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 2009  dicembre 06 Domenica calendario

DUE ARTICOLI


ALESSANDRA MANGIAROTTI SUL CORRIERE DELLA SERA
MILANO – «Un’Italia dove le distanze si accorciano» (paro­la del premier Berlusconi). «Un Paese più vicino all’Europa» (aggiunge il commissario Ue ai Trasporti, Antonio Tajani). «Una seconda Unità d’Italia» (va a ruota l’ad di Ferrovie Mo­retti). Benvenuti nell’era dell’Al­ta velocità. Dove si va da Mila­no a Salerno in 5 ore e 43 minu­ti. Dove gli oltre 500 chilometri che separano Milano da Roma si bruciano in due ore e 59 mi­nuti: praticamente come in ae­reo. Dove i 125 tra Torino e Mi­lano si percorrono in un’ora, quelli tra Torino e la Capitale in quattro ore e dieci. Insomma, dove prima di mettersi in viag­gio si può scegliere: auto, aereo o treno? Ma, tempi e costi a con­fronto, soprattutto: aereo o tre­no?

La sfida, già avviata un anno fa con il via della Milano-Bolo­gna, partirà ufficialmente dal 13 dicembre insieme al nuovo orario invernale di Trenitalia. Ie­ri l’inaugurazione dell’intero as­se Salerno-Roma-Milano-Tori­no: un primo treno partito in mattinata da Salerno, un secon­do da Torino nel pomeriggio pieno zeppo di autorità, dal pre­mier Berlusconi al sindaco di Torino Sergio Chiamparino. A Milano il taglio del nastro uffi­ciale dei nuovi 661 chilometri di Alta velocità (ultimi tratti completati: Novara-Milano e Bologna-Firenze). Berlusconi, ricordando di aver conosciuto la prima moglie proprio in sta­zione a Milano, l’ha buttata sul ridere: «Meno male che l’Alta velocità è stata realizzata quan­do l’età mia è già avanzata per­ché avendo conosciuto gran parte delle mie fidanzate sul tre­no... ». Per lui fischi e contesta­zioni a Torino («dimettiti», han­no urlato in trecento, tra pendo­lari e No-Tav), applausi a Mila­no («con Berlusconi l’Italia cor­re », è stato scritto sui cartelli esposti dai Sì-Tav). Dove, com­plimentandosi con i vertici di Ferrovie, ha affermato: «Quan­do arrivai al governo la Tav era morta e sepolta nei cassetti, gra­zie alla Legge Obiettivo si è resa possibile questa opera straordi­naria. Ora stiamo esportando il know how». L’ad Moretti ha ag­giunto: «Abbiamo mille chilo­metri di binari che servono il 65% dei cittadini italiani. Que­sta nuova linea sarà la metropo­litana d’Italia».

Ieri i tempi sono stati da re­cord: 53 minuti da Torino a Mi­lano. Solo una manciata di mi­nuti in meno rispetto a quelli in orario dal 13 dicembre. Settan­tadue i treni ad Alta velocità sul­la Milano-Roma (20 treni in più rispetto ad oggi, il 40%). Di questi 28 i Fast, i convogli che non fermano nemmeno a Bolo­gna a Firenze e collegano le due città in 2 ore e 59 minuti contro le 3 ore e 30 di oggi (2 ore e 45 per i convogli Roma Tiburtina ­Milano Rogoredo. Convogli più rapidi e più frequenti: ce n’è uno ogni mezz’ora dalle 6.30 al­le 9.30 e dalle 18 alle 19, uno ogni ora dalle 14 alle 18 e dalle 19 alle 21. Quattordici i treni al giorno tra Milano e Torino (4 fermano anche a Porta Susa ri­ducendo il tempo di percorren­za a 45 minuti). I tempi di per­correnza: sessanta minuti, con­tro l’ora e mezza di oggi. Gli ora­ri? Da Milano: il primo alle 8, poi alle 10, alle 11.58, e l’ultimo alle 20.58. Da Torino: alle 6.40, quindi alle 7.37, chiude il con­voglio delle 20.30. Quanto ai biglietti tre le cate­gorie: base, flessibile e promo (con sconti che variano dal 15 al 30%, a seconda che si prenoti con una o due settimane di anti­cipo). In vendita nelle stazioni e nelle agenzie viaggio. Sul sito di Trenitalia ma anche col tele­fonino (l’ultima frontiera). Bru­ciati in poche ore i biglietti Ro­ma- Milano a pochi euro per la giornata inaugurale del nuovo orario. Biglietti che a breve of­friranno anche la possibilità di calcolare il proprio contributo all’ambiente: sul retro di ciascu­no sarà riportato il risparmio di emissioni di Co2 ottenuto sce­gliendo il treno.

Alessandra Mangiarotti

MARCO NEIROTTI SULLA STAMPA
Quello che cambia davvero, si stempera e poi svanisce è il senso di lontananza. Quando avranno tolto questi chilometri di transenne per lo spot ingessato e ingabbiato di ieri, con il presidente del Consiglio nel ruolo di testimonial dentro la cabina del manovratore e poi a rispondere a domande addomesticate, comincerà l’avventura di una Torino davvero più vicina, meno periferia, meno angolo d’Italia.
Nella corsa inaugurale i trecento chilometri l’ora non si sono sentiti. E, in inverno, nemmeno li avvertivi da un finestrino che, prima di arrivare, già rifletteva i volti su uno sfondo buio. Il trionfo tecnologico e delle Grandi Opere osannato nelle due stazioni ha una ricaduta reale sul modo di viversi. Statistiche condotte seriamente a Torino hanno testimoniato di tempi impossibili dentro una città e la sua prima cintura, quella immediata, per non parlare della seconda e della provincia. Significa spostamenti per lavoro, per studio, per visite mediche, così come per mostre, musei. Ora Milano è più rapida da raggiungere dal centro torinese di quanto lo siano i condomini di Collegno o Rivoli nelle ore di punta.
Il senso della sfida lo si vedrà nella vita quotidiana. Non è il carrello con le bibite a fare la differenza mentre corri lungo l’autostrada e della velocità ti rendi conto soltanto perché man mano che avanzi ti accorgi di lasciarti alle spalle automobili che viaggiano, si presume, a centotrenta chilometri l’ora. Non c’è emozione, nemmeno paura. Non infili le distese francesi di foreste e prati come sul Parigi-Marsiglia. Costeggi un rettilineo d’asfalto, spesso nascosto dalle paratie accanto ai binari.
Incominci a percepire la diminuzione della velocità quando già è ora di avviarsi al corridoio per scendere alla Centrale di Milano. Di fatto è come tagliare Parigi in metropolitana.
L’unico che non fa testo è il viaggio inaugurale. Partenza con quattro minuti di ritardo, poi recuperati. Invitati stipati come su un carro bestiame. Monitor che diffondevano, senza audio, un Grande Fratello con i recitanti tutti presi dal loro ruolo, Berlusconi con una cartina aperta davanti a sé, Berlusconi con la mano sulla spalla del conduttore, Berlusconi che risponde a domande per nulla politiche, in una regia incredibile:
«Rodolfo, vuoi fare ancora una domanda al presidente sugli arresti di oggi?». Pure il tema suggerito. Quel che è certo ­ ammettevano le ragazze in divisa ­ è che se non c’era lui, dopo la deposizione di Spatuzza ­ forse i giornalisti litigiosi per un posto a sedere si sarebbero accorti che si inaugurava un treno che rappresenta una svolta vera nei collegamenti.
Ieri a bordo nessuno si è preoccupato del significato di questo collegamento. E un poco forse è proprio perché riguardava una «periferia», seppure ex capitale. Invece il significato bello stava proprio in un servizio che va oltre i manifesti di successo, gli orgogli di velocità, l’enfasi delle Grandi Opere: è il simbolo di un momento di passaggio, di un legame consistente per i singoli, per le esigenze di lavoro e non solo. una conquista di modernità di cui si sentiva bisogno.
Il traffico ferroviario così come automobilistico fra Milano e Torino è frantumato di stazione in stazione, una tratta dai passaggi insopprimibili, scandita da esigenze e orari variegati. Sono sempre più i pendolari ­ medici, magistrati, liberi professionisti ­ che si incontrano su questa linea. Questo è un’altra cosa, è Il filo diretto Torino-Milano.
Tra la gente oltre le transenne, sia alla partenza che all’arrivo - indifferente alla camminata del Presidente e al teatrino delle interviste non indiscrete - c’era la curiosità vera. Soprattutto all’arrivo, dove anziché indicare l’uno all’altro La Russa o Formigoni allegri e scherzosi, chiedevano ai giornalisti: «Veramente avrà questi tempi? Davvero si viaggia comodi?» Parlavano di una prospettiva. Poi se ne sono andati tra carabinieri e poliziotti in assetto da stadio.
Mentre sul treno nessuno si accorgeva che si inaugurava un corridoio tra due metropoli - era tutta un’eco di Spatuzza-Berlusconi - a terra si ragionava in termini concreti. «Verrebbe da dire un sogno che continua quando ti svegli». Perché? «Perché muoversi in tempi così veloci significa fare risparmiare ai miei l’affitto di una stanza a Milano, senza perdere mezza giornata tra andare e tornare».
Un riorganizzarsi di vite? Può darsi, può essere esagerato, però quella sensazione di strumento nuovo, di semplificazione per il futuro era palpabile. L’ideale era riempire qualche carrozza di gente estranea alle passerelle, di utenti torinesi e milanesi, un po’ più milanesi e torinesi.
Il video-reportage dalla Freccia Rossa
su www.lastampa.it

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