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 2009  dicembre 05 Sabato calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 7 DICEMBRE 2009

Con il sorteggio di venerdì sera è cominciato il conto alla rovescia verso l’inizio della fase finale dei 19mi campionati mondiali di calcio, in programma in Sudafrica dall’11 giugno all’11 luglio. Luigi Garlando: «Era dai tempi evangelici del lago di Tiberiade che non si vedeva una pesca così felice: Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia. Secondo logica, Brasile solo in finale. Ok, nei quarti rischio-Spagna, ma non possiamo pretendere sempre che i migliori si eliminino tra loro e a noi tocchi l’Australia». [1] Gianni Rivera, vicecampione del mondo nel ”70: «Deve andare proprio male per uscire da un girone come questo». [2] Il ct azzurro Marcello Lippi, già sulla panchina della nazionale quando nel 2006 vincemmo il quarto titolo: «Quanto più consideriamo facili le avversarie, tanto più diventano difficili». [3]

Scaramanzia a parte, da qui a maggio, quando selezionerà i 23 uomini da portare in Sudafrica, Lippi dovrà preoccuparsi soprattutto per il dibattito sui calciatori da convocare. Il principale tormentone riguarda il ventisettenne fantasista della Sampdoria Antonio Cassano: nonostante le ottime prestazioni in campionato, nella sua seconda gestione azzurra Lippi si è sempre rifiutato di convocarlo. Malcom Pagani e Carlo Tecce: « un rifiuto altero. Se gli domandano ragioni o retroscena, il tecnico si infuria. ”Motivazioni tecniche e psicologiche”. Gli è ”simpatico” ma lo dimentica costantemente. Un caso. Con il naturale affollarsi di ipotesi, non tutte commendevoli o decifrabili. Saprebbero in molti, nessuno si azzarderebbe a scriverne». [4] Tra le tante voci, quella che il talento di Bari vecchia sia vittima di un litigio avuto la scorsa estate col figlio del ct in una discoteca della Versilia. Sulla vicenda, Striscia la notizia ha intervistato un anonimo testimone oculare, gli interessati smentiscono. [5] Cassano, fattosi una ragione del no di Lippi, ha già fissato per il 19 giugno a Portofino le nozze con la pallanotista Carolina Marcialis. [6]

Il secondo tormentone riguarda il diciannovenne Mario Balotelli. Dal punto di vista tecnico, l’esclusione del talento nato a Palermo da genitori del Ghana sarebbe più che comprensibile, tanto è vero che, complice una certa irrequietezza caratteriale, l’allenatore dell’Inter José Mourinho non si fa scrupolo di mandarlo in panchina se non in tribuna. La convocazione dell’attaccante di colore è però invocata da quanti la considerano la migliore risposta agli insulti razzisti che gli vengono rivolti dai tifosi di tutta Italia, in testa quelli della Juventus («Non ci sono negri italiani» ecc.). Gian Antonio Stella: «Ciò che non viene perdonato al giovane campione interista è di non essere uno dei tanti campioni di colore (’vabbè, puzzano, ma se ci fanno vincere...”) che arrivano, aiutano a conquistare gli scudetti o una medaglia olimpica e a fine carriera se ne tornano a casa. Balotelli è nero ma parla bresciano ed è italiano. Peggio, rivendica la sua identità italiana: ”Sogno la maglia azzurra come l’ha sognata ogni bambino italiano”. questo che manda in corto circuito i razzisti». [7]

Della situazione venutasi a creare nei nostri stadi potrebbe approfittare il Ghana che vorrebbe convincere Balotelli a disputare i prossimi mondiali con la nazionale del Paese da cui provengono i suoi genitori naturali. Milovan Rajevac, c.t. serbo che dall’agosto 2008 guida le Stelle Nere: « mia intenzione parlare con Balotelli. Ho discusso della cosa con il presidente e il vicepresidente della federcalcio ghanese e mi hanno dato il via libera. L’idea è quella di andare a Bologna a trovare il nostro capitano, Stephen Appiah, e farmi accompagnare da lui a Milano per incontrare Mario. Io sono contento degli attaccanti che ho, ma le qualità di Balotelli sono eccezionali. A chi non farebbe comodo uno così? giovane, gioca in una grande squadra ed è very very good. Il razzismo? Ho letto, ma non ho nulla da dire. A me interessa solo convincere il giocatore». Il fatto di aver giocato con la nostra Under 21 non rappresenterebbe un problema: la Fifa permette il cambio di nazionale a chi non ha debuttato con la selezione maggiore. [8]

Se ci sono poche probabilità che l’italiano Balotelli scenda in campo col Ghana il 13 giugno a Pretoria contro la Serbia, ce ne sono molte di più che il brasiliano Amauri de Carvalho Oliveira indossi la maglia azzurra il 14 giugno a Città del Capo nel debutto contro il Paraguay. Poiché il ct sudamericano Dunga non sa che farsene, forte di un passaporto italiano che dovrebbe ottenere a marzo grazie alla moglie Cynthia (nata a Rio de Janeiro ma con un bisnonno italiano), l’attaccante juventino ha deciso di optare per la nostra nazionale: «L’Italia ha abbracciato me, io vorrei abbracciare l’Italia. Qui sono nati i miei figli». [9] I colleghi che potrebbero essere costretti a cedergli la maglia, in testa il sampdoriano Pazzini, hanno già cominciato ad attaccarlo ma Amauri può contare sull’appoggio della lobby juventina (almeno otto azzurrabili a cominciare da Cannavaro e Buffon) che costituisce l’ossatura della nazionale e che già conta un oriundo, l’argentino Mauro German Camoranesi, campione iridato quattro anni fa . Giorgio Chiellini: «Camo all’inizio non fu così ben accetto ma è normale. Ora è uno dei leader di questo gruppo». [10]

Quella dei naturalizzati è una moda che negli ultimi anni ha preso piede in molte nazionali. Lo svizzero Joseph Blatter, dall’8 giugno 1998 presidente della Fifa (Fédération internationale de football association), è perciò intervenuto per porre un freno a questo fenomeno: «Ho reso più difficile cambiare nazionale: ora ci vogliono 5 anni dal passaporto. Altrimenti il rischio sarà, al Mondiale 2018, di avere il 50% di giocatori brasiliani. Ma in tante nazionali». [11] Lo stesso Blatter, però, non ha dato soddisfazione a quanti invocano un provvedimento che metta gli arbitri in condizioni di compiere meno errori: la concessione di un gol alla Francia nonostante un doppio fallo di mano di Thierry Henry nel recente spareggio contro l’Irlanda per l’accesso ai mondiali sudafricani ha dato nuovo fiato a quanti ritengono improcrastinabili modifiche nel sistema di direzione delle partite. [12]

Fino alla settimana scorsa sembrava imminente l’adozione di un sistema con tre arbitri e due guardalinee. Fabio Licari: «Il ”boss” Fifa ha fatto il gioco che meglio gli riesce: per tre giorni va in copertina proponendo la novità, poi si vede costretto a comunicare il ”no” dell’Esecutivo straordinario. La bella figura resta. E poi: perché avrebbe dovuto sostenere il progetto di Platini, ormai primo nemico politico? Complicato Troppo complicato introdurre subito i cinque arbitri, spiega adesso Blatter: soltanto quelli europei sono allenati, gli altri no. Ma questo lo sapeva anche quando ha fatto l’annuncio shock a Johannesburg. In realtà il gioco è scoperto: parlare, far parlare, perder tempo, creare commissioni, non decidere. Una volta, in politica, si chiamava trasformismo». [13]

Il francese Michel Platini, numero 10 della Juve anni 80 dal 26 gennaio 2007 a capo dell’Uefa (Union of European Football Associations), sta sperimentando il sistema nella neonata Europa League («se i risultati saranno positivi, proporrò i cinque arbitri per la prossima Champions»): «L’arbitraggio è morto, lo dico da 10 anni, ed è stata la tv a ucciderlo. Henry è stato additato come un truffatore, ma se lo è lui lo sono tutti i calciatori. E lo sono stato anche io. Se adottassimo la moviola per Far Oer-Estonia, davanti a mille spettatori ci vorrebbero 25 telecamere al costo di 200mila euro. Il video non è sinonimo di giustizia. Il resto è solo demagogia e populismo, con la lobby delle tv che preme per vendere le tecnologie. Io sono il solo che ha provato a far qualcosa: contrariamente a coloro che parlano molto e poi non fanno nulla. Ci sono io all’origine della regola sul passaggio all’indietro al portiere vietato, e sul rosso per fallo da ultimo uomo. E poi dicono che sono un conservatore...». [14]