Antonio Salvati, La stampa 2/12/2009, 2 dicembre 2009
Come in una fiction sui luoghi del video-choc - Stando a quanto dicono gli inquirenti, lui davanti a quel bar di Napoli c’era già stato l’11 maggio
Come in una fiction sui luoghi del video-choc - Stando a quanto dicono gli inquirenti, lui davanti a quel bar di Napoli c’era già stato l’11 maggio. Rispetto ad allora in via Vergini non c’è il sole ma una pioggia sottile e soprattutto davanti alla vetrina dell’Antica Caffetteria dei Vergini non c’è il corpo senza vita di Mariano Bacioterracino, l’uomo il cui omicidio è stato ripreso da una telecamera posta a un angolo del rione Sanità. Ieri Costanzo Apice, 27 anni, accusato di essere il killer immortalato in quel filmato choc che ha fatto il giro del mondo, è stato sottoposto all’incidente probatorio richiesto dal pm dell’Antimafia Sergio Amato. Una simulazione di quei terribili istanti necessaria per ottenere una comparazione tra le immagini catturate dal sistema di videosorveglianza e quelle girate ieri dalla polizia scientifica. Quartiere chiuso A mezzogiorno via Vergini è circondata da un centinaio di agenti, un elicottero volteggia a bassa quota. I rilievi iniziano un’ora dopo, quando davanti al bar arriva il difensore di Apice con due periti di parte. All’arrestato viene fatto indossare un cappellino scuro come quello che aveva il sicario, poi calza le scarpe da ginnastica. Di profilo, alzando prima un braccio poi l’altro, cammina con la stessa cadenza dell’assassino protagonista di quel cortometraggio dell’orrore. Apice si presta docilmente alla finzione, cerca di rifare esattamente il percorso del killer di Bacioterracino così come è stato ricostruito sul selciato dagli agenti della Scientifica. Gli accertamenti durano un’ora e mezza, poi Apice restituisce il berretto a un agente e risale sul cellulare della polizia penitenziaria che lo riporta in carcere. Mancano pochi minuti alle 15 quando il nastro rosso e bianco viene tirato via e la situazione ritorna alla normalità. Tra la gente del rione Sanità non ci sono segni d’ostilità nei confronti del presunto killer, solo curiosità e qualche protesta per quel cordone che di fatto blocca l’accesso alle numerose botteghe del quartiere. Adesso il lavoro si trasferisce nei laboratori della polizia scientifica cui spetta il compito di comparare le immagini dei due filmati. Stando alla ricostruzione degli inquirenti Apice, che fu identificato dopo la diffusione della sequenza dell’omicidio, avrebbe ucciso Mariano Bacioterracino su ordine del clan Sacco-Bocchetti di Napoli. La vittima sarebbe stata punita perché coinvolta nell’omicidio di Gennaro Moccia nel 1976, era indicato all’epoca come il capo di un potente clan di Afragola. Per quel delitto lo stesso Bacioterracino fu prima processato e successivamente scagionato. La strana coincidenza Ma gli inquirenti sospettano che neanche l’uomo inquadrato mentre premeva il grilletto sapesse in realtà per quale ragione Mariano Bacioterracino dovesse morire. Ecco perché le indagini sul delitto della Sanità si collegano a quelle relative alla morte del boss Gennaro Sacco, 57 anni, e del figlio Carmine, 29 anni, ammazzati il 24 novembre, qualche giorno dopo la cattura di Apice. Il capoclan e il figlio erano zio e cugino dell’arrestato: una coincidenza che gli inquirenti non hanno mai ritenuto tale, fin dal primo momento.