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 2009  dicembre 02 Mercoledì calendario

Il mostro che mozza le mani ha un complice- I gravi indizi di colpevolezza (...) Che nei confronti dello stesso Piccolomo sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine al delitto di omicidio volontario pluriaggravato – o di ”concorso” nel delitto di omicidio volontario pluriaggravato’in danno di Carla Molinari

Il mostro che mozza le mani ha un complice- I gravi indizi di colpevolezza (...) Che nei confronti dello stesso Piccolomo sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine al delitto di omicidio volontario pluriaggravato – o di ”concorso” nel delitto di omicidio volontario pluriaggravato’in danno di Carla Molinari. Ecco il quadro indiziario: il 5 novembre 2009 ignoti, penetrano nell’abitazione della vittima e l’aggrediscono con modalità efferate: le procurano plurime lesioni d’arma da taglio, la sgozzano e le amputano le mani, asportandole dalla scena del crimine. Le prime indagini fanno ritenere che l’autore materiale sia una persona conosciuta dalla parte offesa e che il movente del delitto vada cercato in rapporti di natura personale e/o economica. Desta interesse il ritrovamento a casa della vittima, sulla scena del crimine, di quattro mozziconi di sigaretta fumati da quattro persone diverse, ma non all’interno della casa (...). Una svolta decisiva nelle indagini si ha il 12 novembre u.s., quandola signora V.M.G., si presenta dai carabinieri, per riferire che alle 10.30 del 5 novembre (giorno del delitto), mentre si trovava al centro commerciale di Cocquio (in compagnia del marito), aveva notato una circostanza che, alla luce di quanto appreso dai mezzi d’informazione, le appariva «particolarmente significativa ». Racconta di avere visto un uomo – poi identificato con certezzain Piccolomoche, «dopoessersi seduto a un tavolo del bar Bistrot del centro commerciale, versava l’intero contenuto di un posacenere pieno di mozziconi in un barattolo rotondo trasparente con coperchio di colore nero, che estraeva dalla tasca delpiumino». La donna descrive minuziosamente il soggetto, con fattezze perfettamente riconducibili a Piccolomo: «50 anni circa, capelli corti, brizzolati e forse pettinati con una riga, alto m. 1,60. Indossava un giubbotto tipo piumino di colore rosso, pantaloni di colore beige e scarpe da ginnastica bianche con una vistosa striscia rossa ». Il giorno successivo, alle 11.00, la donna torna al centro commerciale e incontra nuovamente il soggetto. Nota che lo stesso veste il medesimo abbigliamento del giorno precedente. I carabinieri, il 13 novembre, notano Piccolomo in compagnia di un altro individuo non identificato. Il maresciallo Barcolli sente Piccolomo proferire: «… prima o poi troveranno un innocente da incolpare e l’unica possibilità per l’accusato sarà quella di rimettersi alla clemenza della corte». Poi Piccolomo si allontana sulla sua Nissan Micra di colore verde metallizzato, targata VAD87401. Tre ::: LA VICENDA L’OMICIDIO La notte del 6 novembre a Cocquio Trevisago, in provincia di Varese, viene trovato nella sua casa il corpo senza vita di Carla Molinari con diverse ferite al torace e alla schiena, con le mani mozzate e la testa semi staccata dal collo. L’ARRESTO Il 26 novembre viene fermato per il delitto Giuseppe Piccolomo, già noto alle forze dell’ordine dal 2003 per la vicenda mai chiarita della fine della moglie, trovata morta carbonizzata nella sua automobile. giorni dopo (16 novembre), sempre al centro commerciale, i carabinieri incontrano la testimone che indica il soggetto che ha davanti a sé in quell’istante, proprio «come l’uomo che svuotava il posacenere al bar». Era Piccolomo e aveva un cappellino (...). La testimone è perfettamente credibile e attendibile: ha reso dichiarazioni precise, coerenti, costantiespontanee. (...) Gli uomini del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, con brillante acume investigativo, nei giorni successivi all’acquisizione della notizia – precisamente, il 19 e 20 novembre – svolgevano un servizio di appostamento presso il citato bar ed acquisivano, intorno alle 10.30, tutti i mozziconi presenti nel medesimo posacenere svuotato da Piccolomo. Scopo: accertare se ve ne fosse qualcuno con DNA corrispondente a quello rilevato sui 4 mozziconi sequestrati in casa MOLINARI. A esito dell’analisi svolta dalla Polizia Scientifica di Roma, l’accertamento sortiva esito positivo, perché uno dei mozziconi raccolti giovedì 19 novembre 2009 nell’anzidetto posacenere presentava tracce di DNA esattamente identiche a quelle rinvenute sul mozzicone di sigaretta volutamente lasciato dall’assassi - no accanto alla porta d’ingresso della camera dove è stata trovata la vittima. Se ne desume che i predetti mozziconi sono stati portati nella casa della MOLINARI da Piccolomo, il quale si trovava sul luogo del delitto nel preciso attimo in cui questo veniva consumato (...). Davanti alla casa di Carla che muore Piccolomo conosceva da molti anni la vittima, come accertato dalla polizia e confermato da lui stesso. Il giorno del delitto (lo stesso del prelievo dei mozziconi), il suo cellulare aggancia la cella di Cocquio, strada Sottocastello, alle 12.16, per 52 secondi; la cella di Brebbia (zona vicina alla sua abitazione di Ispra) alle 20.46; il dato attesta la presenza di Piccolomo nelle vicinanze della casa della vittima nell’ora del delitto. La morte di Carla MOLINARI si colloca subito dopo la consumazione del pranzo. Il 5 novembre alle 12.33.56 (12.48 circa dell’orario reale) si nota per la prima volta la Nissan Micra di Piccolomo in sosta nel parcheggio del centro commerciale (...). Un secondo uomo forse lo ha aiutato Alle ore 13.11.22 (13.25 circa), si vede di spalle un soggetto, con giacca chiara e pantaloni scuri, PICCOLOMO. Sembra che il soggetto stia aprendo il veicolo. L’auto non viene spostata e resta in sosta (sul punto sono ancora in corso accertamenti). Alle ore 13.23.55 (13.38 reali) il soggetto sopra menzionato è di nuovo nel parcheggio del centro commerciale. Il fotogramma consente di vederlo mentre si dirige verso la Nissan Micra. Alle 13.25.21 (13.40 circa) si vede la stessa Nissan Micra uscire dal parcheggio del centro. Alla guida c’è un soggetto con una giacca chiara: è lo stesso già ripresonei duefotogrammiprecedenti. L’auto si dirige in direzione del semaforo di Via F.lli Bandiera (...). La videocamera presente sulla scuola ”Innocente Salvini”, filma insistentemente l’auto in contrada Motto dei Grilli, 28 e, quindi, poco distante dall’abitazione della MOLINARi. Infatti, un minuto dopo aver lasciato il centro commerciale, la vettura viene ripresa dalla citata telecamera della scuola ”Salvini”. Alle 15.07 (in orario perfettamente compatibile con la consumazione del reato), la stessa telecamera riprende la Nissan di Piccolomo proprio davanti alla scuola. L’alibi falso e i graffi in faccia L’indagato ha reso dichiarazioni false: «Il 5novembre sonorientrato a casa verso le ore 12 e sono rimasto lì fino alle 16». Parole smentite sia dalle celle telefoniche, sia dalle telecamere. La testimone che vede Piccolomo svuotare il posacenere (5 novembre) lo descrive privo di graffi su volto. Una seconda testimone: S.I., messo comunale a Ispra, riferisce di averlo incontrato il 6 novembre: «Sono rimasta colpita dai segni evidenti, graffi, presenti su entrambe le guance e sulla fronte. Erano graffi certamente recenti. PICCOLOMO, senza che io gli chiedessi nulla, dopo essersi scusato per i graffi, mi disse che il giorno prima, ossia il 05 novembre, era andato nel bosco a prendere funghi ed era caduto…» (...). Molti altri testimoni (carabinieri e poliziotti compresi) hanno visto i graffi sul volto di Piccolomo, nascosti da un cappellino. Queigraffi sono stati cagionati dalla vittima in un ultimo, disperato tentativo di difendersi dalla brutale aggressione. Questo il motivo per cui le sue mani sono state amputate e asportate dal luogo del delitto. Testimoni affermano Piccolomo aveva una forte necessità di denaro. Lui stesso, intercettato, lo dice in più occasioni: «sono senza una lira». Mister X nel parcheggio Merita attenzione la presenza della Nissan di Piccolomo nel parcheggio del centro commerciale e nei pressi di casa della vittima tra le ore 12,48 e le ore 15,07 del 5 novembre 2009. Ma quello che è doveroso evidenziare è soprattutto l’elemento che riguarda la persona che, in quella fascia oraria, è stata ripresa, sulla Nissan di Piccolomo: prima, mentre si avvicina alla vettura e, successivamente, mentre si allontana dal parcheggio e transita in Contrada Motto del Galli, alla guida di essa. Tale persona non è identificabile nel PICCOLOMO. A tale conclusione si giunge non solo per l’abbigliamento ripreso dalle telecamere, del tutto diverso da quello visto la mattina del 5 novembre 2009 e descritto dalla testimone, quanto perché le immagini mostrano che la predetta persona aveva i capelli scuri, mentre il PICCOLOMO ha i capelli quasi del tutto bianchi. Il particolare è significativo: esso spiegherebbe perché la vettura del PICCOLOMO non era nel parcheggio del centro commerciale già alle ore 10:30/10:45, quando l’indagato venne visto al bar di quel centro dalla testimone. La Nissan era evidentemente stata affidata ad altra persona, scura di capelli; esso spiegherebbe anche come sia possibile che PICCOLOMO, alle ore 15:07, vale a dire quando la sua auto passò per l’ul - tima volta sotto la telecamera della scuola ”Salvini”, si trovasse altrove: non era lui a guidarla. Ecco allora che l’indagato era a Cocquio quando la sua vettura si allontanava, alle 15:07; è dunque possibile che egli fosse in casa Molinari ben dopo le ore 15 circa, ora in cui lei fu vista davanti casa. «Tradiva nostra madre con Carla» Del resto, lo stesso PICCOLOMO, che ha vissuto anni a Cocquio, ha dichiarato di avere conosciuto la vittima. E secondo le dichiarazioni rese il 28 novembre 2009 dalle sue figlie: «Tanti anni fa, quando la mamma era ancora viva, ebbe una relazione extraconiugale con la signora Molinari». Cosa nota anche ai due fratelli dell’indagato. Violentava le sue ragazze e torturava la suocera Piccolomo ha una personalità violenta e crudele. Lo confermano le lunghe, dettagliate e drammatiche dichiarazioni rese il 28 novembre 2009 dalle figlie, Filomena Cinzia e Nunzia. Il quadro che descrivono è agghiacciante. Al di là dei crudi riferimenti alle minacce e alle sevizie che negli anni il genitore avrebbe riservato a loro ed alla loro madre – poi arsa viva in occasione di un incidente stradale a bordo della autovettura sulla quale Giuseppe PICCOLOMO trasportava una tanica di benzina -, alla ripetute attenzioni sessuali rivolte dall’uomo a loro, sin da bambine, ad altre donne e persino alla loro nonna materna, le ”testimoni” hanno riferito episodi raggelanti, orribili, come il freddo racconto fatto loro dal genitore degli ultimi attimi di vita della moglie tra le fiamme dell’auto o la versa e propria tortura inferta alla suocera con un catenaccio. Potrebbe uccidere i testimoni e le figlie L’indagato indiziariamente ha dimostrato lucidità nel delitto e capacità di depistare le indagini (ad esempio attraverso la messinscena dei mozziconi di sigarette); haoccultato l’arma del delitto e le stesse mani della vittima, che bisogna ancora ricercare; bisogna identificare gli eventuali complici, consapevoli o meno, dell’uomo, che potrebbero da lui essere condizionati. Tenuto conto poi della gravità, premeditazione ed efferatezza del delitto, della inquietante, descritta personalità dell’indagato, della crudeltà da lui più voltemanifestata nei confronti dei più stretti congiunti, dei suoi precedenti penali, concreto, specifico ed attuale e il pericolo che egli, se lasciato in libertà, possa ulteriormente attentare all’incolumità altrui – in particolare delle persone che hanno reso dichiarazioni gravemente indizianti nei suoi confronti, figlie comprese – (...). Applica nei confronti del PICCOLOMO la misura cautelare della custodia in carcere. Il gip Giuseppe Fazio Ha collaborato Alessio Pagani