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 2009  novembre 30 Lunedì calendario

Kerviel Jerme

• Pont l’Abbé (Francia) 11 gennaio 1977. Trader. Nel 2008 causò alla Sociètè Gènèrale una perdita di 5 miliardi di euro. Colpevole di abuso di informazioni privilegiate, falsificazione, contraffazione e introduzione di dati fraudolenti in un sistema informatico, nell’ottobre 2010 fu condannato a cinque anni di prigione (di cui tre senza condizionale) e una multa di 375mila eur0 più un risarcimento di 4,9 miliardi di euro a SG • «[...] Il “trader impazzito”, che con i suoi giochini in Borsa quasi fece crollare una banca austera e compassata come la Société Générale [...] Era il 18 gennaio 2008: venne fuori che SocGen aveva perso 4,9 miliardi di euro a causa degli investimenti troppo rischiosi di Kerviel, che era arrivato a esporsi per 50 miliardi [...]» (Leonardo Martinelli, “Il Sole-24 Ore” 27/8/2009) • «[...] Per quale motivo un giovane, con alle spalle una situazione familiare e scolastica tranquilla, “equilibrato tanto sul piano affettivo e intellettuale quanto nelle relazioni sociali”, “perfettamente consapevole delle sue azioni” - come recita il profilo psicologico inviato ai giudici - si è messo un giorno a scommettere prima milioni e poi miliardi di euro sui mercati finanziari? La tesi della difesa è quella di fare di Kerviel una vittima del sistema finanziario e dei suoi eccessi. I suoi legali lo descrivono come un ragazzo gentile e capace. “Era contento di essere riuscito ad affermarsi nel modo dei trader e il suo unico desiderio era quello di far guadagnare dei soldi al suo datore di lavoro, la banca” precisa il suo avvocato Olivier Metzner. Ma l’accusa è di tutt’altro parere: lo definisce come un imbroglione, un falsario arrogante e manipolatore. Di Kerviel, l’ex presidente di Societe Generale, Daniel Bouton, ne aveva dato una descrizione simile a quella di un terrorista. “Mi sembra immaturo. Si comporta come un ragazzino bugiardo quando mente al team di controllo della banca, così come ai giudici e ritratta subito dopo aver confessato” analizza Jean Veil, uno degli avvocati della banca francese. E Jean Reinhart, un altro legale della banca, rincara la dose: “Non ha rimorsi né si sente colpevole. Niente, di niente. I suoi sentimenti sono superficiali”. Di sicuro si può dire che da una parte le confessioni di Kerviel, dall’altra i timori del suo entourage bancario, rendono la figura del giovane trader estremamente complessa. L’enfant prodige della finanza che, a metà gennaio 2008, fece vacillare Societe Generale creando il panico sulle Borse mondiali si distingue per la sua ambiguità, la sua doppiezza. A poco più di 30 anni Kerviel appariva forte, determinato, capace di difendersi dai giudici e affrontare la pressione mediatica senza battere ciglio. Ma Kerviel sa essere anche umile e semplice, come quando racconta la sua infanzia in Bretagna e il suo arrivo a Parigi, nell’affascinante mondo della finanza. Allo stesso modo, davanti ai giudici, Kerviel lancia accuse alla banca ma riconosce anche i suoi errori. La storia di Jerome comincia a Pont-l’Abbé, un piccolo comune di 8 mila abitanti nel dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna. Nasce da una famiglia semplice, il papà fa l’insegnante, la mamma è parrucchiera. Una famiglia “senza ricchezza né agi” come scrive nel suo libro autobiografico [...] (L’ingranaggio, memorie di un trader, edito da Flammarion). Fin da giovane è appassionato di finanza: nel 1995 si diploma in scienze economiche e sociali. Si laurea a Nantes in scienze bancarie nel 1999 e nel 2000 a Lione segue un master sui mercati finanziari. Poi inizia a lavorare per Societe Generale e comincia il suo apprendistato nella finanza facendo - come dirà Kerviel - il “segretario dei trader”. Trascorso qualche anno nell’ombra, il giovane diventa assistente trader: a Kerviel sembra di aver conquistato il Sacro Graaal. Ma quello della finanza è un mondo che affascina ma che nello stesso tempo ripugna al giovane Jerome. Lo disgustano l’arroganza, la volgarità del quartiere della Defense, la Manhattan parigina, dove ha sede SocGen. Valori troppo diversi da quelli della sua famiglia. “Mi sentivo schiacciato - confida Kerviel nel suo libro - volevo fare bene a tutti i costi, fare meglio”. Secondo Thami Kabbaj, trader professionista e autore di “La Psicologia dei grandi trader” (Eyrolles 2077), Kerviel non aveva né maturità, né esperienza, né nervi saldi, caratteristiche indispensabili degli operatori di Borsa. E ora la paura più grande di Kerviel non è perdere in Borsa ma passare cinque anni in prigione per errori che ha sì commesso, ma con l’assenso dei suoi superiori» (C. Gatinois, A. Michel, “La Stampa” 8/6/2010).