Walter Galbiati, la Repubblica 4/12/2009, 4 dicembre 2009
MILANO
La leggenda narra che nella Valle del Belice si fermarono i pastori Cinzio e Corinzia, consumarono i riti sacri e tornarono nella loro grotta con la speranza dell´immortalità. Si fermarono presso la sorgente delle Terme Acqua Pia, una fonte di acqua calda che scorre ancora oggi e che a Montevago in provincia di Agrigento è stata trasformata in una vera e propria industria. Una società, la Terme Acqua Pia srl di Francesco Giuffrida che, ironia della sorte, non sembra navigare in buone acque: secondo l´ultimo bilancio depositato, quello del 2007, l´anno prima della crisi economica, la società ha registrato ricavi per 5,9 milioni, è finita in rosso per oltre 300mila euro dopo aver sfiorato nei due esercizi precedenti il pareggio e, soprattutto, si è esposta con debiti per 7,8 milioni di euro. Di questi, 2,5 milioni sono debiti verso fornitori, altri 4,9 verso il sistema bancario.
Una situazione che dovrebbe far suonare il campanello d´allarme alle banche creditrici, se non sedesse dall´altra parte della barricata un azionista di un certo peso, l´ex vicedirettore della sede di Palermo della Banca d´Italia, ora diventato uno dei massimi dirigenti dell´Uif, l´unità di informazione finanziaria, deputata alla lotta contro il riciclaggio. Stando agli atti depositati presso la Camera di commercio, il titolare del 95% del capitale delle Terme Acqua Pia è Francesco Paolo Giuffrida, la restante quota è in mano alla moglie Vincenza Abate che risulta essere anche l´amministratore unico della società.
L´articolo tre del codice etico di Banca d´Italia, che si applica ai membri del Direttorio, ma che per consuetudine si estende anche a tutti gli alti dirigenti dell´istituzione, è intitolato «Indipendenza e imparzialità» e recita chiaramente che non devono essere intrattenuti «con soggetti coinvolti o interessati dall´attività della Banca rapporti tali da poter compromettere la loro indipendenza di giudizio o comunque tali da vulnerare la loro imparzialità».
Uno dei principali istituti finanziatori delle Terme Acqua Pia è il Banco di Sicilia, un tempo controllata dalla Capitalia di Cesare Geronzi e ora confluita in Unicredit, un marchio che in Sicilia opera per le piccole imprese attraverso la Irfis, l´istituto di Mediocredito siciliano partecipato al 20% dalla Regione Sicilia, da anni governata dal Centrodestra. Chi condiziona chi? Pesano di più le garanzie e le scadenze per ripagare 5 milioni di debiti o il ruolo di Giuffrida in Banca d´Italia?
E certo Giuffrida è ora diventato uno che conta in Via Nazionale. Quando stava a Palermo, è stato uno dei principali consulenti della procura, tanto da ricevere durante il processo Dell´Utri l´incarico di studiare, sotto il profilo di un´eventuale ipotesi di riciclaggio, le origini della Fininvest. Giuffrida aveva concluso di non poter «risalire in termini di assoluta certezza e chiarezza all´origine, qualunque essa fosse, lecita o illecita, dei flussi di denaro investititi nella creazione delle holding Fininvest».
Chiamato in causa dalla Fininvest, nel 2007, l´anno della crisi di Terme Acqua Pia, Giuffrida ha ritrattato e accettato una transazione con la società in cui «riconosce i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni rese al dibattimento». E con l´arrivo alla fine del 2007 a capo della Uif di Giovanni Castaldi, il dirigente considerato vicino a Geronzi che si oppose alla linea dell´ex governatore Antonio Fazio su Antonveneta, Giuffrida si è trasferito a Roma, diventando uno dei più importanti dirigenti dell´antiriciclaggio. A lui sono affidate le deleghe per trattare con tutte le procure italiane. Quelle che indagano sul caso Arner, sui rapporti tra Unicredit e lo Ior e su tutte le operazioni sospette della criminalità siciliana.