Angelo Mincuzzi, Il Sole-24 Ore 1/12/2009;, 1 dicembre 2009
DUBAI WORLD RISTRUTTURA IL DEBITO
Alla fine lo spiraglio è arrivato nella notte tra lunedì e martedì. Dubai World ha annunciato di aver avviato negoziati «costruttivi » con le banche per la ristrutturazione del debito da 26 miliardi. L’annuncio è stato accolto positivamente dai mercati ( si veda l’articolo a fianco) visto che la giornata era cominciata in tutt’altro modo, con le ore più convulse che gli Emirati ricordino.
Dopo il tonfo del 7,3%della Borsa diDubai e dell’ancora più drammatica picchiata dell’ 8,3% del mercato azionario di Abu Dhabi, nel primo pomeriggio un signore vestito di bianco, dal volto alla George Clooney, compare alla televisione di Dubai e recita le parole che nessuno avrebbe mai voluto ascol-tare: «Il governo non garantirà il debito di Dubai World». Niente di nuovo sotto il sole di questa Disneyland ormai impazzita: era già scritto tutto sui prospetti informativi dei bond lanciati sul mercato dalla grande conglomerata emiratina. Ma sentirselo dire da Abdul Rahman Al Saleh, direttore generale del ministero delle Finanze, suona proprio per ciò che è: una presa di distanza del governo dai guai della sua controllata Dubai World.
«I creditori – sentenzia alla tv il George Clooney di Dubai – dovranno assumersi la loro parte di responsabilità per la decisione di prestare soldi alle società. Pensano che Dubai World faccia parte del governo, ma ciò non è corretto. Il governo è il proprietario della compagnia, ma fin dalla sua fondazione è stato stabilito che la società non è garantita dal governo». E i creditori? «La ristrutturazione del debito – risponde Al Saleh – è una decisione nell’interesse di tutte le parti nel lungo termine ma potrebbe infastidire i creditori nel breve ». Chiaro. Chi ha acquistato i bond dovrà cavarsela da solo. Già, perché ”aggiunge il direttore generale delle Finanze – «penso che le banche in questo stadio non abbiamo bisogno di liquidità extra». Fine delle trasmissioni.
La parola, adesso, passa al mercato. Ma il mercato, da questa prima giornata di contrattazioni dopo quattro giorni di chiusura per le festività religiose di Eid AlAdha, è uscito con le ossa rotte. E dopodomani si replica: altre quattro giornate di festa per le celebrazioni del trentottesimo anniversario della nascita degli Emirati. Con tutta probabilità, domani per Dubai e Abu Dhabi saranno altre ore al cardiopalma. Lo tsunami di ieri si è abbattuto in particolare sulle società immobiliari, dissanguate da perdite medie del 10%. L’ondata di realizzi si è scatenata soprattutto sull’unica società quotata del gruppo Dubai World, l’operatore portuale Dp World, punito con un calo del 14%, mentre il Nasdaq Dubai – la Borsa dove è scambiato – ha perso il 10,29%. Ma Dp World non rientra nel piano di ristrutturazione del debito.
Che sarebbe andata come poi è finita lo si era intuito subito prima della riapertura delle borse, quando la Nakheel – il vero anello debole delle società di Dubai World – aveva chiesto la sospensione dalle contrattazioni dei suoi tre bond islamici quotati. Il primo, quello da 3,5 miliardi di dollari che ha innescato la crisi, scade tra sole due settimane, il 14 dicembre.
E ora, ciò che preoccupa di piùè il contagio della crisi verso quello che dovrebbe essere l’emirato più forte. Il calo della Borsa di Abu Dhabi è stato il peggiore degli ultimi otto anni, con le principali banche tra le vittime. Il 30% del debito di Dubai, infatti, è controllato dagli istituti di credito di Abu Dhabi. Ma a spegnere in parte le ansie ci ha pensato Moody’s, che ha confermato il rating AA2 per il debito degli Emirati e di Abu Dhabi. E il governatore della Banca centrale, Sultan Al- Suwaidi,ha assicurato ”anche lui in tv – che la situazione è sotto controllo e che le banche degli Emirati dispongono della liquidità necessaria. Anche i credit default swaps hanno dato una mano e per la prima volta da una settimana sono calati: per assicurare 10 milioni di dollari di obbligazioni dell’emirato ci vogliono ora 574 dollari, 72 in meno di mercoledì scorso. Per 10 milioni di Abu Dhabi, 146 dollari: un risparmio di 29.
Tra gli operatori del Financial District di Dubai continua a serpeggiare però una preoccupazione crescente. Fitti scambi di messaggini hanno animato la giornata di ieri. Uno diquesti riportavail contenuto diuno studio della banca d’investimento mediorientale Efg Hermes, secondo la quale il debito complessivo di Dubai potrebbe essere non di 80 ma addirittura di 150 miliardi di dollari. E così, a Dubai, ora tutto si ingarbuglia.