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 2009  dicembre 05 Sabato calendario

Ha compiuto cent’anni e ha deciso di cambiare vita. Ieri si chiamava tinta, oggi «co­lorazione dei capelli»

Ha compiuto cent’anni e ha deciso di cambiare vita. Ieri si chiamava tinta, oggi «co­lorazione dei capelli». Ha un giro d’affari, secondo gli ulti­mi dati Unipro, l’associazione italiana del­le imprese cosmetiche, di circa duecento milioni di euro, il 32 per cento dell’intero mercato professionale dell’acconciatura. Con una crescita nell’ultimo decennio del 30%. Cifre che, nel 1909, il chimico francese Eugene Schueller non avrebbe potuto im­maginare. Lui che sviluppò la prima for­mula per «la tintura inoffensiva» dei capel­li, come venne definita all’epoca. Bravo a districarsi tra le gli alambicchi ma soprat­tutto abile uomo marketing, Schueller riu­scì a convincere i coiffeurs parigini ad adottare il suo prodotto ma soprattutto eb­be l’idea di reclamizzarlo con l’aiuto di due artisti e una serie di disegni stilizzati. Le donne, fino a quel momento abituate ad intrugli casalinghi, erano combattute tra diffidenza e curiosità. C’era anche allo­ra la necessità di mascherare i capelli bian­chi e preservare la giovinezza. E su questo Schueller basò la sua fortuna con slogan tipo: «Coprite i capelli bianchi, vostro ma­rito non se ne accorgerà». I capelli che invecchiano perdendo i pig­menti colorati erano e continuano ad esse­re un problema. Almeno per l’ottanta per cento delle donne che fanno la colorazio­ne. Il restante venti per cento, al di sotto dei 25 anni, è invece affascinato da trend stagionali e il colore è considerato come un accessorio moda: ci si diverte a cambia­re spesso. Gli stilisti fanno sfilare in passe­rella teste meno artificiali. Quindi, per que­sta stagione, sono glamour le tonalità ca­stane illuminate da effetti luce. Come Elisa­betta Canalis creata da Coppola o Bianca Brandolini D’Adda, compagna di Lapo Elkann. In aiuto a tutti i parrucchieri arrivano le nuove colorazioni. Già, perché la formula pigmenti-ammoniaca di Schueller che per cent’anni ha fatto storia, adesso viene mes­sa in discussione. E l’ammoniaca, elemen­to che ha un ruolo determinate nel fissare il colore, è stata sostituita con oli e gel che permettono di ottenere lo stesso risultato ma preservando lo stato protettivo natura­le del capello. La tecnologia brevettata dai laboratori L’Oréal per Inoa, così si chiama la nuova colorazione, è arrivata dopo dieci anni di ricerca. Spiega Claudia Pilloni, di­rettore scientifico della multinazionale francese: «Non cambia la preparazione e l’applicazione del colore, ma la formula. Tre gli elementi che formano la combina­zione: pigmenti, oli e rivelatore in crema. E sono proprio gli oli che potenziano la pene­trazione del colore e dell’agente alcalino al­l’interno della fibra capillare con le stesse proprietà dell’ammoniaca ma senza odore, senza pizzicore a livello di cuoio capelluto, con assoluta precisione e copertura al cen­to per cento dei capelli bianchi». C’è anche chi, come la casa tedesca Henkel Schwarkop, prosegue con le colora­zioni a base di ammoniaca ma accorcia i tempi di posa: ha lanciato Color Ten che viene eseguita esclusivamente in salone, in soli dieci minuti. Il futuro, invece, è nelle cellule stamina­li. I gruppi di lavoro che fanno capo alla di­rezione scientifica dell’Oréal hanno scoper­to l’esistenza di due riserve di cellule stami­nali del capello umano. «Queste cellule gio­cano un ruolo chiave nella crescita e nella pigmentazione dei capelli. Fra 5 anni sare­mo in grado di elaborare nuovi concetti ba­sati sulla biologia delle staminali per pro­porre trattamenti di prevenzione dell’inca­nutimento », dice Jacques Leclaire. In attesa dell’ultima rivoluzione e della sconfitta finale dei capelli bianchi, le don­ne continuano a tingersi e a farsi tingere i capelli. E quella che fino a qualche anno fa era una scelta da tenere il più possibile na­scosta, oggi è, per tutte, un modo diverten­te di cambiare aspetto cambiando colore (o almeno riflesso) dei capelli. Un’abitudi­ne che piano piano sta contagiando anche gli uomini, sempre più presenti nelle «pol­trone del colore» dei negozi di parrucchie­re unisex. Giancarla Ghisi