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 2009  dicembre 02 Mercoledì calendario

Se la Befana arriva alla Regione Sicilia- «Bastava andare alla posta perché ci dessero un orso di pelo, una bambola o un pallo­ne », scrisse in Pensare coi piedi Osvaldo Soriano, ricordando con struggente nostal­gia (lui, antifascista) gli anni dell’infanzia passati nelle sperdute contrade della Pampa aspettando l’ar­rivo del 6 gennaio nella certezza assoluta che il generale Pe­rón e la sua soave sposa Evita non avrebbero dimenticato l’invio di uno di quei mitici palloni che «avevano qualunque forma tranne quella rotonda» ma rendevano pazzi di felicità tutti i monelli del Paese

Se la Befana arriva alla Regione Sicilia- «Bastava andare alla posta perché ci dessero un orso di pelo, una bambola o un pallo­ne », scrisse in Pensare coi piedi Osvaldo Soriano, ricordando con struggente nostal­gia (lui, antifascista) gli anni dell’infanzia passati nelle sperdute contrade della Pampa aspettando l’ar­rivo del 6 gennaio nella certezza assoluta che il generale Pe­rón e la sua soave sposa Evita non avrebbero dimenticato l’invio di uno di quei mitici palloni che «avevano qualunque forma tranne quella rotonda» ma rendevano pazzi di felicità tutti i monelli del Paese. «Nell’estate del ”53 o del ”54 mi venne in mente di scriver­gli. Evita era già morta e io mi ero messo il lutto. Erano po­che righe e lui doveva ricevere così tante lettere che presto dimenticai la faccenda. Finché un giorno un camion della posta si fermò davanti a casa mia e scaricarono un pacco enorme con un biglietto breve: ’Ti mando le maglie. Com­portatevi bene e ricordatevi di Evita che ci guida dal cielo’. E firmava Perón, di suo pugno. Nel pacco c’erano dieci maglie bianche con il colletto rosso e una gialla per il portiere. Il pallone era di cuoio, fiammante, come quelli che avevano i giocatori nelle foto de El Grafico» . Era la conferma, per il piccolo Osvaldo, che «il generale arrivava lontano, al di là dei fiu­mi e dei deserti. Noi ragazzi lo sentivamo potente e amico». Proprio come dicevano i cartel­li appesi sui muri della scuola: «Nell’Argentina di Evita e di Pe­rón gli unici privilegiati sono i bambini». Ah, la Befana! Commossi for­se da ricordi analoghi, anche al­la Regione Sicilia non hanno vo­luto tradire i bambini. Non po­tevano accontentare tutti, cer­to: troppi pochi «piccioli». Ma come dimenticare i picciriddi dei dipendenti regionali? Preso il cuore in mano, il governa­tore Raffaele Lombardo e il suo fedele assessore alla presi­denza Gaetano Armao hanno così fatto un decreto dove si riconoscono alle associazioni formate da dipendenti, come ha scritto sulla Gazzetta del Sud Francesco Celi, «privilegi surreali». Varati sotto il titolo di «Programma assistenziale per l’anno 2009 a favore del personale dell’amministrazione regionale in servizio o in quiescenza, dei loro familiari a cari­co, nonché dei titolari di pensioni dirette o di reversibili­tà... ». Primo fra tutti, appunto, lo stanziamento di 170mila euro per la «consegna dei doni della Befana a favore dei figli, dei minori in affidamento preadottivo e dei nipoti in linea retta, a carico del dipendente regionale, anche non aderente alle associazioni». C’è la crisi? «Mavalà», come direbbe Ghedini. Ed ecco altri soldi ai dipendenti «per la gestione di impianti sportivi» e il programma «Tempo d’estate» e gli assegni di natalità e quel­li di nuzialità e quelli «di lutto» (1.200 euro) concessi a una serie di aventi diritto in caso di morte e via così, di regaluc­cio in regaluccio. In fondo anche in Sicilia «privilegiati sono i bambini» ma pure la mamma, lo zio, il papà, il nonno...