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 2009  novembre 30 Lunedì calendario

MOLINARI

& LA COPPA DEL MONDO DEI FRATELLI D’ITALIA-

L’Italia entra nella storia del golf conquistando per la prima volta la World Cup. Finale mozzafiato e vittoria all’ultimo putt, in Cina: The Italian Brothers, Francesco ed Edoardo Molinari, Chicco e Dodo per gli amici, inquadrati dalle tv di tutto il mondo. Alla buca 18 Francesco tira un drive perfetto, che spacca in due l’Olazabal Course del mega resort tra le città cinesi di Shenzhen e Dong Guan. L’approccio di Edoardo finisce per poco in bunker, la trappola di sabbia, mettendo a rischio la gara: «Ho chiuso gli occhi e ho solo pregato che Chicco la tirasse fuori, purché in green. Ero sicuro che ovunque fosse finita la pallina, poi l’avrei imbucata». Il putt era di un metro, decisivo: «Ho guardato la linea con mio fratello e non ho avuto incertezze nel colpire, sapevo cosa dovevo fare. Questa volta l’abbiamo fatta grossa, ho pensato. Poi abbiamo iniziato a saltare per tutto il green».
Gli azzurri hanno segnato lo score di 259 colpi (64 66 61 68), 29 sotto il par, e grazie al 68 finale hanno preceduto di misura l’Irlanda di Rory McIlroy e Graeme McDowell (260: 58 68 64 70) e la Svezia di Robert Karlsson ed Henrik Stenson (260: 64 65 62 69), campione uscente. Cioè davanti alle squadre più forti al mondo.
Chicco e Dodo giocano in coppia da quando avevano 7 anni: dalle gare di circolo, la Coppa Famiglia, al Golf Club Torino, fino ai Campionati italiani e ora la World Cup: mai nessuno screzio? «Ci vogliamo così bene che non c’è mai rivalità. Ci telefoniamo alla fine di ogni gara, anche se siamo all’altro capo del mondo. L’unico problema è il calcio: io sono juventino, Chicco è interista. Ogni tanto si bisticcia alla grande. Ma di questi tempi, me ne sto zitto: sono più forti».
Conferma la solidità del rapporto il coach di sempre, Sergio Bertaina: «Amarsi e rispettarsi li avvantaggia sicuramente anche in campo. Sono arrivati in piena forma all’appuntamento più importante e con le giuste motivazioni. Non ho mai visto rivalità tra loro: quando uno giocava peggio, anche l’altro ne soffriva. Da bambini facevano le cose con più impegno dei coetanei, ma era difficile immaginare questa carriera. Tanta serietà, metodo, ambizione, caparbietà e la fortuna di avere una famiglia che li ha sostenuti. Edoardo lavora tantissimo in palestra, Chicco è calmissimo, come un ”ghirotto”. Dodo negli ultimi anni ha messo 10 chili di muscoli, ha un programma atletico con Tognaccini, il preparatore atletico del Milan, che segue scrupolosamente. Dal lunedì al sabato fa 3 ore di palestra, 2 di putting green, 3 di pratica: non si tira mai indietro e non si concede pause. E’ metodico. Un vero ingegnere». Dodo è infatti laureato al Politecnico di Torino. «Chicco ha una struttura fisica più dotata - continua Bertaina -: fa lunghe passeggiate e ogni tanto qualche birdie. Gioca con una tranquillità e una sicurezza uniche. Ha una padronanza assoluta del gioco, per questo lavora meno di Edoardo, ma anche per lui ci sono stati anni durissimi. Quando non passava un taglio, i primi anni nel Tour, non si fermava mai finché la palla non volava come voleva lui». I punti deboli? «Non ne hanno più: in Cina in 4 giorni non hanno commesso errori. Sono in un momento di forma strepitosa, Edoardo era carico dopo il successo in Giappone, Francesco ha fatto una stagione fantastica». Ma il prossimo anno, nel Tour Europeo, chi vincerà la sfida in casa Molinari? «La media score forse sarà ancora a favore di Chicco, che quest’anno ha chiuso terzo dietro Rory McIlroy e Sergio Garcia. Ma Dodo potrebbe vincere di più».