900 sono crollati (tra essi D’Annunzio), altri – Tomasi di Lampedusa, Ungaretti, Gadda, per limitarci a qualche esempio – salgono. Si è fermato il valore della prima edizione degli Ossi di seppia di Montale: sino alla lira si chiedevano anche 12 milioni, oggi con 7-8 mila euro si desidera l’esemplare autografato. Crollate poi le enciclopedie. Innumerevoli le aste dove una Treccani, magari con il mobiletto, resta invenduta a 600 euro. Certo, la macchina da scrivere di McCarthy fa pensare, giacché il collezionismo ormai ha consolidato anche investimenti in guanti, ciambelle igieniche (è stata venduta una trentina d’anni fa, a New York, quella del Bunker di Hitler: una dozzina di milioni di lire del tempo), ciocche di capelli, indumenti intimi e altro che nemmeno immaginiamo. Al professor Carlo Pedretti, nel 2007 un oligarca chiese «a qualunque cifra » un quadro di Leonardo. Quando lo studioso rispose che non ce n’erano in circolazione, il riccone si lamentò. Morale: non sempre i soldi tolgono le libidini, anche se restano la miglior cura contro il nervoso. Armando Torno