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 2009  dicembre 04 Venerdì calendario

ROMA – I

primi rinforzi ar­riveranno a marzo e porteran­no la divisa della brigata alpi­na Taurinense. Tocca infatti agli alpini rimpiazzare i loro colleghi della brigata Sassari che attualmente presidiano la zona ovest dell’Afghanistan. Saranno poche decine, al mas­simo 200 uomini in più rispet­to agli organici presenti oggi a Herat e dintorni.

Aumenti molto più corposi saranno inviati da giugno in poi, quando la Taurinense sa­rà a sua volta sostituita proba­bilmente dai paracadutisti del­la Folgore o dai bersaglieri del­la brigata Garibaldi.

Come schieramento si pas­serà dagli attuali 3 a 4 battle group, vale a dire reggimenti, che dovrebbero affiancare al­trettanti reparti di militari af­ghani. Insieme, italiani e af­ghani dovrebbero poter conta­re su una forza di circa 7 mila uomini con il compito di per­lustrare e mettere in sicurezza tutta l’area occidentale.

I tempi per l’arrivo delle nuove truppe e i reparti che è più utile mettere in campo sa­ranno oggetto di discussione lunedì 7 a una riunione dei ca­pi militari della Nato in pro­gramma a Bruxelles. Mentre il 28 gennaio a Londra si terrà una conferenza sull’Afghani­stan. E solo in quell’occasio­ne, ha detto la cancelliera An­gela Merkel, la Germania farà sapere se accoglierà la richie­sta di Obama di ampliare il proprio contingente.

L’incremento delle truppe comporterà anche un impie­go di mezzi in numero mag­giore. Bisognerà trasferire nel cuore delle montagne afgha­ne altri cingolati e blindati. Oggi i veicoli utilizzati sono soprattutto i Lince e i Dardo. Vero è che alcuni militari han­no perso la vita in seguito ad attentati che hanno preso di mira i Lince, però altri soldati si sono salvati proprio grazie alle strutture particolarmente robuste di questo veicolo.

Sono circa 100 i Lince sui quali viaggiano i militari italia­ni in Afghanistan. Con l’arrivo dei rinforzi ne serviranno al­meno una ventina in più. Sarà necessario accrescere anche il numero dei cingolati da tra­sporto Dardo che al momento sono una ventina. I Dardo so­no mezzi efficaci, dotati di una torretta con mitragliatri­ce e un cannoncino in grado di colpire un obiettivo fino a 2 chilometri. Naturalmente ognuno dei mille uomini in più porterà con sé le armi per­sonali, in particolare il fucile AR7090 che monta caricatori da 20 o da 30 colpi.

Non dovrebbe variare il nu­mero dei mezzi aerei che oggi si compone di 8 elicotteri d’at­tacco Mangusta, 4 Amx che hanno sostituito i Tornado, 4 elicotteri Chinook e altri 7 eli­cotteri da trasporto.

D’ora in poi a chi va in Af­ghanistan sarà applicata una norma nuova che è stata intro­dotta l’altro ieri col provvedi­mento che assicura il rifinan­ziamento della missione, ap­provato dal Senato (dovrà rice­vere anche l’okay della Came­ra).

E’ una norma, spiega il sena­tore Luigi Ramponi, «che anti­cipa alcuni aspetti che saran­no contemplati nel codice mi­litare di pace in fase di appro­vazione ». Si tratta di questo: se un militare in missione al­l’estero, rispettando tutte le norme, dovesse essere costret­to a sparare e uccidere, non sa­rebbe imputabile. Se invece commettesse un omicidio col­poso senza aver seguito le pro­cedure necessarie, sarebbe soggetto a un’incriminazione.

Marco Nese