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 2009  dicembre 01 Martedì calendario

A NAPOLI VOGLIONO IL PIZZO ANCHE SULLA COLLETTA


Volevano i soldi raccolti tra i fedeli per ristrutturare la sagrestia distrutta da un incendio un anno fa. Il "pizzo" sulla colletta. Ma don Mario Ziello, parroco di Santa Maria del Carmine alla Concordia ai Quartieri Spagnoli, nel cuore della Malanapoli ci è nato. Ha avuto come compagno di scuola Ciro Mariano, leggendario capo del clan dei "picuozzi" oggi sepolto vivo sotto una montagna di ergastoli, e figurarsi se non ha ancora imparato come si tratta con «quelli là».
«Ho imposto alla ditta di non pagare, ho fatto in modo che chiudesse le porte in faccia agli estorsori». "Quelli là" erano due guaglioni di malavita presentatisi in parrocchia più di una volta. Atteggiamento sprezzante e eloquio allusivo, hanno fatto capire agli operai impegnati nel cantiere che puntavano agli oboli raccolti faticosamente nel quartiere da don Mario. «Non ho accettato, non potevo: avessi aderito alle loro richieste, non avrei mai
più trovato il coraggio di guardare negli occhi i bambini del rione, che ho coinvolto in tante iniziative sulla legalità e contro la malavita».

UN INSOLITO DOPO MESSA
Il rione si è stretto intorno al suo parroco, domenica mattina, dopo la messa solenne delle undici. Don Mario, che i clan li ha sempre sfidati a viso aperto, anzi guardandoli negli occhi, l’affronta con espressione tirata. Per tutta la funzione è un fascio di nervi. Anche l’omelia ha ritmi sincopati, il sacerdote liquida la liturgia domenicale con poche battute filando veloce verso la conclusione. Quindi, dopo la benedizione finale, risale sul pulpito, chiedendo ai fedeli di non abbandonare la chiesa. «Vi devo parlare - esordisce in un silenzio di ghiaccio, la tensione che si potrebbe tagliare con un coltello. - Sono venuti a chiedere la tangente sui lavori di ristruttura zio ne della vostra chiesa. Gli operai hanno detto che non potevano fare niente e li hanno mandati da me, ma quelli non sono venuti. Con me non vogliono averci a che fare, hanno detto. Ma io li ho visti, un giorno ho pure provato a fermarli, ma loro sono scappati. Forse perché il mio rifiuto li ha impauriti». Quando don Mario finisce di parlare, dalle navate parte un applauso lungo, assordante. Commovente. La gente sale sull’altare, lo abbraccia, lo incoraggia ad andare avanti. E lui, il prete animatore di tante iniziative anticamorrra, ascoltato qualche anno fa anche dalla Commissione antimafia insieme ad altri sacerdoti di frontiera come l’ex parroco di Forcella, don Luigi Merola, e don Fulvio D’Angelo di Scampia, promette: «Finché sarò il vostro parroco, quella gente dovrà stare alla larga».

IL «FUORI PROGRAMMA»

Il "fuori programma" domenicale con la clamorosa rivelazione ai fedeli, in realtà, don Mario lo aveva programmato per tempo con la questura dove aveva presentato immediata denuncia dei tentativi di estorsione subiti dalla sua parrocchia. «La gente doveva sapere - commenta ora. - E non perché fossi in cerca di facile pubblicità: non può esserci impegno civile senza coraggio, e la gente dei Quartieri ha bisogno di sapere che non è sola nella quotidiana lotta contro ogni forma di illegalità». «Come mi sento adesso? Sereno: non

La sorpresa
Fedeli avvertiti a Messa Il parroco: «Era giusto che sapessero»
«Non ho alcuna intenzione di collaborare con quei criminali e ho fiducia massima nelle capacità degli investigatori. Non so da dove venivano, ma se sono del quartiere dovrebbero sapere bene che io non faccio un solo passo indietro».
Le indagini della Squadra mobile, partite subito dopo la denuncia del prete coraggio, non escludono però nessuna pista. Nemmeno quella che potrebbe portarli fuori dai Quartieri spagnoli, in direzione di qualche organizzazione dei rioni limitrofi. E non si tralascia nemmeno l’ipotesi di qualche cane sciolto.