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 2009  novembre 30 Lunedì calendario

L’Italia litiga sulle moschee virtuali- Minareti che svettano in mezzo ai campanili. Ma sono solo i «rendering» degli architetti

L’Italia litiga sulle moschee virtuali- Minareti che svettano in mezzo ai campanili. Ma sono solo i «rendering» degli architetti. Oggi l’Islam è la seconda religione d’Italia, con quasi un milione e mezzo di fedeli, quanti gli abitanti della Liguria. Ma nella Penisola possono contare solo su una manciata di moschee degne di questo nome. Dal 1322 in Italia non si vedeva un minareto, da quando le truppe di Carlo d’Angiò distrussero la moschea di Lucera, la cittadina della Puglia dove Federico II aveva deportato i musulmani. Poi nell’88 fu inaugurato l’edificio di culto di Segrate con minareto e cupola. Quindi toccò alla moschea di Roma, disegnata da Paolo Portoghesi. A dicembre, con l’inaugurazione del complesso di Colle Val d’Elsa (Siena), in tutto saranno cinque. Gli altri 700 luoghi di culto sono garage e capannoni. Le moschee: i musulmani le sognano, molti italiani le temono. I partiti si dividono, c’è chi annuncia referendum. Ma alla fine quante potrebbero diventare mattoni e muri? In Italia decine di comunità islamiche propongono progetti. Alcuni, pochi, potrebbero diventare realtà, come a Genova, Bologna, Marghera e Firenze. Altri sono per ora solo simulazioni al computer (Padova, Ravenna e Ancona). La maggioranza resteranno desideri. Troppe le polemiche, ma la questione va affrontata. Prima di tutto a livello politico e poi c’è la Chiesa da sentire. Moschee sì o no? Difficile distinguere le ragioni. Ci vanno di mezzo i simboli. E poi paure viscerali e spinte profonde. Da una parte ci sono gli italiani che negli imam vedono l’ombra del fondamentalismo e dall’altra i musulmani, una minoranza, certo, ma grande quanto Milano, che reclama il diritto di costruire propri luoghi di culto. Una prima risposta arriva da Milano, dove il consiglio comunale, dopo anni di polemiche intorno al centro di viale Jenner, ha dato il via libera alla costruzione di nuove moschee. Delibera presentata da Aldo Brandirali (Pdl, vicino a Comunione e Liberazione), votata da Pdl e centrosinistra, bocciata dalla Lega. «Puntiamo su moschee piccole (massimo 500 posti) e capaci di autofinanziamento. Luoghi dove si dovrà parlare italiano, distanti almeno 300 metri da altri edifici di culto - spiega Brandirali -. La proposta chiude le porte all’ipotesi di referendum: sarebbe una minaccia per le minoranze». Il capogruppo della Lega in Comune, Matteo Salvini, famoso per i cori sui napoletani, non è d’accordo: «La convinzione della Lega è che a Milano non ci sia lo spazio per una moschea. Se ne riparla fra 10 anni». Milano segnerà la strada? Difficile. Ogni moschea è un caso a sé. Gli schieramenti politici contano, ma fino a un certo punto: in Emilia, il Comune di Sassuolo aveva invitato i vicini di Formigine e Maranello a costruire una moschea intercomunale. Proposta bocciata con voto bipartisan. A Paderno (Gorizia) si dibatte sulla realizzazione di un cimitero islamico: gli ex di An hanno votato a favore, spaccando il Pdl. Ma anche tra la gente le divisioni sono a sorpresa e chi ha il cuore a sinistra è spesso tiepido. Vota alle primarie del Pd, ma affolla le assemblee anti-moschea. E’ avvenuto a Genova, città rossa, eppure spaccata sul progetto di una moschea nel quartiere del Lagaccio: il centrodestra ha lanciato un referendum, ma l’assessore comunale Andrea Ranieri (Pd) è netto: «Il diritto a costruire un luogo di preghiera non va sottoposto a referendum, perché attiene al diritto della libertà di culto». La Chiesa si dimostra prudente, ma spesso favorevole. A Ravenna, quando qualcuno ha sbandierato l’idea del referendum, la Curia ha fatto sapere: «Su un tema delicato come questo il referendum dovrebbe essere l’ultima scelta. Devono occuparsene gli organi politici». A Venezia il cardinale Angelo Scola è andato oltre: «Se i musulmani hanno bisogno di un luogo di culto, è giusto che abbiano gli spazi». Via libera, quindi. Per passare dal progetto ai mattoni il cammino, però, è lungo. «Le moschee sono costruite dalle singole comunità, ma è un’impresa, perché gli immigrati faticano già a campare», spiega Abdel Hamid Shaari, direttore del Centro Culturale di viale Jenner. I musulmani italiani, comunque, non si arrendono. E il venerdì si radunano dove possono: per festeggiare ci si accontenta del sapore tagliente delle spezie.