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 2009  dicembre 05 Sabato calendario

Secondo il Governatore di Bankitalia Mario Draghi, il peso della criminalità organizzata grava sull’economia del Sud e di fatto rallenta il processo di sviluppo e di cambiamento necessario per uscire dalla crisi nel nostro Paese

Secondo il Governatore di Bankitalia Mario Draghi, il peso della criminalità organizzata grava sull’economia del Sud e di fatto rallenta il processo di sviluppo e di cambiamento necessario per uscire dalla crisi nel nostro Paese. Siccome condivido il parere di Draghi, non crede sia così inutile che il governo continui a sostenere, con l’invio di milioni di euro, le regioni del Sud, almeno finché la più grande industria italiana chiamata «mafia» non sarà fallita? Altrimenti ogni aiuto continuerà a essere inutile e ingiustificato. Rimo Dal Toso Padova Caro Dal Toso, Quello della criminalità organizzata non è il solo punto sollevato da Ma­rio Draghi nell’intervento con cui ha aperto il convegno sul Mezzogiorno che si è tenuto negli scorsi giorni a Palazzo Koch. Il Governatore ha ricor­dato anzitutto alcuni dati fon­damentali. Il divario tra il Pil (prodotto interno lordo) del Sud e del Centronord è rima­sto invariato per trent’anni. Il Sud è abitato da un terzo degli italiani, ma produce un quar­to del Pil ed è «il territorio ar­retrato più esteso e popoloso dell’area dell’euro». Il tasso di attività nel mercato del lavoro «resta tra i più bassi d’Europa, soprattutto per i giovani e le donne»; e «un quinto del lavo­ro è ancora irregolare». Le dif­ferenze nella qualità dei servi­zi essenziali fra Sud e Centro­nord sono «allarmanti (...) nel­l’istruzione, nella giustizia ci­vile, nella sanità, negli asili, nell’assistenza sociale, nel tra­sporto locale, nella gestione dei rifiuti, nella distribuzione idrica»; e nel caso della sanità, in particolare, «il divario deri­va chiaramente dalla minore efficienza del servizio reso, non da una carenza di spesa». Draghi non crede che il mi­glioramento della situazione dipenda dalle politiche regio­nali. Nulla, a suo avviso, può sostituire il buon funziona­mento delle istituzioni ordina­rie. In altre parole, se ho ben capito il suo pensiero, non ha molto senso dare più denaro al Mezzogiorno se non si fan­no fruttare «le risorse che ci sono già, che i bilanci pubbli­ci trasferiscono dalle aree più ricche». Occorre, ribadisce il Governatore, «migliorare la qualità dei servizi forniti da ciascuna scuola, da ciascun ospedale e tribunale, da cia­scun ente amministrativo o di produzione di servizi di tra­sporto o di gestione dei rifiu­ti ». I margini per un utilizzo più efficiente delle risorse pubbliche esistono: «La spesa pubblica pro capite per farma­ci è per esempio in questa area largamente maggiore che al Centronord». Dalla relazione di Draghi emerge con chiarezza che la crisi del Sud è molto più politi­ca e morale di quanto non sia economica e finanziaria. Tra i fattori elencati dal Governato­re vi sono «la carenza di fidu­cia tra cittadini e tra cittadini e istituzioni, la scarsa attenzio­ne prestata al rispetto delle norme, l’insufficiente control­lo esercitato dagli elettori nei confronti degli amministrato­ri, il debole spirito di coopera­zione ». Non credo che il resto dell’Italia possa far mancare al Sud le risorse che vengono messe oggi a sua disposizio­ne. E credo che lo Stato centra­le abbia il diritto di pretende­re dai propri dipendenti al Sud almeno gli stessi livelli di qualità (non sempre alti) che essi forniscono al Nord. Ma credo che il problema sia in ul­tima analisi meridionale e che soltanto gli abitanti del Mezzo­giorno possano risolverlo.