Varie, 1 dicembre 2009
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Cacciotti Andrea
• Colleferro (Roma) 24 febbraio 1961. Nel 2009 indagato per tentata estorsione per aver chiesto alla presidenza del Consiglio un milione di euro in cambio di «un video che ritrae un europarlamentare e una deputata mentre fanno sesso» (si fecero i nomi della deputata del Pdl Alessandra Mussolini e del leader di Forza Nuova Roberto Fiore) • «Ha collezionato alcune denunce per truffa e vantato un’amicizia con Fabrizio Corona, anche se il fotografo [...] nega addirittura di conoscerlo [...] Ha ammesso di aver spedito la lettera a Palazzo Chigi, ma questo non basta a chiudere l’inchiesta perché i magistrati vogliono chiarire quale fosse il suo vero ruolo, verificare con chi sia entrato in contatto e soprattutto stabilire quante altre persone abbiano cercato di vendere le immagini. [...] Personalità complessa quella di Cacciotti, che molti ricordano come ”un uomo che voleva diventare famoso ad ogni costo e talvolta sfiorava la mitomania, tanto che spesso si spacciava per produttore cinemato grafico”. [...] in vista delle elezioni provinciali di Frosinone, fonda il ”partito de gli artisti”. Ma un posto nella lista civica per la sua città gli sembra troppo poco per Corona e allora media con Luca Romagnoli, il leader della Fiamma Tricolore che sta definendo le liste per le Europee. Il paparazzo processato con l’accusa di aver ricattato numerosi per sonaggi famosi per vendere loro foto e filmati imbarazzanti viene proposto come capolista per la circoscrizione del Nord. L’annuncio ufficiale è del 13 marzo 2009. Cacciotti dichiara: ”Confermo tutto, ma io ho fatto soltanto da tramite. Da parte di Romagnoli ho ottenuto subito una calorosa accoglienza, mentre altri partiti si sono dimostrati molto freddi e distanti”. Alla fine non se ne farà nulla, ma Cacciotti ha comunque qualche minuto di notorietà. Fama diversa da quella che rischia di travolgerlo adesso, sospettato di essere un ricattatore. Lui nega. ”Mi avevano fatto vedere il video – ha affermato mentre gli agenti della Digos di Roma guidati da Lamberto Giannini gli perquisivano l’appartamento di Colleferro – ma non l’ho girato io e non ce l’ho. Avevo soltanto pensato di fare un po’ di soldi”. Una tesi che non regge. Il sospetto è ben diverso: la lettera spedita via mail a Palazzo Chigi serviva in realtà a rendere nota la storia, a far circolare la notizia dell’esistenza di un vi deo e quindi a mettere in difficoltà i due esponenti politici. I tentativi per vendere il video risalgono a maggio 2009, poche settimane dopo l’iniziativa della Mussolini che aveva mobilitato 100 parlamentari per far eliminare alcune norme dal ”pacchetto sicurezza” ed era sulle prime pagine di tutti i quotidiani. una ragazza a contattare alcuni giornalisti, offre ”un filmato interessante su due politici”, fissa appuntamenti in strada. Poi si presenta con un amico, un giovane con la testa rasata. Durante l’incon tro è lui che parla. Mostra risentimento nei confronti di Roberto Fiore, poi tira fuori il telefonino. Fa scorrere dieci secondi di immagini, chiede soldi. A sentire le descrizioni della coppia, sembra che l’uomo non assomigli affatto a Cacciotti. Chi sono dunque i due giovani? Agiscono in proprio oppure c’è qualcuno che si muove nell’ombra? Non si sa se tutti i tentativi di ottenere soldi siano andati a vuoto e agli inizi di settembre è proprio Cacciotti a contattare la presidenza del Consiglio. Spedisce una mail, non fornisce l’identità dei protagonisti ma parla esplicitamente di scene di sesso. Attraverso l’ispettorato la sua lettera viene inviata alla Procura di Roma. Non le viene dato seguito. firmata, ma appare talmente stravagante da essere trattata come una delle centinaia di missive ano nime. Soltanto il 27 novembre, quando Il Giornale pubblica in prima pagina la notizia dell’esistenza di «un video hard per ri cattare la Mussolini”, il procuratore aggiunto Pietro Saviotti iscrive il nome di Cacciotti sul registro degli indagati e fa perquisire il suo appartamento. [...]» (Fiorenza Sarzanini, ”Corriere della Sera” 1/12/2009).