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 2009  dicembre 02 Mercoledì calendario

Domande e risposte Bophal, la più grande tragedia industriale- Sono passati 25 anni dalla più grande tragedia dell’era industriale

Domande e risposte Bophal, la più grande tragedia industriale- Sono passati 25 anni dalla più grande tragedia dell’era industriale. Che cosa avvenne in India la notte del 2 dicembre 1984? Decine di tonnellate (forse 40) di isocianato di metile, un agente chimico utilizzato nella produzione di pesticidi, e oltre dodicimila chili di reagenti chimici fuoriuscirono a causa di un’esplosione (provocata da un’infiltrazione d’acqua) dallo stabilImento di pesticidi della Union Carbide nella città di Bhopal. Quanti furono i morti? La cifra non si conosce con esattezza perché quella notte (era domenica) e nei giorni seguenti molti corpi vennero seppelliti o cremati senza certificazione. Si stima che nel giro di pochi giorni ci furono tra i 7.000 e i 10.000 morti. Altre 15.000 persone morirono nei 20 anni successivi. Di che cosa morirono? Soffocate, avvelenate, di edema polmonare e di cancro. Una nube tossica coprì la città, entrò nelle case, bruciò gli occhi e i polmoni della gente, provocando danni irreversibili ai tessuti e agli organi interni. La Carbide non ha mai rivelato l’esatta composizione della nube tossica, a tutt’oggi gli esperti non hanno potuto mettere a punto un protocollo terapeutico adeguato. Ci sono conseguenze ancora oggi? Sì. Almeno 100 mila persone sono affette da malattie croniche ai polmoni, agli occhi e al sangue. Un’altra generazione a Bhopal è destinata alla sterilità o alla deformità, a causa della persistente contaminazione delle falde acquifere. Bhopal ha fatto più vittime di Cernobil. Il disastro era prevedibile? Gli esperti della sicurezza della Union Carbide già due anni prima avevano segnalato la seria possibilità di una fuga di materiali tossici, ma i dirigenti non avevano allestito piani di evacuazione, né gli ufficiali del governo indiano avevano insistito sulla necessità di precauzioni essenziali. Gran parte degli allarmi erano disinnescati. Subito dopo l’incidente qualcuno si assunse la responsabilità? Mentre centinaia di persone morivano negli ospedali locali, i responsabili della Union Carbide continuarono a smentire il fatto che l’isocianato di metile fosse velenoso, definendolo «niente di più che un potente gas lacrimogeno». L’area di Bhopal è stata risanata? No, l’area di Bhopal non è ancora stata adeguatamente bonificata. I responsabili sono stati condannati? No. Stando ad Amnesty International, nemmeno è stata condotta un’inchiesta adeguata sull’incidente e sulle sue conseguenze. Nel 1991, un tribunale indiano ha chiamato in giudizio i dirigenti della Union Carbide, compreso Warren Anderson, allora amministratore delegato. Anderson e gli altri imputati hanno rifiutato di apparire in tribunale. La Corte suprema dell’India li ha dichiarati «latitanti» e ne ha chiesto l’estradizione. Ma, dopo aver tergiversato per anni, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha bocciato la richiesta nel settembre del 2004. I sopravvissuti hanno abbandonato la speranza di ottenere giustizia? No, chiedono ancora un processo e una riparazione adeguata. Greenpeace e Amnesty International aiutano gli attivisti di Bhopal. Amnesty ha lanciato la campagna «Clouds of Injustice», su www.amnesty.org. Una complicazione è il fatto che la Union Carbide ha pagato, nel 1989, 470 milioni di dollari al governo indiano per far cessare le denunce su Bhopal. La somma è stata stabilita considerando una stima di soli tremila morti. Che cosa ha fatto il governo indiano? Secondo Amnesty International, le misure per aiutare i sopravvissuti - cure mediche, riabilitazione socioeconomica - sono state insufficienti. Lo scorso agosto il governo si è però impegnato ad affrontare alcune delle richieste e ad istituire una Commissione con pieni poteri sul disastro. Secondo il governo, il processo di costituzione della Commissione è stato ritardato a causa delle elezioni politiche del 2009. Qualcuno è ancora perseguibile? La battaglia legale è ancora aperta, ma nel febbraio 2001 la Union Carbide è passata sotto il totale controllo della Dow Chemical Company, colosso mondiale della chimica, che ha comprato tra l’altro dall’Enichem di Porto Marghera l’impianto per la produzione di poliuretani. Anche se la Union Carbide continua a essere un’entità giuridica separata, la sua identità aziendale e tutte le sue attività sono interamente integrate con quelle della Dow che, tuttavia, continua a negare ogni responsabilità per il disastro. Warren Anderson, amministratore delegato dell’epoca, vive nel lusso delle sue case a Bridgehampton, Manhattan e Vero Beach, Florida.