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 2009  novembre 30 Lunedì calendario

Dubai, banca centrale in soccorso liquidità per rinegoziare il debito - DUBAI - Con un annuncio effettuato nella tarda serata di ieri, poche ore prima dell´apertura delle Borse locali, la banca centrale degli Emirati Arabi Uniti ha reso noto che «sosterrà le banche locali ed estere che operano nella federazione, facilitando l´accesso alle linee di credito per fare fronte alla pesante situazione debitoria nel Dubai»

Dubai, banca centrale in soccorso liquidità per rinegoziare il debito - DUBAI - Con un annuncio effettuato nella tarda serata di ieri, poche ore prima dell´apertura delle Borse locali, la banca centrale degli Emirati Arabi Uniti ha reso noto che «sosterrà le banche locali ed estere che operano nella federazione, facilitando l´accesso alle linee di credito per fare fronte alla pesante situazione debitoria nel Dubai». Nella sostanza la banca centrale degli Emirati ha comunicato a tutte le banche di voler rendere disponibile «una quantità di liquidità addizionale» collegata ai loro conti presso l´istituto. Una decisione dettata dalla brusca caduta dei mercati finanziari mondiali in conseguenza della decisione inaspettata del governo del Dubai, comunicata a Borse chiuse mercoledì scorso, di chiedere un congelamento del debito della Dubai World, la holding con 59 miliardi di debiti che controlla la Nakheel, società di costruzioni entrata in crisi con la caduta dei valori immobiliari. Stamattina riaprono le Borse locali dopo quattro giorni di festività e probabilmente nel timore di un crollo generalizzato la banca centrale ha deciso di intervenire immettendo liquidità con l´intento di ammorbidire la caduta. Ma il dado sembra ormai tratto. I pro e contro della perdita di credibilità a cui è andato incontro lo sceicco Mohammed al-Maktoum con l´annuncio sul congelamento del debito è stata soppesata per mesi, cioè da quando nel febbraio scorso lo scoppio della bolla immobiliare ha piegato le ginocchia alla Nakheel, la società che ha costruito il complesso immobiliare a forma di palma sulla costa del Dubai e che successivamente si è lanciata in altre operazioni simili ma ancora più imponenti. Gli enormi costi sopportati per creare le isole dal nulla trasportando la sabbia dal deserto unito al crollo dei valori immobiliari ha creato in seno all´azienda una crisi di liquidità che è stata superata soltanto grazie al tempestivo intervento del governo di Abu Dhabi che ha approntato un piano di salvataggio da 20 miliardi di dollari. Ma da quel momento in poi è iniziato un dibattito riservato e tutto interno ai governi del Dubai e di Abu Dhabi sull´opportunità o meno di accollarsi in futuro i debiti delle società controllate in difficoltà. Dal punto di vista legale, infatti, tali società sono a responsabilità limitata e non pare esservi un obbligo di prestatore di ultima istanza da parte dei governi. Tutto ciò in contrasto con il pensiero dominante della comunità finanziaria internazionale che ha sempre sostenuto di aver prestato soldi alle società locali soltanto perché supportate finanziariamente dai rispettivi governi. Una differente visione delle responsabilità i cui effetti si stanno misurando proprio in queste ore. Per mesi ha infatti prevalso la corrente di pensiero che voleva il governo del Dubai firmare assegni in bianco per salvare le proprie aziende. E i sostenitori della posizione alternativa sono anche stati espulsi dalle posizioni di comando. Ma nelle ultime settimane ha cominciato a prevalere l´idea che un tracollo della Nakheel tutto trasportato sui conti del governo avrebbe potuto mettere in difficoltà anche le società più floride, come la Dp World che gestisce una serie attività portuali tra le più grandi e profittevoli al mondo. Il segnale evidente che il vento stava cambiando è arrivato in ottobre quando il governo del Dubai è andato sul mercato per raccogliere 2 miliardi di dollari. Il prospetto del bond indicava un debito di soli 20 miliardi, che escludeva cioè il consolidamento degli altri 60 miliardi di debiti facenti capo alle società controllate. Non a caso il bond è andato a ruba, con richieste per 6 miliardi, tre volte superiori all´offerta. Da lì è nata la decisione di chiedere il congelamento del debito della Dubai World, che ammonta a 59 miliardi, di cui una grossa fetta ma ancora non ben definita, fa capo alla Nakheel. Uno dei problemi più grossi consiste nel fatto che non è chiaro quale sia la reale esposizione della società di costruzioni la quale ha incassato delle caparre sugli immobili ancora da costruire e impossibili da ultimare. Questi soldi dovranno essere restituiti mentre quelli che dovevano ancora essere incassati e che erano appostati come "receivables" risulteranno attività inesistenti. Il management della Nakheel sarà probabilmente rimosso nei prossimi giorni e sostituito da un capo advisor che proviene dalla Deloitte e che farà capo direttamente al governo bypassando il consiglio di amministrazione. La mossa di al-Maktoum mira dunque a sedersi intorno a un tavolo con le banche creditrici internazionali per chiarire innanzitutto l´entità del buco della Nakheel e decidere poi il da farsi. Ma per andare in questa direzione occorre superare lo scoglio della scadenza del 14 dicembre prossimo, giorno in cui un bond da 4 miliardi della Nakheel dovrebbe essere rimborsato. Per ottenere un prolungamento dei termini occorre che il 75% dei possessori del titolo sia d´accordo e su questo fronte il governo potrà contare sul supporto delle banche pubbliche di Dubai che a febbraio avevano rastrellato il bond a prezzi stracciati per poi alleggerirsi a ottobre quando il rischio Nakheel è diventato evidente. Ma solo nei prossimi giorni si saprà se questa soglia verrà raggiunta o meno.