Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera 29/11/2009, 29 novembre 2009
NATALIE 8 MESI IN CARCERE. CHIEDEVA IL PIZZO AI TRANS
ROMA – In una storia dai molti colpi di scena, in cui nessuno è quel che sembra – dal tutore dell’ordine al piccolo pusher – si scopre che la «dark lady» era «il pappone». Che il trentasettenne Natalie, spregiudicato seduttore del caso Marrazzo, avesse infranto più volte le leggi sull’immigrazione (subendo anche varie espulsioni) era risaputo. Nulla invece era fin qui emerso sulla sua attività di sfruttatore degli stessi trans. Mentre ora, in seguito anche all’evoluzione degli ultimi giorni, cominciano ad affiorare testimonianze, segnalazioni e denunce di questa sua attività.
E perfino una condanna per «sfruttamento della prostituzione », confermata in procura, scontata proprio qui in Italia.
A quanto pare Natalie, ossia José Alexandre Vidal Silva, figlio di un editore di Valenca di Rio, ha imposto per anni il suo «caporalato» ai trans di via Gradoli e della Roma nord. Una comunità clandestina, ricattabile e redditizia a cui il trans offriva protezione e imponeva «il pizzo»: «Tra gli otto e i diecimila euro a persona – racconta oggi uno di loro – e se non pagavi c’erano ritorsioni. Dai danni alla fiancata dell’auto del cliente, fino alle minacce e alle pressioni psicologiche. In qualche caso venivi sfrattato dall’appartamento. E non va dimenticato che Natalie conosce ognuno di noi, la famiglia da cui proviene: l’ho sentita di persona minacciare ritorsioni sui parenti di chi non si sottomette».
Tra il 2004 e il 2005, quando il feuilleton di via Gradoli, con le sue celebrità, era agli inizi, Natalie fu indagata e arrestata per «sfruttamento della prostituzione ». Ci fu una retata che la stessa fonte anonima ricorda avvenuta all’«Heaven», popolatissima discoteca del fuori orario romano.
«Tra il 2004 e il 2005 Natalie scontò otto mesi nel penitenziario di Rebibbia» precisa una fonte diversa che conosce il mondo trans ma non si prostituisce. E però, ugualmente, chiede l’anonimato. «Una condanna scontata nel reparto maschile ovviamente», aggiunge. Di Natalie, i trans tra via Due Ponti, largo Sperlonga, via Gradoli, via Capena e altre strade, sembrano avere soprattutto paura. Mercoledì scorso un trans di via Capena s’era detto disponibile a offrire la sua testimonianza, mostrando la denuncia presentata qualche anno fa ai carabinieri di via Vibo Valentia. Intercettato da Natalie, s’è visto costretto a fare marcia indietro.
Un’ex trans, operata nel 2008, M.L.R. e con i documenti in regola, smise di versare la «tassa» ai primi del Duemila. Fu perseguitata. «Nell’estate del 2002, Natalie mi fece distruggere la macchina e mi rubò i documenti. Io la denunciai. Finimmo in tribunale e lei, dopo essersi spogliata davanti al giudice, che era una donna, iniziò a segnarsi con un pennarello rosso, gridando che ero stata io a farle quei tagli ». M.L.R. perse la sua Peugeot cabrio nera ma riuscì, da allora, a sottrarsi al pagamento del pizzo che Natalie imponeva a quelle come lei. Cifre inviate, secondo la stessa fonte, direttamente in Brasile «alla sorella Katia, con dei bonifici periodici ». E consistenti.
Ilaria Sacchettoni