Stefano Carrer, Il Sole-24 Ore 2/12/2009;, 2 dicembre 2009
DA TOKYO 80 MILIARDI ALLE BANCHE
Denaro praticamente gratis per l’equivalente di 77 miliardi di euro: è il regalo al sistema finanziario giapponese elargito ieri dalla Banca centrale (Boj),con un’iniziativa di allentamento della politica monetaria in contraddizione con il timido accenno di "exit strategy" deciso il mese scorso. Un dietro- front che appare collegato alle forti pressioni del governo e al peggioramento delle prospettive dell’economia causato dalla travolgente ascesa dello yen. Nel giorno in cui la Banca centrale australiana ha alzato i tassi per il terzo mese consecutivo (di 25 punti base al 3,75%) e nella settimana in cui la stessa Banca centrale europea potrebbe cominciare a tirare il freno, la BoJ ha posto invece le premesse per l’eventuale ritorno a una politica di "allentamento quantitativo" di cui era stata pioniera nel 2001.
Al termine di una riunione straordinaria convocata all’improvviso, l’istituto centrale ha annunciato che erogherà prestiti trimestrali fino a 10mila miliardi di yen al tasso dello 0,1% alla banche, in cambio di un amplissimo ventaglio di garanzie, al fine tecnico dichiarato di "allentare ulteriormente le condizioni monetarie" e di "incoraggiare un ulteriore declino dei tassi di interesse a lungo termine", mentre lo scopo sostanziale è quello di contenere le pressioni deflazionistiche e di contribuire a rivitalizzare l’economia.
Il governatore Masaaki Shirakawa ha detto che il provvedimento può essere definito «di allentamento quantitativo in senso lato, in quanto finalizzato a creare un contesto di ampia liquidità ». In realtà, Shirakawa ha deluso molti operatori di mercato, che si attendevano un ritorno in piena regola alla controversa politica ultra-espansiva (che proprio in questi tempi è sempre più criticata in Gran Bretagna come inefficace e potenzialmente dannosa): non ha ridotto allo zero assoluto i tassi di riferimento – confermati allo 0,1% – e non ha annunciato un aumento degli acquisti di titoli statali (il che si tradurrebbe nel finanziamento da parte della banca centrale di più ampie emissioni di debito pubblico).
«Meglio di niente», ha commentato l’analista di Standard & Poor’s Takahira Ogawa, sostenendo che le misure adottate non basteranno a contrastare la deflazione. Altri osservatori biasimano la BoJ per aver intaccato la sua immagine di indipendenza, con un cedimento alle sollecitazioni del governo – ieri unanime nel lodarla ”in grado di aprire la strada a ulteriori richieste.
In effetti, secondo indiscrezioni, venerdì scorso ”in coincidenza con il balzo dello yen ai massimi da 14 anni sul dollaro, sotto quota 85 ”Shirakawa sisarebbe incontrato in segreto con il ministro delle Finanze: è possibile che lo stesso Hirohisa Fujii gli abbia consigliato di agire prima del previsto incontro di oggi con il premier Yukio Hatoyama, per non dare l’impressione di piegarsi all’esecutivo. Nessuno dubita che la palla passi ora al premier, il quale questa settimana annuncerà una maximanovra addizionale di sostegno all’economia. Un pacchetto destinato a essere di importo superiore ai 2.700 miliardi di yen già previsti dal precedente governo e indirizzati su capitoli di spesa giudicati come uno spreco dalla leadership uscita dalle elezioni dell’agosto scorso: la cifra potrebbe ora sfiorare i 4mila miliardi. Se nel terzo trimestre l’economia del Sol Levante ha mostrato segni di apprezzabile ripresa (con un tasso annualizzato di crescita del Pil del 4,8%), l’esaurirsi delle precedenti misure di stimolo e la penalizzazione dell’export legata al superyen fanno temere che il Paese possa ripiombare in recessione proprio a ridosso delle cruciali elezioni parziali per la Camera Alta di metà 2010. Hatoyama conta di evitare questo scenario con un piano incentrato sul sostegno al reddito delle famiglie. I guai personali maggiori, al momento, gli vengono da una sola famiglia: la sua. L’inchiesta in corso da mesi su presunte irregolarità nel finanziamento nella sua attività politica sta facendo emergere donazioni da parte di sua madre (fino a 900 milioni di yen) attribuite falsamente ad altri. Il premier si è scusato lunedì davanti al Parlamento e ha promesso di rimediare, escludendo di dimettersi se non nell’ipotesiche dovesse essere incriminato dalla magistratura.