Sergio Romano, Corriere della Sera 5/12/2009, 5 dicembre 2009
Secondo il Governatore di Bankitalia Mario Draghi, il peso della criminalità organizzata grava sull’economia del Sud e di fatto rallenta il processo di sviluppo e di cambiamento necessario per uscire dalla crisi nel nostro Paese
Secondo il Governatore di Bankitalia Mario Draghi, il peso della criminalità organizzata grava sull’economia del Sud e di fatto rallenta il processo di sviluppo e di cambiamento necessario per uscire dalla crisi nel nostro Paese. Siccome condivido il parere di Draghi, non crede sia così inutile che il governo continui a sostenere, con l’invio di milioni di euro, le regioni del Sud, almeno finché la più grande industria italiana chiamata «mafia» non sarà fallita? Altrimenti ogni aiuto continuerà a essere inutile e ingiustificato. Rimo Dal Toso Padova Caro Dal Toso, Quello della criminalità organizzata non è il solo punto sollevato da Mario Draghi nell’intervento con cui ha aperto il convegno sul Mezzogiorno che si è tenuto negli scorsi giorni a Palazzo Koch. Il Governatore ha ricordato anzitutto alcuni dati fondamentali. Il divario tra il Pil (prodotto interno lordo) del Sud e del Centronord è rimasto invariato per trent’anni. Il Sud è abitato da un terzo degli italiani, ma produce un quarto del Pil ed è «il territorio arretrato più esteso e popoloso dell’area dell’euro». Il tasso di attività nel mercato del lavoro «resta tra i più bassi d’Europa, soprattutto per i giovani e le donne»; e «un quinto del lavoro è ancora irregolare». Le differenze nella qualità dei servizi essenziali fra Sud e Centronord sono «allarmanti (...) nell’istruzione, nella giustizia civile, nella sanità, negli asili, nell’assistenza sociale, nel trasporto locale, nella gestione dei rifiuti, nella distribuzione idrica»; e nel caso della sanità, in particolare, «il divario deriva chiaramente dalla minore efficienza del servizio reso, non da una carenza di spesa». Draghi non crede che il miglioramento della situazione dipenda dalle politiche regionali. Nulla, a suo avviso, può sostituire il buon funzionamento delle istituzioni ordinarie. In altre parole, se ho ben capito il suo pensiero, non ha molto senso dare più denaro al Mezzogiorno se non si fanno fruttare «le risorse che ci sono già, che i bilanci pubblici trasferiscono dalle aree più ricche». Occorre, ribadisce il Governatore, «migliorare la qualità dei servizi forniti da ciascuna scuola, da ciascun ospedale e tribunale, da ciascun ente amministrativo o di produzione di servizi di trasporto o di gestione dei rifiuti ». I margini per un utilizzo più efficiente delle risorse pubbliche esistono: «La spesa pubblica pro capite per farmaci è per esempio in questa area largamente maggiore che al Centronord». Dalla relazione di Draghi emerge con chiarezza che la crisi del Sud è molto più politica e morale di quanto non sia economica e finanziaria. Tra i fattori elencati dal Governatore vi sono «la carenza di fiducia tra cittadini e tra cittadini e istituzioni, la scarsa attenzione prestata al rispetto delle norme, l’insufficiente controllo esercitato dagli elettori nei confronti degli amministratori, il debole spirito di cooperazione ». Non credo che il resto dell’Italia possa far mancare al Sud le risorse che vengono messe oggi a sua disposizione. E credo che lo Stato centrale abbia il diritto di pretendere dai propri dipendenti al Sud almeno gli stessi livelli di qualità (non sempre alti) che essi forniscono al Nord. Ma credo che il problema sia in ultima analisi meridionale e che soltanto gli abitanti del Mezzogiorno possano risolverlo.