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 2009  novembre 28 Sabato calendario

TANTI AFFARI, NEBBIA SUI DEBITI


Tutti conoscono i suoi mille affari nel mondo, i suoi complessi immobiliari, le sue partecipazioni in società note come Cirque du Soleil o la nostrana Gardaland. Tutti conoscono le sue isole artificiali e le sue piste da sci sotto il solleone. Ma nessuno – neppure investitori, banche e agenzie di rating – sa quanti debiti abbia veramente Dubai: la luce del deserto, che illumina le opere monumentali, nulla può sui bilanci dell’emirato e delle sue società. Lunedì scorso Sua Eccellenza Mohamed Ali Alabbar – membro del consiglio esecutivo di Dubai – ha dichiarato che l’attuale debito dell’emirato «è di 10 miliardi di dollari» e quello delle società pubbliche «è di 70 miliardi di dollari». Il problema è che lo stesso emiro, lo stesso giorno, ha anche assicurato «categoricamente» che il governo avrebbe «rimborsato tutti i suoi debiti». E dato che due giorni dopo i fatti l’hanno smentito, è umano nutrire qualche dubbio anche sulle sue precedenti affermazioni. La domanda dunque è legittima: il piccolo emirato di Dubai da quanti debiti è soffocato?
Il problema è che né lo Stato né le società controllate pubblicano sempre bilanci certificati. A dire il vero le società i bilanci spesso non li pubblicano proprio. Ogni tanto un po’ di trasparenza arriva dai prospetti dei loro prestiti obbligazionari, ma anche questi – «Il Sole 24 Ore» ne ha esaminati alcuni – riportano sempre dati rigorosamente «non certificati». Prendiamo l’ultimo prospetto di un bond di Dubai, che risale al 28 ottobre 2009. A pagina 101 riporta dati, relativi al 30 settembre 2009, ben precisi: 19,40 miliardi di dollari (pari a 71,27 miliardi di dirham) sono i debiti del Governo, 2,21 miliardi di dollari le garanzie su Dewa, che a sua volta avrebbe un debito di 5,57 miliardi. Totale: 27 miliardi. Eppure Ubs, che curava quell’emissione obbligazionaria e che ha messo il suo nome su quel prospetto, proprio ieri in un report ha testualmente scritto: «I debiti di Dubai potrebbero essere maggiori di quelli generalmente noti, che ammontano a 80-90 miliardi di dollari, a causa di potenziali passività fuori-bilancio».
Il balletto di cifre è tale da perderci la testa. E in effetti tutti ci perdono la testa. Anche Moody’s – che stima un debito pubblico compreso tra gli 80 e i 100 miliardi di dollari, pari al 100% o al 120% del Pil – lamenta il fatto che «capire l’economia di Dubai è molto difficile, data la mancanza di dati». I punti fermi sono dunque pochi. Il primo è che il Governo non garantisce i debiti delle società pubbliche come Dubai World (proprio quella che ha chiesto la moratoria). Il secondo è che la maggior parte dei debiti – almeno quelli certi – sono a breve termine: nei prossimi tre anni giungeranno così a scadenza 50 miliardi di dollari. Il terzo è che – sostiene Moody’s – i debiti deteriorati, e dunque da ristrutturare, potrebbero ammontare a 25 miliardi di dollari.
Eppure Dubai è più famosa per i suoi investimenti che per i suoi debiti. Le braccia finanziarie dell’emirato (cioè Dubai World e Dubai International Capital) con tutte le loro appendici sono arrivate un po’ ovunque. Qualche esempio? Istithmar ha il 20% di Cirque du Soleil. Infinity Development il 9,5% di Mgm Mirage, che sta costruendo un complesso a Las Vegas. La Borsa di Dubai ha il 20% di quella di Londra (che controlla quella italiana). Dubai International ha invece una partecipazione in Eads. Il totale? Gli attivi complessivi ammonterebbero a centinaia di miliardi di dollari. Non ci credete? Ma come: lo dice Sua Eccellenza...