Zita Dazzi, la Repubblica 1/12/2009, 1 dicembre 2009
GIOCARE
Così i bambini si divertono da soli -
Giovanni ha 14 anni compiuti da poco e protesta quando i genitori vogliono portarlo in campagna nel fine settimana. Dice che si annoia «a fare quelle stupide passeggiate o a raccogliere le mele dall´albero». In compenso, con regolarità quotidiana, quasi ossessiva, deve andare su Internet a «bagnare i peperoni, altrimenti si seccano», come spiega alla sua allibita madre che gli chiede di spegnere il computer su cui ha passato già un´ora abbondante concentrato su FarmVille, uno dei giochi che vanno per la maggiore, oggi, fra gli adolescenti. Giovanni è un ragazzo normale, l´esponente tipico di quella generazione che preferisce la realtà virtuale all´esperienza concreta, le ore passate davanti al computer per ammazzare i pomeriggi di solitudine, diventati un rito, fin da quando era piccolo, perché i genitori lavorano - e lasciano i figli soli, o nelle mani di baby sitter molto impegnate a fare i lavori domestici. la generazione che il Cremit, Centro di ricerca sull´Educazione ai media dell´Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in collaborazione con la cooperativa sociale Pepita, ha messo sotto la lente d´ingrandimento, con un´indagine. Sono 2mila i questionari distribuiti fra bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, negli oratori della Diocesi, fra Milano, Monza, Varese e Como. Ed è un ritratto a tutto tondo quello che emerge dalla lettura dei dati, che verranno discussi giovedì in un convegno, organizzato appunto alla Cattolica.
Un bambino su tre è ancora disposto ad andare al parco per divertirsi con gli amici, ma il re indiscusso dei pomeriggi in casa è il gioco solitario (44 per cento), al massimo con un fratello (47 per cento), ma preferibilmente davanti allo schermo di un pc (54,5 per cento). «Se la famiglia fosse più presente i piccoli accetterebbero anche altre proposte, più educative», spiega il professor Piercesare Rivoltella, direttore del Cremit. I videogiochi, comunque, incontrano un favore pressoché assoluto: piacciono al 94 per cento del campione. La psicologa Maria Rita Parsi invita i genitori a interagire con i figli "nativi digitali" per dare senso e regole alla frequentazione del web. Ma dalla ricerca del Cremit emerge che nel 72 per cento dei casi mamma e papà, quando intervengono, lo fanno solo per dare «limitazioni di tempo, o per vietare la possibilità di giocare online con sconosciuti, mentre il controllo è irrisorio sulla scelta del videogioco. E più i figli crescono, meno controlli ci sono», spiega la ricercatrice Alessandra Carenzio.
I bambini e i ragazzi sono chiari quando spiegano perché nei loro pomeriggi Playstation, Wii o le altre piattaforme diventano così importanti. Uno su due dice: «Non so che altro fare». Un dato seguito dalla possibilità di sfogarsi (33 per cento), di mettersi alla prova e sfidare se stessi (29 per cento), giocare con gli amici anche a distanza (28,6 per cento), per entrare in altre realtà (20,7 per cento) e ricaricarsi (10 per cento). Eppure l´alternativa c´è, e non viene nemmeno disprezzata, se è vero che i ragazzini amano giocare all´aperto (il 30 per cento lo fa spesso, il 29,8 per cento a volte) e che i giochi di squadra sono amati dal 54,5 degli intervistati e l´intramontabile "nascondino" dal 29 per cento del campione.
Detto questo, per andare ai giardini, fino a una certa età, serve un accompagnatore adulto e solo il 17 per cento dei bambini può giocare in cortile. Resta l´opzione oratorio (68,6%), o le case degli amici (71%), ma con mamma o papà riesce a giocare solo una sparuta minoranza, attorno al 15 per cento. E la dipendenza da computer aumenta con l´età, se è vero che un adolescente su cinque gioca in rete spesso o molto spesso, e un altro 18 per cento lo fa qualche volta. Per questi giovani guerrieri che affrontano il vuoto dei loro pomeriggi solitari la sfida più a portata di mano è quella che si combatte online: il 52 per cento ama i videogiochi sportivi, il 49 per cento quelli di avventura, il 25 per cento i giochi bellici.