Martino Cervo, Libero 2/12/2009, 2 dicembre 2009
Quando Gianfranco decapitò i vertici di An per una chiacchierata al ”Bar Caffettiera”- Le parole che non ti avrei dovuto far sentire
Quando Gianfranco decapitò i vertici di An per una chiacchierata al ”Bar Caffettiera”- Le parole che non ti avrei dovuto far sentire. Gianfranco Fini le aveva lette sul Tempo del 15 luglio 2005, a firma di Nicola Imberti, allora stagista e oggi firma del quotidiano romano. Caffè ”La Caffettiera”, piazza di Pietra. Altero Matteoli, Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa siabbandonano a confidenze pesanti, certi di essere inascoltati: « malato», dice l’attuale ministro della Difesa, «non lo vedete che è dimagrito, gli tremano le mani. Non so di che tipo di malattia si tratti, ma o guarisce o sono guai. Non possiamo permetterci di affrontare una campagna elettorale con Fini in queste condizioni». Il titolare (oggi) delle Infrastrutture: «Dobbiamo andare e dirgli: ”Gianfranco, svegliati!”. Che ne so, se serve prendiamolo a schiaffi, ma scuotiamolo! ». E poi Gasparri, che le cronache descrissero silente, si esprimeva così sul partito unico: «Se anche l’Udc ci sta, noi dobbiamo capire cosa fare». Ancora La Russa: «Sì, però sul partito unico non possiamo far fare le trattative a Gianfranco. Non è capace». Le parole rubate sono un filo che percorre la politica. Perché poi Fini per un po’ stette in silenzio, poi la mannaia piovve e arrivò La Morte, nel senso di Donato e di tutti i fedelissimi che volle attorno a sé ai vertici del partito, per far piazza pulite delle correnti, o «metastasi», come ebbe a chiamarle. Sono i fuori onda storici, quei momenti catartici in cui il politico è sorpreso a dire esattamente, o quasi, quello che pensa, e le conseguenze sono detonanti. «Somigli sempre più a Mastella», diceva per esempio Emilio Fede a Pier Ferdinando Casini tanti anni fa. «Per tenerlo ancorato al centro destra ho sudato sette camicie», spiegava calmo il gemello bello di Follini. « un ragazzo intelligente masi è fatto prendere dall’emoti - vità, nessuno l’ha più tenuto». E Buttiglione? « il migliore del mondo, giurava Pier, «ha il dono dell’ubiquità e in 24 ore è capace di fare tutto e il contrario di tutto». Fede stesso poi del ramo è un esperto a suo modo, specie come vittima. Ci cadono anche gli esperti del settore: «La Simoni dice una serie di cazzate...Tra lei e la Botteri,che dice da giorni che ci sono migliaia di feriti negli ospedali...migliaia!», fu beccata a malignare Lilli Gruber, inviata a Bagdad. C’era il mitologico Aldo Busi che dava di «imbecille» e «checca isterica» al filosofo Gianni Vattimo, che invitava in replica: «Andate a farvi fottere ». Fece rumore la frase rubata in cui Rocco Buttiglione (allora Ppi) tentava Antonio Tajani (Forza Italia): «Facciamo un blocco di centro e Fini si ridimensiona, è troppo forte e sporco». L’anno dopo (1995) Alfredo Biondi (sempre FI) espresse giudizi poco lusinghieri su Andreatta e Montanelli e rivelò a Vittorio Sgarbi che insomma: «Berlusconi non è una cima». Secondo Franco Frattini «quelli del Ccd sono dei cialtroni pronti a tradire» (1996). Teodoro Bontempo (An) gli ribatté con argomenti ancor più solidi: «I nostri candidati sono stati sceltidateste di cazzo». Memorabile Massimo D’Alema, che si lamentava con lo staff per le ultime sistemazioni sceniche in vista del videomessaggio alla nazione sulla guerra in Kosovo (1999). Ancora, Visco che gettava pareri poco gentili di nuovo su Mastella, al tempo suo collega di governo: « un crumiro e ci ha pure fregato un sacco di soldi». Parole rubate da quello che oggi è il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, costarono a Violante grandi poltrone, incarichi e chissà cos’altro. Ma la chiacchiera raccolta, pubblicata, smentita ma comunqueefficace, su Dell’Utri e mafia (era il ”94, anche se pare oggi) combinò un casino piuttosto grosso. Passando a tempi più recenti, Nichi Vendola continuò un gustoso siparietto con Maurizio Gasparri anche durante la pubblicità di Ballarò, ma le telecamere erano ovviamente sempre lì, a riprendere il suo «vaffanculo» rivolto al capo dei senatori del PdL con ampio gesto del braccio, plastico sottotitolo per chi avesse avuto il volume basso. E nei fuorionda c’è finito pure Silvio Berlusconi, il quale dopo un retroscena apparso su suoi presunti malumori nei confronti di Niccolò Ghedini, rivelò un’inattesa tenerezza nello smentirli al diretto interessato, per telefono e sotto l’in - flusso di un microfono potente e imprevisto: «Ma dài, ”Nìcolo”, ti sembra che io dica una roba simile... ». Poi, c’è chi le parole da non dire le dice senza remore, davanti alle telecamere, davanti ai microfoni, con ingenuità totale e disarmante, candidamente in diretta su La7: «Ho detto una piccolabugia, un trucchetto da giornalista per arrivare qui». Aveva finto un malore per farsi portare di corsa negli studi tv. Era Gustavo Selva, che da piazza del Parlamento (bloccata al traffico per via della visita di Bush) agli studi de La7 di via Nogaro (dietro la Rai) ci andò su un taxi diverso dagli altri, bianco e con su scritto: ”118”.