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 2009  dicembre 04 Venerdì calendario

Frutta a scuola per quasi un milione di alunni - La rivoluzione è appena all´inizio, e non si sa, ancora, come reagiranno i consumatori, anzi i baby consumatori

Frutta a scuola per quasi un milione di alunni - La rivoluzione è appena all´inizio, e non si sa, ancora, come reagiranno i consumatori, anzi i baby consumatori. Ma in Italia è partita la guerra alle merendine e prima o poi anche i più tenaci mini-divoratori di snack, barrette, tortine, crostatine ai grassi saturi, surrogati di cioccolato che fanno crunch sotto i denti, budini e creme coloranti come vernici sintetiche, dovranno rassegnarsi. Non solo nelle scuole arriveranno, sembra, i distributori automatici di frutta fresca, ma in diversi istituti i dirigenti scolastici hanno già cominciato a offrire a metà mattina e metà pomeriggio arance, mele e banane, rigorosamente biologiche, invitando caldamente i genitori a non stipare lo zainetto dei figli con le tradizionali pizze, focacce, panini, cornetti, ovetti e tavolette di cioccolato. Obiettivo: frenare l´obesità dilagante dei ragazzini made in Italy (il 23,6% dei bambini tra i 6 e gli 11 anni è sovrappeso, il 12,3% è dichiaratamente oltre la soglia di guardia) e contrastare la corsa al junk food, il cibo spazzatura, alto tasso calorico, basso potere nutritivo, che domina la dieta dei più giovani. Le iniziative sono molteplici, la mobilitazione bio si fa largo ovunque, in arrivo ci sono fondi comunitari, il supporto della Coldiretti, la possibilità di smaltire quelle eccedenze che costringono spesso gli agricoltori a distruggere parte dei loro raccolti. E se nelle scuole di Moncalieri, in Piemonte, la merenda casalinga è stata messa al bando a favore dello spuntino ecologico offerto dal Comune, sono già oltre 900 mila le adesioni tra le scuole primarie al progetto "Frutta a scuola" organizzato dal ministero per le Politiche agricole, e cofinanziato dalla Ue con 26 milioni di euro. A Palermo, invece, la rieducazione alimentare passa attraverso l´offerta, agli studenti delle superiori di prodotti siciliani dop, che dovrebbero allontanare i quindici-diciottenni dai terribili "BigMac" o "BigChicken", pancetta, salse e formaggio fuso che uniscono e ingrassano i teenager di tutto il mondo. Fin qui le iniziative, la faticosa crociata del mangiar bene. Ma è possibile convertire bambini svezzati a saccottini e succhi di frutta ad un nuovo tipo di alimentazione? E soprattutto è giusto rivoluzionare il rito della merenda a scuola, togliendo ad esempio ai genitori il libero arbitrio di dare ai proprio figli ciò che più preferiscono? Ha qualche dubbio il pediatra milanese Italo Farnetani che ritiene lo spuntino di frutta a metà mattina non abbastanza "energetico" per supportare i bambini «nella fase migliore per l´apprendimento che secondo i loro ritmi psicobiologici va dalle 11 alle 13». Non solo. Farnetani afferma anche che la merenda «portata da casa rappresenta una continuità affettivamente forte e costruttiva con la famiglia». Una tradizione dunque da rispettare, al di là di campagne salutiste o meno.  invece del tutto favorevole al mandare al macero le merendine Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello sviluppo all´università La Sapienza di Roma, che auspica anzi «un ritorno ai cibi sani e al contatto con la natura». «Non mi preoccupo della ritualità legata a questi cibi industriali - dice - per cui dietro ogni snack c´è un cartoon di riferimento, un gadget o una sorpresa. Questa è soltanto fantasia indotta, mentre i bambini sono in grado di crearsi nuovi riti e giochi anche nello scambio di una mela». Per la psicologa «sul fronte alimentare, ancor più dei piccoli, sarebbero da rieducare i genitori, spesso anche loro cresciuti a merendine e cibo pronto, che non hanno più tempo o voglia di trasmettere il gusto delle cose buone». Ben venga la frutta, allora, «purché non si tratti di quella immangiabile e congelata, che magari resta settimane nei distributori e che di certo non sarà attrattiva né competitiva rispetto a una barretta di cioccolato o a un pacchetto di patatine».