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 2009  novembre 30 Lunedì calendario

Una regione "viva" pur tra le difficoltà- Abolire le Province? Fino a un anno sembrava quasi una certezza: erano in tanti a definirle "enti inutili", a cominciare da Confindustria che non perdeva occasione per ricordare quanto fossero alte e non giustificate le spese di mantenimento delle amministrazioni locali, e di quelle provinciali in particolari

Una regione "viva" pur tra le difficoltà- Abolire le Province? Fino a un anno sembrava quasi una certezza: erano in tanti a definirle "enti inutili", a cominciare da Confindustria che non perdeva occasione per ricordare quanto fossero alte e non giustificate le spese di mantenimento delle amministrazioni locali, e di quelle provinciali in particolari. Ma nel Lazio buona parte dei cittadini non sarebbe d’accordo: dal Rapporto 2009 sullo Stato delle Province nel Lazio infatti emerge che in media oltre quattro cittadini su 10 (42,9 per cento) ne riconoscono l’importanza, ritenendo che si tratti di un ente locale "molto" o "abbastanza utile". Un giudizio che supera ampiamente il 50 per cento degli intervistati quando si passa ai Comuni più grandi. La motivazione sta nel fatto che si ritiene che "un soggetto di area vasta, capace di programmare lo sviluppo del territorio, possa costituire un importante strumento di crescita e di tutela". I cittadini del Lazio mostrano anche di apprezzare i presidenti delle Province, la cui popolarità è raddoppiata negli ultimi anni, passando dal 23,8 per cento dal 2002 al 44,8 per cento del 2009. Tuttavia, soltanto un cittadino su dieci è in grado di citare un’iniziativa della Provincia, un valore comunque superiore al 3,2 per cento rilevato nel 2002. A cambiare nelle cinque Province del Lazio negli ultimi anni non è stata solo la percezione dell’amministrazione locale. Il Lazio è sempre più popolato, e a crescere è soprattutto la popolazione straniera, a conferma del grado di attrazione che la Regione è in grado di esercitare, e che ormai non si limita più alla sola capitale. Non bisogna credere infatti che Roma abbia il primato delle migrazioni: nel Lazio risiedono attualmente quasi 400.000 stranieri, ma a guidare la crescita regionale è Viterbo, che ha registrato tra il 1998 e il 2008 un aumento del 313,3 per cento della presenza di immigrati. Seguono Rieti (+249,3 per cento), Frosinone (+215,3 per cento) e Latina (+192,6 per cento). Naturalmente la capitale batte le altre province in numeri assoluti, con un’incidenza di stranieri residenti pari al 7,9 per cento, corrispondenti a 321.887 unità. Il sostenuto afflusso di immigrati è lo specchio di un’economia dinamica, in crescita, che solo recentemente ha mostrato i segni della crisi: «Il Lazio si è dimostrata una Regione solida, in grado di resistere alla crisi – rileva infatti l’assessore regionale agli enti locali, Giuseppe Parroncini – Come dimostra il Pil, che cala meno rispetto ad altre Regioni, grazie alla terziarizzazione che ha raggiunto l’82 per cento. Questo nonostante la crisi abbia colpito duro su Alitalia, Fiat di Cassino e ceramica di Civita Castellana». Le aziende in crisi infatti sono tante, però nel complesso il mondo imprenditoriale è effervescente: tra il 2003 e il 2008, infatti, le imprese nel Lazio sono aumentate di quasi 48 mila unità, pari ad una crescita dell’11,5 per cento, una variazione pari a oltre il doppio rispetto a quella media nazionale (+5,1 per cento). Roma aveva finora trainato questa crescita, con un +15,1 per cento. Poi, certo, è arrivata la crisi, per cui le imprese della regione sono diminuite di 2000 unità nei primi sei mesi del 2009. E tuttavia, a fronte di un calo dell’1 per cento del Pil nazionale nel 2008, il Pil nel Lazio nello stesso periodo ha tenuto (0,1 per cento). A livello provinciale la produzione di ricchezza ha registrato una brusca contrazione nelle province di Rieti (3,2 per cento) e Latina (1,1 per cento), mentre è andata molto meglio a Frosinone (+0,2 per cento) e Roma (+0,2 per cento). Viterbo è andata invece decisamente in controtendenza (+1,9 per cento). La provincia di Viterbo si era distinta nel 2008 anche per il fortissimo aumento dell’occupazione (+7,3 per cento rispetto al 2007). In dati assoluti rimane Roma la provincia con il tasso di occupazione più elevato, 62,6 per cento contro il 56,6 per cento di Rieti, 55,5 per cento di Viterbo, 54,5 per cento di Latina e 51,5 per cento di Frosinone. Dati che però nel 2009 tendono al peggioramento. Infatti, a fronte di un lieve aumento dell’occupazione (limitato al secondo trimestre 2009), in tutto il Lazio si è registrato un aumento della Cassa Integrazione: nei primi sei mesi del 2009 il ricorso alla Cig è cresciuto del 324,8 per cento, forte in questo caso l’influenza della vicenda Alitalia. E’ la provincia di Roma a registrare la crescita più alta nel territorio regionale, +584,5 per cento, seguita da Rieti (+193,5%), Frosinone (+190,8%), Viterbo (+158,2%) e Latina (+124,8%). Alla disoccupazione si affianca dunque il disagio economico delle famiglie: il 47,6 per cento di esse, intervistate dall’Eures, dichiara di aver subito negli ultimi cinque anni una diminuzione del benessere economico. E infatti l’aumento percentuale registrato per i consumi nel 2008 è solo apparente: la variazione del +2,6 per cento della spesa mensile è infatti inferiore alla variazione dei prezzi al consumo (+3,3 per cento). Dati da cui emergono luci e ombre, e che però, sostiene il presidente della Provincia di Viterbo, Alessandro Mazzoli, mostrano il valore delle azioni specifiche messe a segno dagli enti locali per fronteggiare la crisi: «Gli enti locali sono intervenuti con azioni di contrasto. Nella sostanza, e pur nelle difficoltà, i Comuni, le Province e la Regione si sono fatti carico delle imprese e dei lavoratori. Da qui si rafforza la consapevolezza che l’idea di superare le province è demagogica e di propaganda. Al contrario, aumenta il gradimento e la conoscenza delle amministrazioni perché queste si sono fatte carico dei territori mettendo in campo risorse».