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 2009  dicembre 02 Mercoledì calendario

”Il progetto di fusione è sul tavolo di Tremonti”- A Torino di certo non l’hanno presa bene, ma abbozzano

”Il progetto di fusione è sul tavolo di Tremonti”- A Torino di certo non l’hanno presa bene, ma abbozzano. Nessuna polemica. Di fronte a quella che viene considerata una retromarcia da parte del rettore milanese Giulio Ballio preferiscono tirare fuori le carte, i documenti che hanno viaggiato tra Torino e Milano in questi mesi e testimoniano che il progetto di fusione tra i due atenei esiste, eccome. Risale all’estate del 2008, ed è un’ipotesi molto dettagliata, che disegna l’alleanza tra le due università, ipotizza obiettivi, finalità e reciproci vantaggi, mette a confronto le rispettive dimensioni, la capacità di attrarre finanziamenti, i punti di forza. Si spinge addirittura a delineare il sistema di governance del nuovo super-ateneo, una sorta di «cappello», un consiglio d’amministrazione congiunto, con i due rettori, il direttore dell’Istituto italiano di Tecnologia e altri quattro membri nominati tra gli esperti nella gestione di strutture universitarie e di ricerca. Quel progetto è stato forgiato, nella sua stesura definitiva, a Milano. Ed è arrivato sulla scrivania del ministro per l’Economia Giulio Tremonti. A Torino, comunque, ci credono ancora. Come minimo ci sperano. «L’idea di creare sinergia tra i due atenei non può essere vista in negativo», sostiene Sergio Rossetto, preside della IV facoltà di Ingegneria. «Certo, il discorso è da approfondire. Però uno studio di fattibilità - che analizzi la struttura dell’eventuale alleanza e i possibili vantaggi e vantaggi, di ordine pratico e anche d’immagine - sarebbe utile». Del resto, ribadiscono al Politecnico, le collaborazioni sono così tante che rafforzarle sembra lo sbocco naturale. «Scambi di docenti, ricerca. Iniziative congiunte, l’ultima è stata Contemporary Art», analizza il preside della II facoltà di Architettura Rocco Curto. «Rafforzare l’asse Torino-Milano è corretto sia sul fronte delle risorse che si possono mettere in campo sia su quello della ricerca e dello sviluppo delle imprese». Non mancano le perplessità. Alcune le solleva il preside di Ingegneria I, la facoltà più numerosa, Donato Firrao: «L’alleanza a livello didattico non mi convince molto. Un conto sono i progetti di ricerca, su cui già spesso si lavora insieme, altra cosa è far spostare gli studenti da una città all’altra per seguire i corsi». Anche tra gli studenti e i ricercatori i dubbi non mancano, più sui modi che sui contenuti: «Un progetto così importante avrebbe dovuto come minimo essere discusso all’interno dell’università prima di essere annunciato. una questione di democrazia» attacca Rino Lamonaca della Flc-Cgil in rappresentanza dei precari della ricerca. E Luca Bazzano, uno dei rappresentanti degli studenti: «Non ne sapevamo nulla: forse certe decisioni andrebbero maggiormente concertate. Comunque il Politecnico sta seguendo una politica propositiva, che senza dubbio l’ha portato a crescere». Perplessità sul metodo e sul merito. Cautela, anche. Però le parole - e i toni - scelti da Milano non sono piaciuti. Altro che fantasie, sbottano sotto la Mole. Il progetto c’è, ed è avviato. Forse - ragionano - la reazione di Ballio potrebbe essere stata dettata dall’esigenza di salvaguardare gli equilibri interni al suo ateneo alla vigilia della campagna elettorale. A maggio, a Milano, si vota per il nuovo rettore. Ballio è a fine mandato e non potrà ricandidarsi. Il futuro del progetto potrebbe dipendere da chi sarà il suo successore.